La lotteria dei milioni
Daniel Fishman
Bookabook euro 12,00
Discendente da una famiglia di ebrei cosmopoliti, saggista ed esperto di comunicazione Daniel Fishman è uno scrittore di talento, oltre che un maestro nel portare alla luce vicende storiche poco conosciute. Dopo l’Egitto della prima metà del Novecento, un paese colorato e cangiante, che l’autore ha raccontato nel suo primo romanzo “Il Chilometro d’oro” (Guerrini e associati) portando all’attenzione dei lettori la storia di quei “talianin” che allo scoppio della guerra di Suez nel 1956 vennero espulsi da Nasser “come semi di cocomero, fuori dal Paese in cui vivevano” e la vicenda degli ebrei di Mashad, città della Persia, rievocata nell’interessante saggio “Il grande nascondimento” (Giuntina), Fishman ci regala ora una nuova avvincente storia ben documentata, dallo stile ironico e divertente, nel libro “La lotteria dei milioni” pubblicato dalla casa editrice Bookabook.
Siamo nella Tripoli degli anni Trenta dove il profumo dei datteri, le distese di sabbia, il lungomare Volpi con le palme, le atmosfere sonnolente, gli originali zaptiè (poliziotti indigeni con fez e fusciacca rossi), fanno da sfondo a una vicenda incredibile che persino molti appassionati di automobilismo ignorano. Tra il 1925 e il 1940 il Real Automobil Club italiano, fondato da un gruppo di appassionati, organizzò il Gran Premio di Tripoli, dapprima su una pista in asfalto e terra battuta poi, dall’edizione del 1933, nel nuovo circuito della Mellaha, ancora non completato e che sarebbe stato formalmente inaugurato nel 1934. L’ultima edizione fu quella del 1940 cui parteciparono solamente Alfa Romeo e Maserati, poi le vicende della guerra misero fine a questa competizione, fortemente voluta dal regime fascista per celebrare i fasti dell’amministrazione coloniale italiana. Daniel Fishman con un accurato inquadramento storico si sofferma sull’edizione del 1933 della gara per raccontare l’intuizione senza precedenti del cav. Egidio Sforzini, ideatore del Gran Premio, di rilanciare l’iniziativa abbinando alla corsa una ricca lotteria, approvata nell’agosto 1932 con Regio Decreto.
La vendita dei biglietti, fra ottobre 1932 e aprile 1933, ebbe un grande successo fra il pubblico con premi in denaro di notevole entità per i fortunati vincitori abbinati ai piloti partecipanti alla corsa. Ma non poteva filare tutto liscio! Con la regia di un famoso giornalista sportivo, Giovanni Canestrini, “penna di punta della Gazzetta dello Sport”, fu orchestrata una combine in piena regola che doveva essere segreta ma non lo rimase a lungo dato che ben presto la notizia finì sui giornali. L’astuto imbroglio che coinvolse tre piloti prestigiosi e in odore di vittoria, Nuvolari, Varzi e Borzacchini, e i tre cittadini il cui biglietto era stato estratto in abbinamento ai nomi dei piloti, fu formalizzato addirittura alla presenza di un notaio presso il prestigioso Hotel D’Azeglio di Roma e prevedeva un’equa ripartizione fra i sei personaggi dell’importo della vincita risultante dai piazzamenti di Varzi, Nuvolari e Borzacchini, indipendentemente dall’ordine di arrivo finale! Per quanto segreta la notizia filtrò creando non pochi malumori e recriminazioni fra i piloti esclusi dal patto: qualcuno per l’evidente lesione della lealtà sportiva, qualcun altro per non aver potuto partecipare alla combine. Alcuni fra i piloti esclusi come Birkin, britannico, e Campari, orchestrarono un contro-sodalizio decidendo di impegnarsi al massimo per mandare a monte l’accordo ordito dai tre colleghi, i quali peraltro non erano esenti da dissidi: se Borzacchini era il fedele gregario di Nuvolari all’Alfa Romeo, lo stesso Nuvolari era acerrimo rivale di Varzi che correva per la francese Bugatti e nessuno dei due, pur avendo sottoscritto il patto, avrebbe alzato il piede dall’acceleratore se si fosse trovato a fianco del rivale nel rush finale della corsa.
Una situazione decisamente preoccupante per gli esiti della competizione che non sveliamo per non guastare il piacere della lettura di questo libro imperdibile! Col passare degli anni la vicenda venne fatta cadere nell’oblio sia dai diretti interessati sia dal regime, non direttamente coinvolto nell’accordo truffaldino, ma desideroso di evitare che calassero ombre negative sull’onorabilità dei piloti che costituivano un vanto per il regime fascista. Fra i meriti dell’autore spicca la capacità di offrire al lettore un accurato scenario della situazione geopolitica dell’epoca, con descrizioni dettagliate della colonia italiana di Libia, del modo di vivere degli italiani là trapiantati, dei loro rapporti con i nativi oltre che della difficoltà di adeguarsi ai loro usi e alle loro tradizioni. Fishman è molto bravo anche nel tratteggiare in modo approfondito le psicologie e i caratteri dei personaggi del romanzo, in particolare degli spericolati piloti dell’epoca, come Nuvolari e Varzi facendo emergere con un pizzico di ironia le loro grandezze e superstizioni ma anche i lati meno “nobili”. Con sapiente abilità sono delineate anche le figure dei comuni mortali, coloro che sono stati miracolati dalla dea Fortuna attraverso l’estrazione dei biglietti con il miraggio di un prodigioso arricchimento dietro l’angolo. Ecco Umberto Donati, zelante segretario comunale di Cellino Attanasio, comune del teramano, travolto da una notorietà improvvisa che si barcamena con qualche difficoltà fra telegrammi di felicitazioni, offerte, affari, proposte più o meno indecenti realizzando giorno dopo giorno come “tutti gli inconvenienti della vincita potessero manifestarsi ancora prima dello stesso incasso del premio”. Non mancano le tragicomiche peregrinazioni e gli altalenanti stati d’animo del ragionier Menga, uno dei fortunati possessori di un biglietto vincente, che recatosi a Tripoli per assistere alla corsa e assaporare il gusto della propria fortuna, si trova di fronte a situazioni inaspettate con fregature e delusioni cocenti in un crescendo comico apparentemente senza speranza! E qui emerge l’indubbia maestria dell’autore nel condire la narrazione con un delizioso, onnipresente umorismo che pervade la trama e suscita nel lettore momenti di sana ilarità.
Svoltasi finalmente la gara – che fu l’occasione “per una gran parata di moda, basata più sul criterio dello sfoggio che su quello del buon gusto” - i protagonisti di questa incredibile storia torneranno alle loro vite e alla gestione delle loro inopinate ricchezze. Nelle ultime pagine l’autore si sofferma sulle vicende dei principali personaggi successive allo svolgersi dei fatti descritti nel romanzo che riservano, anch’esse, intriganti sorprese confermando come la realtà, a volte, sia capace di superare le più ardite fantasie. “La lotteria dei milioni” – basato su fatti e personaggi reali, verificati in ricerche d’archivio e nelle collezioni delle testate giornalistiche dell’epoca - è un libro che si legge con vero piacere perché riesce nel non facile intento di coniugare il racconto storico con l’intrattenimento del lettore in un sapiente mix che non annoia mai e, anzi, sa appassionare e divertire con intelligenza.
Giorgia Greco