Mediterraneo orientale: verso una 'diplomazia del gas'? Commento di Vincenzo Nigro
Testata: La Repubblica Data: 12 febbraio 2018 Pagina: 7 Autore: Vincenzo Nigro Titolo: «Il grande domino del Mediterraneo tra pozzi e dispute territoriali»
Riprendamo da REPUBBLICA di oggi, 12/02/2018, a pag.7, con il titolo "Il grande domino del Mediterraneo tra pozzi e dispute territoriali" il commento di Vincenzo Nigro.
Vincenzo Nigro decrive il quadro della situazione delle politiche del gas nel Mediterraneo orientale, ma omette di scrivere chi per primo ha scoperto grandi giacimenti di gas in questa regione: Israele. I grandi giacimenti di Tamar e Leviathan hanno aperto altre campagne che hanno portato a rivelare la presenza di altri ricchi giacimenti, è quindi in buona misura per merito di Israele che altri Paesi, come Egitto, Libano e Cipro, potranno sfruttare le risorse presenti delle proprie acque territoriali.
Ecco l'articolo:
Vincenzo Nigro
Da quando venerdì le navi militari turche hanno imposto alla Saipem 12000 di bloccare la sua rotta verso il “blocco 3” di Cipro, il Grande Gioco del gas nel Mediterraneo orientale è diventato assai duro. La Turchia ha minacciato l’uso delle armi per una contesa economica, che tra l’altro neppure la riguarda direttamente (Ankara tutela il suo vassallo Cipro Nord). Le leggi del mare vietano un comportamento del genere, e affidano la soluzione di queste controversie ai tribunali internazionali. Ma Erdogan ha sempre un atteggiamento disinvolto con le leggi internazionali. Il problema è che quella parte del Mediterraneo dal 2010, dopo le prime scoperte in Israele, da anni è diventata la terra promessa del gas, ma è anche l’area in cui guerre, rivalità e scontri geopolitici di ogni tipo sono in corso o sono assolutamente prevedibili. Il caso di Cipro è solo uno: ci sono lo scontro fra Libano e Israele, la pace fredda fra Israele ed Egitto, la possibilità che un giorno perfino la Siria di Assad inizi a ricordarsi di avere un affaccio sul Mediterraneo e crei altri problemi. Elemento centrale per l’Italia è il fatto che in ciascuna delle tessere di questo gigantesco domino geopolitico ed economico c’è l’Eni, c’è la Saipem (la società che cerca il petrolio) oppure ci sarà la Snam, la società che progetta, fa costruire e gestisce i gasdotti. Insomma l’Italia è protagonista riconosciuta, grazie soprattutto alla scoperta del giacimento “Zohr” in Egitto, un elemento che da solo ha cambiato le sorti economiche del primo paese del mondo arabo. Iniziamo da Cipro. Qui proprio giovedì scorso l’Eni aveva annunciato una scoperta assai importante nel giacimento Calypso: assieme al partner francese Total, l’azienda italiana avrebbe individuato una riserva di 230 miliardi di metri cubi di gas, superiore quindi perfino ai 128 miliardi di Aphrodite, il precedente mega giacimento cipriota. Il problema è che la “Zona Economica Esclusiva” dichiarata da Cipro è soggetta alla contesa con la parte settentrionale dell’isola gestita dalla comunità turca. E soprattutto la Turchia non ha nessun interesse a far avanzare la Repubblica di Cipro che fa parte dell’Unione europea, tantomeno in campo economico.
I principali giacimenti israeliani
Passiamo al Libano: venerdì sempre l’Eni, assieme alla Total e alla russa Novatek, ha firmato il contratto con il governo di Beirut per l’esplorazione di due blocchi nelle acque profonde del paese, il “Numero 4” e il “9”. Su uno dei due blocchi, il numero 9, nei giorni scorsi era scoppiata una guerra di dichiarazioni fra leader politici libanesi e israeliani. Libano e Israele rivendicano sovranità su una zona di alto mare che per i libanesi fa parte del blocco esplorativo 9. È una contesa che non ha vere ragioni se non quelle dello scontro politico fra i due paesi nemici. Operativamente il blocco 9 è quello meno promettente, in cui l’Eni e i suoi soci non prevedono esplorazioni per molto tempo. Ma intanto Libano e Israele litigano. Con l’ingresso in Libano, l’Eni a questo punto quindi è presente quasi ovunque nella corsa al gas mediterraneo (Cipro, Egitto, Libia, Turchia). In Egitto ha appena messo in produzione Zohr, una risorsa che in un paio d’anni permetterà al paese di diventare esportatore di gas. Un cambiamento che ha implicazioni che non sono solo economiche ed energetiche: se vuoi vendere gas devi avere clienti, e avere clienti significa costruire una rete di distribuzione (l’Egitto ha ottime capacità nel settore), ma soprattutto devi avere le condizioni politiche per poter vendere gas con convenienza economica, ma anche sicurezza e continuità. L’Egitto fino ad oggi ha avuto un rapporto energetico intricato con Israele, che a sua volta ha scoperto e iniziato a sfruttare giacimenti gasieri nel suo off-shore, rapporto che cambia con la scoperta monstre dello Zohr. Israele ha messo in produzione il giacimento Tarar, ma tiene bloccato il Leviathan: le condizioni economiche e politiche per vendere il gas ai paesi della regione non sono ancora chiare. Come si vede i tasselli del mosaico sono ancora tutti in movimento abbastanza confuso: è inevitabile che per andare ad incastro gli aspetti geologici, l’esplorazione, la tecnica debbano incrociarsi con l’economia, con la redditività di ogni scoperta. Ma anche con le rivalità politiche e militari. Il Grande Gioco del Gas è appena all’inizio.
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