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Shalom Rassegna Stampa
24.02.2018 Non sempre firmare trattati di pace garantisce la pace
Commento di Angelo Pezzana

Testata: Shalom
Data: 24 febbraio 2018
Pagina: 14
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Non sempre firmare trattati di pace garantisce la pace»

Riprendiamo da SHALOM febbraio 2018, a pag.14, con il titolo " Non sempre firmare trattati di pace garantisce la pace " il commento di Angelo Pezzana

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Angelo Pezzana

“Volete la pace, invece avremo la guerra e il disonore”, lo disse Winston Churchill a Neville Chamberlain e alla maggioranza laburista del parlamento inglese nel maggio 1940, quando Hitler stava invadendo l’Europa dominata dall’ideologia pacifista. Era lo stesso Chamberlain che nel 1938 a Monaco, dopo aver firmato con il primo ministro francese Daladier e Mussolini l’accordo con Hitler, disse “ ebbi l’impressione di avere di fronte un uomo sul quale si può contare allorchè ha dato la sua parola”. La Gran Bretagna era pronta ad arrendersi di fronte al dittatore tedesco, i suoi leader, civili e militari non erano più in grado di capire, valutare la sfida mortale che avevano di fronte. La storia di questi anni è molto simile a quella degli anni ’30, che precedette la 2a guerra mondiale, a nazismo e comunismo basta sostituire islamismo, non a caso in quegli anni alleato di ferro di Hitler. I leader delle democrazie occidentali, come allora, influenzati dalla parola ‘pace’, firmano trattati con i regimi dittatoriali convinti di salvaguardare così la pace, mentre in realtà si preparano ad arrendersi. L’arma nucleare è nelle mani di fanatici dittatori, che ne sbandierano il possesso, come avviene nella Corea del Nord, pronta a colpire non soltanto i paesi vicini ma anche l’America. L’Iran, il cui progetto di invasione degli stati sunniti del Medio Oriente è ormai chiara politica governativa, non trova ostacoli, al contrario sostenitori, come è avvenuto con l’accordo di Vienna fortemente voluto dal presidente Obama e dall’Unione europea. A differenza degli anni ’30, i dittatori contemporanei non nascondono le loro volontà di conquista dietro dichiarazioni pacifiste, esibiscono armamenti tra i più sofisticati il cui significato dovrebbe essere chiaro a tutti. Così non è, i segnali di guerra del terrorismo islamico vengono sottovalutati quando addirittura non vengono censurati. Ben venga allora sui nostri schermi il film “L’ora più buia”, diretto da Joe Wright, la storia di come Winston Churchill riuscì a infondere nelle élite politiche del suo paese la consapevolezza che con il nemico che vuole privarti della libertà non si firmano trattati di pace, lo si combatte fino a sconfiggerlo. Un film che va contro buonismo e pacifismo che guidano politica e informazione – aggiungiamo pure alti aspetti della leadership religiosa – secondo cui il nostro compito dovrebbe essere costruire ponti per rendere più agevole l’invasione, anche se sappiamo che la libertà si difende soltanto se si è in grado di sconfiggere chi vuole togliercela. Nel commentare la lettera di un lettore, il direttore della Stampa Maurizio Molinari ha scritto quasi un editoriale, un testo che finora non ha trovato eguali o simili sugli altri quotidiani. Eccone uno stralcio “«Darkest Hours» é incentrato sui cinque giorni del maggio 1940 nei quali la Gran Bretagna, umiliata dalla sconfitta in Francia da parte della Germania nazista, era tentata dalla resa o dal patteggiamento con Adolf Hitler, venata dal disfattismo e indebolita dall'incapacità dei suoi leader di comprendere cosa stava avvenendo. Ma riuscì a reagire evitando il baratro. Fu in quell'ora «più buia» che un singolo personaggio politico, Winston Churchill, seppe battersi da solo, a testa alta, contro tutti, riuscendo a salvare la sua nazione, l'Europa e dunque la civiltà occidentale. Churchill era un leader assai improbabile: beveva whisky a colazione, era dipendente dai sigari ed aveva un carattere irascibile, ma di fronte all'umiliazione di Dunkirk seppe tener testa ad un re tentennante, battere i complotti di governo dei filo-nazisti, sbaragliare il pacifismo suicida del predecessore Neville Chamberlain e dare alla Gran Bretagna la guida, personale e politica, che consentì di non cedere a Hitler e quindi di arrivare, cinque anni dopo, alla sua totale sconfitta”. Quando Molinari scrive “battere i complotti di governo dei filo-nazisti” come non pensare ai contemporanei filo-iraniani, filo-fratelli musulmani, filo-hezbollah ecc. che interpretano, falsificandola, la storia mediorientale? Mentre ammiriamo Winston Churchill sul grande schermo, ci chiediamo se il suo esempio ispirerà qualche leader anche da noi.

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