sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.02.2018 Religione e politica nella faida tra Arabia Saudita e Qatar
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 febbraio 2018
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Religione e politica nella faida tra Arabia Saudita e Qatar»

Religione e politica nella faida tra Arabia Saudita e Qatar
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione di Rochel Sylvetzky, versione italiana di Yehudit Weisz)

www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/21695

Immagine correlata

Le tensioni tra Qatar, Iran e Turchia da un lato e Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, ed Egitto dall’altro porteranno ad una guerra frontale? La cultura occidentale, soprattutto dopo la Rivoluzione Francese, ha sempre aspirato a tener separata la Chiesa dallo Stato, nella convinzione che la religione si occupi del rapporto tra l’uomo, inteso come individuo e comunità, e Dio; la politica invece si occupa della gestione della vita pubblica, sia di coloro che sono seguaci di religioni diverse, sia degli atei che non credono in alcun Dio. Uno dei risultati di questa separazione tra religione e sfera politica, è stato che alcuni ebrei (Leon Bloom in Francia e Benjamin Disraeli in Gran Bretagna), per meriti, siano potuti diventare Primo Ministro. La situazione in Medio Oriente è completamente diversa. Qui la religione è parte integrante dello Stato, e il più delle volte svolge il ruolo di protagonista nelle decisioni da prendere in politica. Così, c’è un partito che si chiama Hez b’Allah (Partito di Dio), la guerra è una jihad (guerra santa prescritta dal Corano) e un Paese può essere definito “Repubblica islamica” (Iran). In particolare la maggior parte delle costituzioni dei Paesi del Medio Oriente, affermano chiaramente che l'Islam è il fondamento su cui si basano i loro sistemi giuridici. La regola in Medio Oriente è che “Religione e Stato sono gemelli” - Din wa-Dawla Tawaman - sono nati nello stesso istante e vivono insieme in armonia. Spesso i governanti, specialmente quelli la cui legittimità è messa in discussione dai sudditi, cercano di ottenere l'approvazione religiosa per i propri regimi. Ho dedicato un intero capitolo della mia tesi di dottorato agli sforzi di comunicazione che Re Assad di Siria aveva fatto in pubblico, per ottenere il riconoscimento di autentico leader islamico malgrado fosse un alawita. Per l’Islam è considerato un eretico e un pagano, uno che non solo ha usurpato il trono ma che merita di essere ucciso come eretico. A conti fatti, come eretico, avrebbe dovuto scegliere tra la conversione all’Islam e essere ucciso. A Gerusalemme, il Re di Giordania usò i propri fondi per rivestire la Cupola della Roccia con lamina d'oro, al fine di ottenere legittimità per la sua monarchia e compensare il fatto che suo nonno Abdullah fosse stato insediato dagli Inglesi per governare in Transgiordania. Il Presidente egiziano Sadat durante la sua prima visita in Israele nel novembre del 1977, si era recato a pregare alla Moschea Al Aqsa per garantire alla sua visita, fortemente osteggiata dai Fratelli Musulmani in Egitto, un sigillo di approvazione religiosa.

Immagine correlata
Musulmani contro la democrazia

Anche l'Arabia Saudita è una mescolanza di religione e politica. La Casa reale saudita è strettamente legata alle famiglie Ben Baz e Al Shaykh, rampolli di studiosi islamici la cui responsabilità è quella di concedere un timbro di approvazione religiosa alle ambizioni monarchiche della Casa Saudita, il suo dominio sul regno, sui suoi cittadini e sull’economia . Non è una cosa semplice da realizzare, dal momento che i membri della famiglia provengono da Ramat Najd,nell'Arabia Saudita Centrale, e sono visti come stranieri dappertutto, specialmente a Hejaz, nella parte occidentale della Penisola Araba. I re sauditi si sono attribuiti il titolo di “Conservatori dei Luoghi Santi”, ovvero di La Mecca e Medina. Questo titolo è destinato a garantire al loro controllo su Hejaz un sigillo di approvazione religiosa, e per arricchirlo di significato, per cementarlo, stanno investendo molti miliardi di petrodollari nel miglioramento delle infrastrutture di queste due città: strade, ponti, ferrovie e residenze per i pellegrini che ogni anno arrivano per l’Hajj. Il governo saudita ha un Ministero per l’Hajj e i suoi investimenti a La Mecca e Medina ovviamente colpiscono, soprattutto se li si paragona al terribile stato di abbandono in cui versano le città vicine, in particolare Jeddah, dove nel 2009 per le inondazioni da acqua piovana, più di un centinaio di persone ha perso la vita. Il titolo di “Conservatore dei Luoghi Santi” è il più importante agli occhi della famiglia reale saudita. I re sauditi firmano le loro lettere con questo titolo, lo menzionano spesso nei loro discorsi pubblici. Ma le cose non sono così semplici, e ci sono coloro che, manovrati dall’Iran sciita, mettono in discussione il diritto della famiglia saudita ad avere il controllo sui Luoghi sacri dell’Islam. Gli sciiti rivendicano il controllo dell’Islam che la Casa sunnita degli Omayadi aveva rubato loro a metà del VII° secolo: ora questo controllo deve ritornare per sempre ad Ahl al – beit, la famiglia del profeta Maometto, ovvero a Ali bin Abi Talib, cugino e genero di Maometto e ai suoi discendenti. La richiesta iraniana-sciita di ottenere il controllo su La Mecca e Medina fa infuriare i sauditi perché loro guardano il mondo attraverso le lenti della scuola di Hanbal e del suo ramo wahhabita, che considera lo sciismo null’altro che una forma di eresia. Questo è il motivo per cui ogni volta che i pellegrini iraniani tentano di fare il loro pellegrinaggio secondo le loro usanze sciite, le forze di sicurezza saudite incaricate di mantenere l'ordine pubblico durante l'Hajj , li trattano con brutalità, usando manganelli e fucili, e lasciando morti e feriti nella loro scia.

Internazionalizzazione dei Luoghi Santi

Sette mesi fa, nel giugno del 2017, le relazioni tra il Qatar, i sauditi, gli Emirati Arabi, il Bahrein e l'Egitto si sono ulteriormente deteriorate. I rapporti tra il Qatar ed il resto del mondo arabo si erano già inaspriti il giorno in cui al Jazeera aveva iniziato le sue trasmissioni satellitari, scatenando la propaganda anti-establishment a sostegno dei Fratelli Musulmani e delle sue ramificazioni come la 'Jihad' egiziana, la tunisina ‘al-Nahda’, la palestinese Hamas e la ‘Jihad islamica '. Le sanzioni imposte al Qatar dai sauditi e dai loro alleati sono ancora in vigore, con il Qatar che sopravvive solo grazie all'aiuto di potenti nazioni, guidate da Turchia e Iran, che proteggono i suoi interessi. L'Iran ha condiviso un gigantesco giacimento di gas con il Qatar, fornendo al piccolo Stato tutto ciò di cui necessitava, dopo che i sauditi avevano bloccato il Paese. La Turchia aveva inviato forze armate in Qatar affinché potesse proteggersi da una possibile invasione saudita. Il Qatar ha mostrato la sua rabbia ai sauditi via al Jazeera - il canale più visto nel mondo arabo, una vera calamita per gli spettatori arabi - attaccando gli Emirati e i sauditi in ogni modo possibile. Negli ultimi giorni, il Qatar ha portato il conflitto con i sauditi a nuove vette, toccando il nervo scoperto del controllo saudita a La Mecca e Medina, suggerendo che le città diventino siti islamici internazionalizzati. Se ciò si verificasse, il monarca saudita non sarà in grado di utilizzare il titolo di “Conservatore dei Luoghi Santi”, cessando di ottenere legittimità da quel titolo. L’internazionalizzazione de La Mecca e di Medina darà ad ogni nazione araba il diritto di esprimere la sua opinione su come questi siti vengono gestiti e l'Iran sciita e il Qatar sunnita, ora fedeli alleati, avranno un’influenza sulle decisioni che verranno prese sui siti più sacri dell'Islam a danno della Casa Saudita e nonostante la loro furia.

L’idea ha fortemente turbato la tranquillità saudita. Saud Qahtani, consigliere del sovrano saudita, ha twittato (tra parentesi le mie aggiunte di MK): " le cellule gestite da Azmi (Bashara, un tempo israeliano, un cristiano che è un commentatore di al Jazeera ed è un nazionalista filo-arabo piuttosto che filo islamismo) e il governo ombra dell'arrogante Qatariano su al Jazeera, stanno spingendo quello che chiamano l'internazionalismo dei due Luoghi Santi! Il mio consiglio personale come cittadino del golfo a quello spaventapasseri: vedete questo come un suggerimento dall'alto. Lui (il monarca saudita) non ha bisogno di un esercito all’erta e di controlli aerei. Ci sono 300 jeep che non si fermeranno se non per il cibo (nient’altro le fermerà). E t’impiccheranno insieme ai tuoi coraggiosi soldati. A quel punto, né Azmi (Bashara) né nessun altro sarà in grado di aiutarti. Loro (i Qatariani) non combattono con nessuno ma vivono creando intrighi, menzogne e umiliazioni. Installano organizzazioni illusorie (i Fratelli Musulmani) in Paesi lontani (Stati Uniti ed Europa) e media ombra (al Jazeera) con i quali chiedono di internazionalizzare i Luoghi Santi, per creare la falsa impressione che non abbiano nulla a che fare (con quell'idea). Il Ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubayr, in passato li ha avvertiti il più chiaramente possibile che questa è una dichiarazione di guerra. Voi nani, non provocate la pazienza dei grandi poteri”. Non ci può essere una minaccia più chiara da parte dei sauditi al Qatar. Saud Qahtani esprime non solo le intenzioni del sovrano saudita - o dovremmo dire di Suleiman, suo figlio ed erede - ma anche il modo in cui la monarchia saudita vede il Qatar: con disgusto, repulsione e la sensazione che ne abbiano abbastanza degli al Tanis, per il comportamento della famiglia al governo del Qatar. Questa è una dichiarazione di guerra? Non lo so, ma una cosa è certa: tra il Qatar e i suoi sostenitori, Iran e Turchia, i rapporti nei confronti dei sauditi, degli Emirati Arabi, del Bahrein e dell'Egitto stanno diventando sempre più tesi. La domanda importante, tuttavia, è come Trump vede la situazione. E non dobbiamo dimenticare che la Turchia, un tempo controllava La Mecca e Medina, e quello che il Qatar sta dicendo è in realtà il desiderio di Erdogan di riportare l'orologio ai giorni in cui l'ottomano governava l'Hijaz. Anche Israele ha dei conti da saldare con il Qatar per il suo pieno sostegno a Hamas e per il mezzo miliardo di dollari che il Qatar ha messo da parte per investirlo al fine di strappare Gerusalemme a Israele, oltre al suo incitamento al terrorismo anti-israeliano su al Jazeera 24 ore al giorno. Il numero di israeliani che saranno sconvolti se i sauditi invaderanno il Qatar è minimo - e tutti loro sono membri del ramo israeliano del Movimento islamico dei Fratelli Musulmani. Chi ha detto che ci si annoia in Medio Oriente?


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Collabora a Informazione Corretta


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT