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La Repubblica Rassegna Stampa
16.03.2018 Shimon Peres raccontato nel diario dell'ex segretario Avi Gil
Commento di Marco Ansaldo

Testata: La Repubblica
Data: 16 marzo 2018
Pagina: 16
Autore: Marco Ansaldo
Titolo: «Quando Peres si travestiva per incontrare gli arabi in segreto»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/03/2018, a pag. 16, con il titolo "Quando Peres si travestiva per incontrare gli arabi in segreto", il commento di Marco Ansaldo.

Shimon Peres è stato un ottimo Presidente dello Stato di Israele, mentre in precedenza ha compiuto errori diplomatici compendiati nel suo libro "Il nuovo Medio Oriente", pubblicato dopo gli accordi di Oslo, pieno di previsioni che poi si sono rivelate errate.

Ecco l'articolo: 

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Marco Ansaldo       1994, previsioni mancate

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Avi Gil,l'autore,  con Shimon Peres

Shimon Peres come non l’abbiamo mai visto né conosciuto. Non solo nella figura di grande statista, oppure di uomo ironico e fine, che si potevano entrambe evincere durante gli eventi pubblici o intervistandolo personalmente. Ma nei suoi malinconici pensieri suicidi, nelle tattiche politiche nascoste, addirittura nei travestimenti adottati per alcune missioni in Medio Oriente. L’immagine inedita del presidente, e prima ancora premier e ministro degli Esteri israeliano morto nel 2016, assume contorni inaspettati nel libro appena pubblicato dal suo consigliere personale. Avi Gil è stato a fianco di Peres per ben 28 anni. E a margine degli incontri internazionali, in viaggio in aereo, nelle pause fra un meeting e un altro, l’uomo ombra del leader israeliano tirava fuori un taccuino e prendeva appunti annotando tutto. Il suo stesso capo sapeva che un giorno, forse, il suo assistente lo avrebbe messo a disposizione del pubblico. Ma lo ha sempre incoraggiato, mai frenato. Il volume si intitola “La formula Peres: diario di un confidente”, e in questi giorni in Israele e nei Paesi arabi si apprestano a leggere le pagine di un diario in grado di illuminare in modo diverso un leader capace di una forte immagine a livello internazionale, ma probabilmente meno brillante in patria. A colpire tutti è sicuramente la foto di un Peres negli anni della maturità, che partendo per una missione segreta in Giordania si è truccato rendendosi irriconoscibile. In testa un cappello di colore beige, sotto il naso un paio di baffoni grigi, sul volto un occhiale dalla montatura larga. A saperlo, oggi lo riconosciamo subito. Ma allora chi poteva immaginare che dietro quell’aspetto allampanato si nascondesse il capo della diplomazia di Gerusalemme? Come non tuffarsi poi nelle pagine in cui il posato statista apprezza una “ shiksa”, una bella donna non ebrea, in lingua yiddish, appena salita sul suo stesso volo, dilungandosi sul genere femminile. Ovviamente intensa tutta la parte degli incontri con i protagonisti mondiali e i dettagli sulla preparazione degli accordi di Oslo, con Bill Clinton e Yasser Arafat. Peres ne esce come un grande visionario, un maestro di intrighi e stratagemmi, un uomo spesso condiscendente verso gli arabi. Ma anche un politico ossessionato dalla figura di Yitzhak Rabin. E infine lacerato sul proprio ruolo e il pensiero della morte, svelando al suo confidente, davanti a un cognac, le proprie tendenze suicide: “Non ho paura della morte. Non mi fa impressione”.

 

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