Il Sole24Ore,pubblica un pezzo di Roberto Bongiorni, che non riprendiamo, in cui viene commentato il viaggio di Mohammed bin Salman negli Usa. L'articolo si dilunga sugli affari economici tra Usa e Arabia Saudita, e riserva solo poco spazio ai motivi politici, che spiegano la visita: la creazione di un fronte anti-Iran per stabilizzare il Medio Oriente.
Ecco l'articolo di Giordano Stabile:
Giordano Stabile
Mohammed bin Salman
La colazione alla Casa Bianca di Mohammad bin Salman segna l’ingresso del 32enne principe ereditario saudita ai vertici del potere mondiale. È vero che il rapporto privilegiato con Donald Trump era stato suggellato al vertice di Riad del maggio scorso, con la mediazione del 37enne genero del presidente americano Jared Kushner. Ma Bin Salman è arrivato in America con la carica ufficiale di erede al trono, e dopo aver spazzato via tutti i rivali. La presa sul Regno, per ora, è salda. Trump ha celebrato «la loro grande amicizia» ed è tempo di concretizzare qualcosa nella caotica politica estera in Medio Oriente. Due sono gli obiettivi. Il più importante è ristabilire l’equilibrio strategico con l’Iran. A maggio Trump potrebbe ritirarsi dall’accordo nucleare. Riad è convinta che gli ayatollah ne approfitteranno per lanciarsi di nuovo nella corsa alla Bomba e questo li porterà, alla lunga, all’isolamento e al crollo. Bin Salman ha detto che se arriveranno a dotarsi di ordigni nucleari l’Arabia Saudita li seguirà. Nel suo viaggio negli States vuole anche porre le basi di un accordo per la costruzione di centrali atomiche. Usa e Israele storcono il naso ma i sauditi la vedono come una necessità, ora che i rapporti con l’unica potenza atomica sunnita, il Pakistan, sono pessimi e Islamabad non costituisce più un contrappeso a Teheran. Il secondo obiettivo è la pace fra Israele e palestinesi. Bin Salman è deciso a tagliare il nodo gordiano che blocca tutto da 25 anni: concedere allo Stato ebraico Gerusalemme e l’annessione di parte degli insediamenti. Il capo dei Servizi palestinesi, Majid Faraj, è stato una settimana fa a Riad, ha visto il piano e riferito ad Abu Mazen. Il presidente palestinese è rimasto scioccato, fino a definire «figlio di un cane» l’ambasciatore Usa David Friedman, che vede in combutta con Kushner, l’inviato speciale della Casa Bianca Jason Greenblatt, e lo stesso Bin Salman, tutti coalizzati per «condurlo all’ammazzatoio». La reazione sopra le righe rivela però l’estrema debolezza del leader palestinese che poco dopo ha corretto il tiro e dichiarato di ritenere «giusto ciò che fa l’Arabia Saudita». L’istinto da giocatore del principe potrebbe portarlo a un successo quasi miracoloso. O a un disastro. Le fiches sono sul tavolo, la pallina continua a girare.
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