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Di chi è la colpa? A destra: Bashar Assad regna sulla Siria Cari amici, Tutto questo perché è accaduto? Qual è la causa, chi è il responsabile? Non sono capace di capirlo e nemmeno di spiegarlo. Certo l’elemento determinante è stata la decisione di Assad di non abbandonare il potere, appoggiato in questa sua “resistenza” da russi e iraniani. Ma buona parte dei suoi avversari non sono migliori di lui. Se non cerchiamo il perché ma il come, la storia è comunque molto complicata. All’inizio, a partire dal febbraio 2011, ci sono manifestazioni pacifiche contro il regime, che vengono represse e si infiammano progressivamente. Si formano delle milizie, che riescono a prevalere qua e là sull’esercito o a portarlo dalla propria parte. Nel Nord del paese i curdi sembrano in grado di raggiungere una loro indipendenza. Alcune milizie sono chiaramente islamiste e progressivamente mostrano un volto terrorista. La repressione si trasforma in guerra civile. Ma poi, provenendo dall’Iraq, si manifesta il pericolo che sembra peggiore, quello dell’Isis, che per un certo periodo domina incontrastato a cavallo della frontiera siro-irachena. Intervengono forze internazionali, mal coordinate fra loro, per contrastare lo stato terrorista. Prima agiscono gli americani e poi i russi, con maggiore efficacia. Gli americani anzi a un certo punto se ne vanno proprio. Il punto di svolta può essere trovato nel rifiuto di Obama di rispettare la “linea rossa” che lui stesso aveva imposto, proibendo ad Assad, secondo la legge internazionale, l’uso dei gas contro i suoi nemici e la popolazione civile - uno dei più orribili ma non certo l’unico dei suoi crimini. L’uscita di scena dell’America ha creato un vuoto, che i russi si sono affrettati a riempire, proteggendo Assad anche nelle sue stragi più efferati. Con Assad erano schierati dall’inizio gli Hezbollah, che gli hanno fatto da milizia scelta e progressivamente sulla scena sono arrivati i loro padroni iraniani, che sotto la protezione dei russi si sono impegnati ad arrivare da un lato al contatto diretto con Israele, dall’altro alla costruzione di un “corridoio” fino al mediterraneo, un progetto imperialista ambiziosissimo, che sposta le truppe un migliaio di chilometri oltre i confini. Nel vuoto si è infilata anche la Turchia, che sta cercando di ampliare i propri confini secondo un progetto di restaurazione della presenza ottomana nei paesi arabi, o almeno di mettere fuori gioco i curdi, un popolo senza paese che è percepito dall’imperialismo turco come un pericolo mortale. I curdi dell’Iraq hanno a un certo punto cercato di proclamare l’indipendenza e avrebbero potuto forse aiutare i loro fratelli in Siria, ma nessuno li ha sostenuti. Tutti costoro martoriano la popolazione civile e per di più minacciano la sicurezza di Israele, che non si è mai infilato nella guerra civile siriana, limitandosi a difendere i propri confini e a contrastare i rifornimenti dei terroristi di Hezbollah. Ecco, l’inferno in Siria non ha un responsabile preciso, ne ha molti. Assad e Hezbollah, la Russia e l’Iran, Obama e l’Isis, la Turchia e le bande integraliste sono tutti colpevoli in maggiore o minor misura. Molti di loro sono alleati dell’Europa, dei “progressisti” del mondo intero, altri dei cosiddetti populisti. C’è da meravigliarsi che nessuno faccio uno sforzo serio per far cessare la carneficina? Chi si informa su questa storia e non salta le notizie “per noia” continua a essere confuso, orripilato, impotente. La lezione è che non vi è pietà in Medio Oriente per perdenti e disarmati. Ricordiamocene, quando giudichiamo gli sforzi di chi non vuole farsi risucchiare in un destino del genere e mostra di volersi difendere a tutti i costi, come fa Israele.
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