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Dove ci portano i risultati elettorali Cari amici, Uno dei modelli più stimolanti della politica trae spunto dai mercati. Vi è una domanda politica, cioè una serie di bisogni, di desideri, di propensioni che attraversano l’opinione pubblica. E vi è un’offerta politica, che sono le forze politiche, coi loro programmi, ideologie, tradizioni e col loro personale. La legittimità della democrazia sta nell’esprimere la domanda politica e nell’organizzarla, nel darle forma, nel portare a sintesi esigenze diverse fino a costruire una maggioranza e un’egemonia. A partire dalla caduta del muro di Berlino e da Mani Pulite, venticinque anni fa, l’offerta politica è cambiata molto nel nostro paese, con la fine delle etichette storiche (Dc, Pci, Psi, Msi, ecc.). Ma la domanda sembrava piuttosto statica, disposta a seguire passivamente le vecchie divisioni fra destra e sinistra, nel quadro dominante del vecchio “arco costituzionale” e del riferimento all’Unione Europea. Queste elezioni mostrano invece un cambiamento profondo della domanda politica. Circa il 60% dell’elettorato è uscito da tale vecchia legittimità, che si tratti di estrema destra o sinistra (insieme il 10%), della Lega (quasi 20%), dei 5 stelle (più di 30%). I partiti “accreditati”, fedeli alla linea dell’Unione Europea, se volete “beneducati” e giudicati “razionali” dai giornali hanno subito durissime batoste (non solo il PD e FI, ma anche il loro distillato creato in laboratorio da Emma Bonino). A leggere questi risultati, è evidente un rifiuto da parte della domanda politica dell’offerta tradizionale, un disagio profondo rispetto alle ricette e ai governi egemoni da trent’anni a questa parte, il cui cuore è l’adesione al “consenso di Bruxelles”. E’ una cosa che capisce benissimo chi come me denuncia quotidianamente la degenerazione di questo “consenso”, proprio perché si sente europeo. Del resto questo risultato fa seguito a una catena di rifiuti simili, dalla Brexit alle elezioni austriache, polacche, ceche, slovacche e ungheresi, danesi che hanno portato al potere forze antisistema, e di quelle francesi e tedesche, olandesi, in cui esse non hanno vinto ma sono molto cresciute. La differenza è che in Italia, essendo l’offerta politica molto confusa e dominata da un mostruoso Frankenstein fatto di tanti pezzi incoerenti di discorso e di personale tenuti insieme da un’aziendina privata, il ribaltone della domanda politica è tale sì da non consentire alle forze tradizionali di continuare a governare; ma anche da non permettere ai loro nemici di soppiantarle, almeno non questa volta: insomma da produrre un’ingovernabilità che potrà forse essere tamponata per qualche tempo dalle manovre della politica di palazzo, ma che continuerà a covare sotto qualunque barocca costruzione di ripiego fosse architettata dai “dottor sottile” della politica. La ragione di questa crisi, che è ancora più profonda delle difficoltà parlamentari che si prospettano, è che non c’è stata una risposta consistente all’orientamento fondamentale della domanda politica, che chiede più sicurezza, blocco dell’immigrazione, riduzione della burocrazia, più attenzione ai punti di crisi sociale, meno subordinazione alla burocrazia europea. Non c’è stata una destra democratica credibile e razionale a proporre questi temi. Come in tutt’Europa le vecchie forze di centro e di destra si sono sottoposte a un’egemonia di una sinistra non corrispondente ai bisogni percepiti dalla maggioranza del paese, grazie anche alla sciagura di un’Unione Europea non solo burocratizzata ma anche ideologizzata e insieme paradossalmente incapace di convincere la maggior parte dei cittadini della sua utilità; e alla sciagura ancora peggiore di un pontefice che invece di occuparsi di religione fa quasi solo propaganda politica di sinistra. Bisogna aggiungerci una stampa e un mondo intellettuale (o quel che ne resta) del tutto incapace di intendere i bisogni espressi dalla domanda politica, propenso a demonizzare e a irridere (vi ricordate i “deplorevoli” di Clinton), fino a dar la colpa delle sue sconfitte al suffragio universale che fa votare vecchi, poveri, cittadini periferici, persone che vedono minacciata la loro identità e sopravvivenza - cioè la vecchia base della sinistra. Chi ha seguito queste guide si è trovato in Italia come nel resto d’Europa ad assaporare sconfitte o vittorie per il rotto della cuffia. E purtroppo in Italia come in buona parte degli altri paesi europei, non c’è stata un’offerta politica razionale capace di raccogliere questa domanda: non ci sono stati i La Malfa e i Malagodi e i De Gasperi, ma neppure gli Adenauer o le Thatcher capaci di fare questo lavorio di generalizzazione della domanda politica di destra. Non lo è stato purtroppo Berlusconi, che ha speso molte belle parole, ma che nel suo lungo periodo di governo ha fatto poco per liberalizzare davvero il nostro paese. Non può esserlo Salvini, che ha vinto aderendo molto da vicino agli umori e soprattutto ai malumori della società. Le altre espressioni del dissenso politico italiano sono parte del problema e non certo della soluzione. In particolare non ne fanno parte i 5 stelle, che adesso molti opportunisti cercano di rivalutare. Si tratta della cosa più pericolosa inventata in Italia a partire da quando nel 1919 a Piazza San Sepolcro un demagogo di nome Mussolini mise assieme un po’ di reduci di guerra. Non esisteva allora al mondo un movimento come il fascismo. Oggi non esiste al mondo un movimento senza ideologia, senza competenza, formato per lo più da arrivisti senza principi e governato da una piccola azienda privata posseduta da un soggetto solo che col pretesto della democrazia diretta vi esercita un controllo opaco e senza controllo. Non faccio propaganda elettorale, dato che i risultati ci sono già. Ma devo dire che quel che rende terribilmente inquietante la crisi in corso è che un italiano su tre abbia votato per questo inedito soggetto di marketing invece che di politica. Per quel che ci riguarda, continueremo a denunciare questa anomalia e a cercare di aprire gli occhi agli italiani che, spinti solo dalla rabbia verso la dimensione istituzionale, si sono comprati dei sogni sostanzialmente privi di contenuti, e hanno votato per un gruppo di “portavoce” per lo più del tutto sprovvisti di ogni competenza. Il nostro paese si avvia al buio verso situazioni che possono essere molto pericolose. Possiamo solo sperare che il messaggio di queste elezioni sia raccolto umilmente da forze politiche responsabili e attente, non da volgari speculatori o da ideologici sedicenti maestri che badano non a quel che pensa l’elettorato bensì a ciò che secondo loro dovrebbe pensare.
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