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Il Foglio Rassegna Stampa
19.02.2018 Ecco la prossima guerra di Israele, ma se lo scrive il NYT meglio non fidarsi
Un giornale da sempre inattendibile

Testata: Il Foglio
Data: 19 febbraio 2018
Pagina: 1
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Ecco la prossima guerra di Israele»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 19/02/2018, a pag. I l'analisi tratta dal New York Times dal titolo "Ecco la prossima guerra di Israele".

Il New York Times elogia Ronen Bergman, questo fa pensare che non sia un esperto raccomandabile, vista la costante posizione pregiudiziale del NYT contro Israele...
Ronen Bergman è l'autore di un recente libro uscito in Usa, nel quale sostiene che Israele non è mai riuscita ad eliminare Yasser Arafat. Che sia una bufala è ovvio, avrebbe potuto farlo in mille occasioni, perchè non l'ha eliminato è un'altra storia, sulla quale ritorneremo quando recensiremo il libro.

Ecco l'articolo:

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Ronen Bergman

Nelle prime ore del sabato mattina, il medio oriente era sull’orlo di un’altra guerra”. Così Ronen Bergman, massimo giornalista di sicurezza in Israele, sul conflitto che ribolle al confine nord dello stato ebraico. Un caccia israeliano è stato abbattuto dalla contraerea siriana. “E’ stato il primo velivolo che Israele aveva perso in combattimento dal 1982, e la sua aviazione, con la sua reputazione di invincibilità ferita, ha risposto a un attacco al sistema di difesa aerea siriano, eliminando cinque batterie, oltre a distruggere quattro impianti di comunicazione iraniani in Siria. La risposta al jet israeliano doveva essere molto più violenta. Israele ha mantenuto un piano di emergenza per una vasta operazione offensiva in Siria. L’Iran è stato il primo paese a venire in aiuto del presidente Bashar al Assad quando è scoppiata la civile siriana sei anni fa. Assieme agli iraniani c’erano unità di Hezbollah, così come combattenti sciiti spediti da Iraq, Pakistan e Afghanistan. E’ grazie a quelle forze che il regime di Assad è sopravvissuto. Da parte sua, Israele ha condotto oltre cento bombardamenti in Siria, senza mai ammetterlo o assumersi responsabilità, contro le forze a guida iraniana. Netanyahu è riuscito a creare un canale di comunicazione segreto tra lui e il presidente russo Putin, oltre a una linea telefonica crittografata per le comunicazioni tra Israele e l’esercito russo in Siria. La Russia vuole costruire un punto d’appoggio sicuro in medio oriente e la sua politica richiede che mantenga buone relazioni con l’Iran. Gli eventi di sabato hanno chiarito due cose: in primo luogo, Israele non sarà più in grado di agire in Siria senza limitazioni. Le forze congiunte che si oppongono ad esso reagiranno d’ora in poi con vigore. In secondo luogo, se qualcuno non ne fosse ancora a conoscenza, la Russia è il potere dominante nella regione. Gli eventi di questo fine settimana hanno portato lo scontro tra Israele e Iran all’aria aperta, rendendo la prospettiva di un conflitto più grande più immediato e più minaccioso. Israele ha dimostrato in passato che è forte quando sente di essere stato lasciato a se stesso. Venerdì mattina, per la prima volta in assoluto, un primo ministro israeliano parteciperà alla Conferenza di sicurezza di Monaco. Il signor Netanyahu e il suo capo del Mossad, Yossi Cohen, che lo accompagnerà, sperano di chiarire che l’attuale configurazione in Siria è inaccettabile – e di avvertire gli Stati Uniti e altri paesi che se l’Iran non viene fermato, Israele attaccherà le sue basi in Siria. Israele è la più forte potenza militare del Medio Oriente, ma le guerre sono imprevedibili. E tutti – da Mosca a Gerusalemme a Washington – dovrebbero volere dissuadere una conflagrazione ancora più grave in Siria prima che sia troppo tardi”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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