Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/02/2018, a pag.12, con il titolo "Shoah, Israele e Polonia trattano sulla legge" il servizio di Monica Perosino
Monica Perosino
Il presidente Duda che ha firmato la legge- il senato polacco
La notizia di una possibile riapertura del dialogo tra Israele e Varsavia arriva in tarda serata. La crisi diplomatica era esplosa all’indomani della controversa legge polacca sulla Shoah che il presidente Duda aveva controfirmato lo scorso 6 febbraio dopo l’approvazione di Camera e Senato. La legge sui campi di sterminio prevede pene fino a tre anni di carcere per chiunque si riferisca ai lager nazisti come campi «polacchi». Ma il punto che più ha indignato Israele e la comunità internazionale è un altro: è illegale accusare i polacchi di collaborazionismo con il regime hitleriano. In teoria, la norma sarebbe dovuta essere un «messaggio di sensibilizzazione» ai media e ai politici internazionali che «troppo spesso parlano di “campi polacchi”» senza specificare che la Polonia era «occupata dai nazisti». Un tentativo di censurare chi suggerisce che, almeno in parte, la Polonia, come diversi altri Paesi europei, sia responsabile della morte di milioni di ebrei. Peccato che la legge tenti maldestramente di cancellare una tragica evidenza, quella dei collaborazionisti. La crisi diplomatica tra Israele e Polonia era precipitata ulteriormente lo scorso sabato, quando il premier ultranazionalista Mateusz Morawiecki, a margine della Conferenza sulla Sicurezza a Monaco aveva accusato gli ebrei di «avere responsabilità per l’Olocausto». Ieri sera il primo segnale di disgelo: secondo i media israeliani, una delegazione di Varsavia si recherà quanto prima a Gerusalemme per «riformulare, almeno in parte, la legge», o alcune parole del testo, in questi giorni all’esame della Corte Costituzionale di Varsavia. Il gabinetto del presidente Duda avrebbe confermato di «aver lasciato aperta la possibilità di «emendarne alcuni passi». Secondo fonti diplomatiche polacche «la legge non può in nessun modo essere bloccata o congelata, essendo già in vigore», ma dopo la bufera di polemiche il partito al governo avrebbe deciso di «mostrare apertura verso Israele per non esacerbare ulteriormente gli animi», anche se un passo indietro, a questo punto dell’iter legislativo «sarebbe un suicidio politico interno», e quindi impensabile. Il direttore generale del ministero degli Affari esteri a Gerusalemme Yuval Rotem, ha definito la mossa di Varsavia un «successo» per Israele visto le lunghe polemiche che hanno diviso i due Paesi dall’annuncio del varo della legge. Proteste - oltre che dai sopravvissuti alla Shoah - erano giunte anche dagli Usa che avevano espresso, con il segretario di Stato Rex Tillerson, «disappunto» per la firma di Duda. Di recente il premier israeliano Benjamin Netanyahu a si era detto «indignato»: «In questa legge c’è un problema di mancanza di comprensione storica e di mancanza di sensibilità per la tragedia del nostro popolo».