Riprendiamo da ITALIA STAR MAGAZINE con il titolo "Enigma M5s: ambiguo verso l'Islam, ostile ad Israele", l'analisi di Davide Romano.
http://www.italiastarmagazine.it/italia/enigma-m5s-ambiguo-verso-l-islam-ostile-ad-israele-2345
Davide Romano
Conduttore televisivo, scrittore, collabora con La Repubblica - Milano
A pochi giorni dalle elezioni politiche, il M5S si accinge a essere il partito più votato e al contempo meno conosciuto dagli italiani. Pochi sanno, infatti, quali siano le inquietanti posizioni del movimento fondato da Beppe Grillo nei confronti di quella parte dell’islam più violenta. I primi segnali delle simpatie del comico genovese per i fanatici islamici li troviamo durante l’intervista pubblicata dal Corriere della Sera il 25 giugno 2012. In quell’occasione il Garante dei 5 Stelle si sperticò in una sorprendente difesa del regime degli Ayatollah iraniani. Interrogato sulla pena di morte applicata a Teheran, rispose: “Un giorno ho visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan. Ero lì. Mi son chiesto: cos'è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte”. Un paragone azzardato, se consideriamo che negli Stati Uniti c’è almeno la possibilità di difendersi nei processi. Per non parlare del fatto che negli USA la pena di morte viene comminata per reati gravissimi, mentre in Iran i motivi per essere impiccati sono legati a reati assurdi come quello di blasfemia, apostasia o omosessualità. L’intervista prosegue, e alla domanda sui diritti delle donne in Iran risponde con un agghiacciante “Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo”. Nessun riferimento all’obbligo del velo, o al divieto fatto alle donne di viaggiare senza il permesso del marito o del padre, o al fatto che lo stupro coniugale e la violenza domestica non siano puniti. Alla richiesta di spiegazioni sull’allora presidente iraniano Ahmadinejad che continuava a promettere la cancellazione di Israele, la risposta è così assurda che pare una battuta: “Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta. Del resto, anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m'ha spiegato che le traduzioni non erano esatte…”. Insomma: anche lo sceicco del terrore, autore degli attentati dell’11 settembre, è stato tradotto male. Poverino. Purtroppo l’accondiscendenza verso l’islam più fanatico non è solo del comico genovese, ma di tutto il movimento. E non riguarda solo l’Iran sciita, ma anche l’Isis che è di confessione sunnita. Il capogruppo M5S della Commissione Esteri della Camera Manlio Di Stefano dopo l’attentato negli alberghi di Susa in Tunisia nel giugno 2015 (38 morti) scrisse un post su facebook intitolato “il terrorismo islamico non esiste”. Anche Di Battista fece scalpore a suo tempo (agosto 2014) scrivendo che “il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore”. Perfino Luigi Di Maio non sfugge alla regola grillina di tolleranza verso l’integralismo stragista. E infatti il 30 novembre 2015, in epoca di espansione dell’ISIS, il candidato premier dei 5 stelle dichiara al Fatto Quotidiano di essere contrario alla guerra al cosiddetto “Stato islamico”, preferendo optare per un blocco delle armi e dei finanziamenti. Il fatto stesso che in questi giorni Di Maio abbia puntato sull’anti-israeliano Fioramonti per affidargli il Ministero dello Sviluppo economico, suona tragicamente coerente con i fatti sopra esposti. Il professore infatti, non ha nulla contro tutti gli Stati del globo terracqueo, comprese le dittature sanguinarie. Mentre ha tutto da eccepire solo contro la democrazia israeliana, come nella migliore tradizione islamista. Resta comunque il fatto grave (per il nostro Paese) che dai 5 Stelle viene candidato a ministro dello Sviluppo economico proprio l’uomo che boicotta uno dei paesi più innovatori al mondo, peraltro nostro prezioso partner nella lotta al terrorismo globale. Ma forse la migliore dimostrazione dell’incapacità di vedere il pericolo jihadista è stata data a seguito delle stragi parigine del novembre 2015, quando sul blog di Beppe Grillo appare la seguente nota: “Il M5S è vicino alle famiglie delle vittime, alla Francia, a tutto il popolo francese, colpito venerdì da un attacco terribile, che deploriamo con fermezza”. Dopo che ben 130 innocenti (90 dei quali, giovani che assistevano a un concerto al Bataclan) sono stati massacrati, l’organo ufficiale del movimento grillino non riesce a condannare gli islamisti, ma arriva solo a uno stentato “deploriamo con fermezza”. Verrebbe da ridere pensando alle trattative interne ai 5 Stelle per non scrivere la parola “condanniamo”. Ma qui si parla di una forza politica che si candida a guidare il Paese. E c’è da preoccuparsi dell’equilibrio di chi insulta costantemente gli avversari politici, mentre non riesce a condannare in maniera chiara i terroristi islamici che ci uccidono.