IC7 - Il commento di Davide Romano
Dal 4 al 10 febbraio 2018
Non ascoltati ma perseguitati
Il destino degli ebrei? Essere inascoltati, prima che perseguitati. Non esiste infatti persecuzione che non sia preceduta da parole d’odio che la preparino. Ogni volta, a fronte delle preoccupazioni da parte ebraica, è un fiorire di “le lamentele degli ebrei? I soliti esagerati” oppure “il terrorismo? Ma no, è una questione politica”. E’ successo negli anni ’30 in Europa, è successo in Israele nel dopoguerra. E ora succede nuovamente nel 21esimo secolo, sia in Europa sia in Medio Oriente. La storia si ripete. Se si fossero ascoltate le preoccupazioni ebraiche nel 20esimo secolo, ci saremmo risparmiati guai per tutti. Dal totalitarismo nazista a quello islamista e comunista. Nel XXI secolo, nonostante le fresche lezioni del passato, ci risiamo. Gli ebrei in Francia non sono stati ascoltati quando a partire dall’anno 2000 le aggressioni da parte di maghrebini si sono moltiplicate, e poi sono arrivati gli attentati per tutti: da Charlie Hebdo a Nizza.
Le preoccupazioni di Israele relative alla seconda intifada del 2000 (quella dei terroristi che si facevano esplodere negli autobus di Gerusalemme) sono state derubricate a “sollevazione popolare per una questione territoriale”, senza capire che era una guerra santa. E oggi vediamo come la jihad è in mezzo a noi. Anche in Italia in particolare, ancora una volta, non si riesce a capire cosa sta succedendo. Un fatto grave come quello del 9 dicembre scorso, con degli arabi che in piazza urlano a favore dello sterminio degli ebrei nel centro di Milano, viene derubricato a un fatto di cronaca locale. Come se la guerra santa fosse un fatto poco rilevante. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, dice il proverbio. Ed è curioso notare come proprio gli stessi media che hanno silenziato l’urlo jihadista, sono i primi ad avere dato massimo risalto all’iniziativa di qualche fascista che a Como interrompe la riunione di un gruppo pro migranti per leggere un delirante proclama.
E qui sorge la vera questione: la verità è che se il pericolo viene dall’estrema destra, l’allarme è massimo. Se viene dai jihadisti, nonostante i tanti attentati cui abbiamo assistito in Europa, non c’è la stessa preoccupazione. Come se fosse un pericolo lontano, mediorientale. Si dirà: ”ma l’Europa ha subito l’orrore del nazi-fascismo”. E’ vero. Ma ha subito anche la strage del Bataclan (130 morti), della stazione di Madrid (192 morti) e della metropolitana di Londra (56 morti). Per non parlare delle altre. Eppure di questo non c’è memoria. Per questo nonostante le lezioni della storia, ancora una volta, gli ebrei (italiani in questo caso) non vengono ascoltati. Prima il presidente dell’Assemblea Rabbinica italiana Alfonso Arbib a inizio gennaio ha denunciato con un articolo sul Corriere della Sera l’inquietante silenzio delle altre fedi dopo le urla jihadiste del 9 dicembre. Dopo qualche settimana, anche il rabbino capo di Roma ha rilasciato un’intervista al quotidiano milanese in cui denunciava i pericoli del jihadismo. Eppure nessuno di questi appelli ha avuto un seguito o scatenato un dibattito. Silenzio, e ancora silenzio. Ancora una volta, come d’abitudine, il destino degli ebrei è essere inascoltati. Aveva ragione Aldous Huxley quando diceva:” Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.
Davide Romano
Conduttore televisivo, scrittore, collabora con La Repubblica - Milano