lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
05.03.2018 Siria: come l'Occidente ha lasciato vincere l'asse Iran-Russia-Assad
Commento tratto da Brookings Institutions

Testata: Il Foglio
Data: 05 marzo 2018
Pagina: 1
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Assad ha vinto. Ora che si fa in Siria?»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 05/03/2018, a pag. I l'analisi tratta dal Brookings Institution dal titolo "Assad ha vinto. Ora che si fa in Siria?".

Immagine correlata
Una strada di Ghouta, Siria

La situazione in Siria è una tragedia di proporzioni epiche, che può rendere difficile una visione sobria. Tuttavia, una tale visione deve riconoscere tre dinamiche cruciali guardando avanti”. Così Mara Karlin, senior fellow alla Brookings Institution, analista di cose siriane, ha parlato a una recente commissione per gli affari esteri del Congresso americano. “In primo luogo, Assad ha vinto la sua guerra per rimanere al potere. Certo, governa una Siria fragile e frammentata; una in cui la violenza non cesserà nei prossimi anni. Il regime di Damasco cercherà di riprendere il controllo su tutta la Siria, ma farlo sarà uno sforzo difficile e costoso. Il continuo uso di armi chimiche da parte di Assad dimostra che non è stato dissuaso dal commettere atrocità. In secondo luogo, la situazione in Siria è una guerra per procura in un gioco geostrategico molto più ampio. Dopo aver passato gran parte dell’ultimo decennio a modernizzare le sue forze armate, la Russia ha usato il territorio siriano come terreno di prova tattico e operativo mentre sosteneva il regime di Assad. Lavorando con e attraverso Hezbollah, la proiezione del potere iraniano in tutto il medio oriente è salita alle stelle. Sia l’Iran che Hezbollah sono trincerati in Siria, il che renderà gli sforzi degli Stati Uniti per contrastare la loro influenza regionale molto più difficile. Per un periodo di tempo, la Turchia e gli Stati Uniti hanno visto la Siria attraverso un quadro comune, contro l’Isis. Il quadro si sta offuscando mentre la lotta contro l’Isis si abbassa e con esso giungono seri interrogativi sulla giustificazione del futuro sostegno degli Stati Uniti ai curdi siriani. Iran e Israele si confrontano in Siria, come se non fosse già abbastanza complicato. La Russia incespica nella nebbia della guerra siriana. Come i marines statunitensi rimandati a Beirut nel 1982 con una missione altrettanto poco chiara, la residua presenza di forze degli Stati Uniti in Siria potrebbe essere sufficiente per mettersi nei guai, ma difficilmente riuscirà a fare molto. La mancanza di chiarezza è sorprendente. Chiarezza non solo per il popolo americano, ma, francamente, anche per gli avversari, i concorrenti e i partner di Washington in Siria. Per chi è disposto a combattere l’esercito statunitense? Chi è disposto a uccidere? E per chi è disposto a mettere in gioco le vite americane? Gli Stati Uniti dovrebbero procedere nel seguente modo: dare priorità a una prospettiva geopolitica, continuare attivamente a contrastare l’Isis, assicurare sostegno alla stabilizzazione e alla ricostruzione delle aree al di fuori del controllo del regime di Assad legate a una strategia politica coerente; e fornire sostanziali aiuti umanitari ai rifugiati fuori dalla Siria”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT