Riprendiamo oggi, 17/02/2018, due servizi, da AVVENIRE e da IL FOGLIO, con il nostro commento.
Che il Libano sia nelle mani di un movimento terrorista, Hezbollah, riconosciuto tale persino dall'Onu e dalla UE, non rappresenta un problema per il Vaticano, che addirittura lo definisce "luce e segno di pace in Medio Oriente". Non essendo credibile che il Vaticano ignori gli obiettivi di Hezbollah, cioè la distruzione di Israele, prendiamo atto che per la Santa Sede 'distruggere Israele' e ' essere segno di luce a pace in Medio Oriente' si equivalgono.
Avvenire: " Il Papa: il Libano sia luce e segno di pace in Medio Oriente "
"Il Libano sappia «essere luce per i popoli della regione e segno della pace che viene da Dio". II Papa usa un passa o dell'Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II "Una speranza nuova per il Libano" per richiamare la vocazione del Paese dei cedri nella martoriata terra mediorientale. L'occasione è l'udienza al Pontificio Collegio Maronita di Roma a dieci anni dall'approvazione del suo statuto. Un incontro in cui Francesco, nel denunciare il rischio «di venire assorbiti dalla cultura del provvisorio e dell'apparenza», sottolinea come gli anni di formazione siano anche un'opportunità «per farsi gli anticorpi contro la mondanità e la mediocrità». Si tratta infatti di prepararsi oggi a quello che sarà il proprio compito domani. «II popolo che vi sarà affidato, disorientato dall'instabilità» del Medio Oriente - aggiunge in proposito il Papa -, «cercheràinvoi dei pastoricheloconsolino: pastori con la parola di Gesù sulle labbra, con le mani pronte ad asciugare le lacrime e ad accarezzare volti sofferenti; pastori dimentichi di sé e dei propri interessi; pastori che non si scora ano mai, perché tra_ono ogni giorno dal Pane eucaristico la dolce forza dell'amore che sazia; pastori che non hanno paura di "farsi mangiare" dalla gente, come pani buoni offerti ai fratelli». Forte nel discorso del Pontefice il richiamo a quelli che vengono definiti eroi di santità. San Marone, san Charbel, santa Rafqa, sono «i modelli da imitare per respingere le tentazioni di carrierismo, potere, clericalismo. II corso che onora la vita cristiana non è l'ascesa verso i premi ele sicurezze appaganti del mondo, ma la discesa umile nel servizio». E proprio richiamando queste testimonianze di fede occorre guardare ai giovani, che sono «promessa dell'awenire e il più serio investimento per il vostro ministero». «Come Chiesa - ha detto Bergoglio - vogliamo averli sempre più a cuore, accompagnarli con fiducia e pazienza, dedicando loro tempo e ascolto».
Il Foglio: " Appunti per una politica estera italiana"
Ecco invece una descrizione della realtà mediorientale che tiene in conto delle reali intenzioni di Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah, che minaccia lanci di missili contro Israele.
Eni sta uscendo bene dalla tempesta del cheap oil ed entrando in un periodo di rinascimento industriale, come dimostrano i dati economici rilasciati ieri in occasione dell’approvazione dei risultati consolidati dell’esercizio relativi al 2017. Ha chiuso l’an - no con una produzione record di idrocarburi e a dicembre ha raggiunto il record assoluto di produzione del gruppo a 1,92 milioni di barili al giorno. Crescita importante anche dei profitti operativi nell’attività di esplorazione e produzione, pari al 78 per cento, e un flusso di cassa che ha raggiunto i 2,4 miliardi di euro, anche grazie a una riduzione del debito dovuta alla cessione di asset in Egitto e Mozambico. I fondamentali ci sono, come ha rimarcato l’ad Claudio Descalzi. Eppure, nonostante la fase positiva, Eni ha di fronte una serie di attriti geopolitici vertiginosi che devono essere risolti. All’orizzonte non c’è solo il caso cipriota – a riguardo Descalzi ha detto che la situazione non è sotto il controllo di Eni e che la diplomazia di Italia, Europa, Francia, Cipro e Turchia è impegnata nelle discussioni. Esiste anche la tensione tra Israele e Libano: qui c’è un contenzioso per la definizione del confine terrestre e marittimo. La disputa verte sul blocco 9 nel Mediterraneo. Per quest’area, Beirut ha appena firmato un contratto per la prospezione di gas con Eni, la francese Total e la russa Novatek. Il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman, è stato chiaro: la firma degli accordi è una vera provocazione e un grande errore perché quel tratto di mare appartiene a Israele. Parole che hanno scatenato una dura reazione da parte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, minacciando un lancio di missili sulle piattaforme petrolifere israeliane. Eni riesce a perforare dove altri per inferiorità tecnica non arrivano, ma dispute territoriali antiche rischiano di essere un problema non solo per Eni ma anche per il nostro interesse nazionale. La politica estera del prossimo governo è utile che ne tenga conto.
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