Corbyn, gli ebrei e Israele
Commento di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Jeremy Corbyn durante una manifestazione di odio contro Israele
Tre anni fa, l’ipotesi che il deputato laburista Jeremy Corbyn potesse diventare Primo Ministro del Regno Unito era una idea folle. Secondo le attuali previsioni è invece al secondo posto dopo il conservatore Jacob Rees-Mogg, il promotore di Brexit. Se Corbyn riuscirà a essere eletto ci saranno conseguenze rilevanti per gli ebrei inglesi e Israele. In previsione di questa possibilità è importante analizzare il passato di Corbyn così come le posizioni antisemite e contro Israele del partito laburista a partire dalla sua elezione a segretario nel settembre 2015. In un breve documentario del 2017 dal titolo “ Ripulito, l’ antisemitismo nel Partito Laburista”, David Hirsh, un sociologo inglese, da sempre attivo studioso di antisemitismo, analizzava come si manifestava nel partito laburista l’odio per gli ebrei e Israele. Il film inizia con le immagini di Corbyn nel 2009 mentre elogia le organizzazioni arabe terroriste Hezbollah e Hamas. Si dichiara loro amico e gli dà il benvenuto alla Camera dei Comuni. Le sue scuse tardive del 2016 su quanto è avvenuto è perlomeno irrilevante. Nel suo passato c’è anche il finanziamento e l’attivo sostengono al gruppo “Ricordo di Deir Yassin” (DYR), guidato dal negatore della Shoah Paul Eisen. Subito dopo la sua elezione a segretario, Corbyn ha nominato due fanatici odiatori di Israele a importanti posizioni nel partito. Ken Livingstone, ex sindaco di Londra, che ha una lunga carriera di incitamento all’odio contro Israele e gli ebrei, è stato nominato condirettore della rivista del partito dedicata alla difesa. Dopo è stato espulso dal partito, ma nessun rapporto su di lui è mai stato pubblicato, per cui oggi sta cercando di essere riammesso. Seamus Milne era stato nominato Direttore esecutivo de Strategia e Comunicazione, in altre parole il porta parole di Corbyn. Sostenitore di Hamas aveva definito la nascita di Israele un ‘crimine’. Nel febbraio 2016, Alex Chalmers, condirettore del Club laburista della Università di Oxford (OULC), diede le dimissioni, con la motivazione che molti tra gli iscritti “avevano dei problemi con gli ebrei”. Venne incaricata ad occuparsene Jan Royal, baronessa e deputata laburista, ma il Comitato Esecutivo del partito (NEC) permise che venisse pubblicata soltanto una parte del rapporto. Soltanto dopo alcuni mesi venne reso pubblico interamente. Ed Miliband, figlio di sopravvissuti alla Shoah, era stato segretario del partito laburista prima di Corbyn, dal 2010 al 2015. Anche durante la sua segreteria vi erano state situazioni estreme di odio verso Israele, spesso da parte di rappresentanti musulmani che abitualmente vengono votati dalle comunità islamiche. Ma alla cosa non fu dato alcun rilievo. L’arrivo di Corbyn alla leadership del partito lasciò capire agli odiatori che le iniziative antisemite potevano crescere. Una delle più gravi venne dalla deputata Naz Shah, che rappresenta il distretto di Bradford, una roccaforte islamica, che affermò che Israele andava rilocata negli Stati Uniti. Dopo si scusò sembrando pentita. Ma partecipò con altri deputati a una manifestazione organizzata da attivisti antisemiti. Adesso si riterrà intoccabile? Notizie su queste manifestazioni di antisemitismo del partito laburista appaiono raramente sui media più importanti. Più esattamente non vengono mai pubblicate. Nel 2016, Corbyn cercò di mettere fine alle accuse di antisemitismo nel partito, affidando a Shami Chakrabarti, una attivista dei diritti umani, l’incarico di preparare un rapporto. Il documento venne reso pubblico nel giugno dello stesso anno, ma era del tutto non professionale, rivelando come Chakarabarti non fosse al corrente nemmeno del tema. La sua credibilità venne ancora maggiormente screditata quando dopo la vicenda venne nominata membro della Camera dei Lords su raccomandazione di Corbyn. La deputata ebrea del partito laburista, Luciana Berger, ha ricevuto migliaia di e-mail piene di insulti e anche minacce di rapimento e morte. Questo dopo che aveva criticato il rifiuto del partito laburista di condannare l’antisemitismo.
Un’altra deputata, Ruth Smeeth, ha ricevuto 25.000 messaggi di insulti, costretta a partecipare al congresso annuale laburista dello scorso settembre accompagnata da una guardia del corpo. Una settimana prima delle elezioni parlamentari nel giugno 2017, il Jewish Chronicle pubblicò un sondaggio, rivelando che soltanto il 13% degli elettori ebrei votava laburista, mentre il 77% votava conservatore. Un’altra domanda era la valutazione dei partiti ad 1 a 5. Il numero era più alto se gli eletti erano antisemiti. I laburisti ebbero il 3.94, il partito anti EU, UKIP, seguiva con 3.6, i liberal democratici il 2.7 e i conservatori guidati dal Primo Ministro Theresa May 1,96. In quelle elezioni Corbyn condusse con successo la propri campagna elettorale, mentre May si dimostrò debole, anche se nei sondaggi pareva che i conservatori avrebbero guadagnato molti seggi. Invece persero la maggioranza, costretti ad allearsi con il Partito dell’Irlanda del Nord (DUP) per formare il governo. Corbyn continua a rafforzare il suo potere nel partito; da questo gennaio controlla il NEC e prima delle prossime elezioni sostituirà molti deputati moderati con i suoi fedelissimi. Se sarà eletto, l’Inghilterra riconoscerà il non esistente stato di Palestina e approverà molte misure contro Israele. Su quanto avviene in Iran, Corbyn si dimostrerà molto più ben disposto degli Usa. Nel frattempo, gli ebrei inglesi dovranno affrontare incertezze e preoccupazioni. Con Corbyn primo ministro gli antisemiti si sentiranno incoraggiati anche a commettere violenti attacchi fisici contro gli ebrei. Occorrerà del tempo prima che diventino numerosi, ma nel frattempo inizieranno le emigrazioni. Già i sondaggi rivelano che un terzo degli ebrei inglesi pensano di andarsene dal paese.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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