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Avvenire Rassegna Stampa
21.03.2018 Susan Dabbous cerca attenuanti per Abu Mazen
A proposito delle sue frasi contro l'Ambasciatore Usa David Friedman

Testata: Avvenire
Data: 21 marzo 2018
Pagina: 15
Autore: Susan Dabbous
Titolo: «Le offese di Abu Mazen 'parole antisemite'»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 21/03/2018, a pag. 15, con il titolo "Le offese di Abu Mazen 'parole antisemite' ", il commento di Susan Dabbous.

Dabbous riporta le frasi pronunciate da Abu Mazen contro l'Ambasciatore Usa in Israele, David Friedman, definito "
figlio di un cane", nel farlo però cerca di ridurre la gravità delle parole del dittatore "moderato" arabo palestinese sostenendo che "il presidente dell'Anp, a dire il vero, ha sparato contro tutti, non solo contro Friedman", come se questa potesse valere come attenuante. Il solito pezzo di Avvenire contro Israele.

Ecco l'articolo:

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Susan Dabbous

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David Friedman

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu lo ha definito «fuori di testa»; l'ambasciatore americano in Israele, David Friedman, lo ha bollato come un «antisemita». Queste le immediate reazioni agli insulti lanciati lunedì scorso da Abu Mazen, presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), che ha apostrofato proprio il diplomatico Usa come il «figlio di un cane» perché «colono, figlio di coloni». Friedman, ebreo praticante di destra, ed ex avvocato personale di Donald Trump, è convinto infatti che i Territori palestinesi siano terre giudaiche, dove è legittimo costruire abitazioni. Per questo ha spinto per il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico, promettendo di spostare l'ambasciata Usa da Tel Aviv alla Città Santa entro maggio. Anche il Dipartimento di Stato americano ha reagito all'insulto affermando che Abu Mazen deve decidere tra i discorsi d'odio e la pace, mentre ancora nulla si sa del piano di pace tra Israele e palestinesi a cui sta lavorando la Casa Bianca. Parlando a un raduno di leader palestinesi a Ramallah, il presidente dell'Anp, a dire il vero, ha sparato contro tutti, non solo contro Friedman. Ha usato toni duri contro l'Egitto, che lo sta spingendo a risedersi al tavolo con Washington, e l'Arabia Saudita, che sembrerebbe pronta a sacrificare la questione palestinese per non compromettere l'alleanza con un presidente americano fortemente anti-iraniano, come Trump. E sono volati gli stracci anche contro Hamas, anzi, letteralmente «scarpe» che, ha promesso Abu Mazen, raggiungeranno le teste dei leader «giovani e anziani» del partito islamista, per scoprire i responsabili dell'attentato a Gaza al primo ministro palestinese Rami Hamdallah, rimasto illesa Nonostante le parole infuocate pero, Abu Mazen appare in grande difficoltà. E l'assenza di rapporti diplomatici con Israele non è coincisa con l'interruzione della collaborazione sul coordinamento per la sicurezza nei Territori. «Tre giovani israeliani sono stati uccisi a sangue freddo da terroristi - ha detto Friedman - e l'Anp ha taciuto. Adesso vedo sul mio telefono che vengo definito "Figlio di un cane". È questo un normale discorso politico oppure è antisemitismo?». Non è la prima volta che Abu Mazen viene tacciato di antisemitismo. A gennaio aveva definito Israele un «progetto coloniale che nulla ha che a fare con l'ebraismo», provocando la reazione del presidente israeliano Reuven Rivlin, che lo aveva definito antisemita e negazionista della Shoah. Dal canto suo Abu Mazen, che riconosce lo Stato di Israele, ricorda spesso che nelle scuole palestinesi la Shoah viene spiegata come un fatto storicamente avvenuto.

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