Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/02/2018, a pag.12, con il titolo "I religiosi sauditi: 'L’abaya è facoltativa' ", il commento di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Dopo il divieto alla guida e ad andare al cinema, presto potrebbe cadere un’altra limitazione alle libertà delle donne in Arabia Saudita: l’obbligo di indossare l’abaya, il lungo, ampio, abito nero che arriva fino alle caviglie. Uno dei religiosi più influenti, e vicino alla casa regnante dei Saud, Sheikh Abdullah al-Mutlaq, ha dichiarato ieri che le saudite non hanno bisogno di portare l’abaya per «vestire modestamente». La legge che impone l’abaya a tutte le donne «in presenza di altri uomini» prevede anche l’arresto da parte della polizia religiosa in caso violazione. È destinata a essere abolita in tempi rapidi, sulla scia delle riforme economiche e di costume, lanciate dal principe ereditario Mohammed bin Salman.
Donne in Arabia Saudita
Le dichiarazioni di Al-Mutlaq arrivano dopo la rimozione, l’anno scorso, del divieto di guidare, con le prime patenti che verranno rilasciate nei prossimi mesi. A dicembre le saudite, dopo decenni, hanno potuto assistere a un concerto pubblico, della cantante libanese Hiba Tawaji; a marzo riapriranno i cinema, chiusi dall’inizio degli Anni Ottanta. Un’accelerazione nella trasformazione del Regno da fortino dei conservatori wahhabiti a qualcosa di più simile a Dubai o Doha, dove le regole sull’abbigliamento, e sulla «promiscuità» fra uomini e donne, sono più lasche. Gran parte del Consiglio degli ulema si oppone ancora alla svolta, ma gli ulema stessi dipendono dalla case regnante, e uno dopo l’altro stanno cedendo sotto la pressione di Bin Salman.
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