Hanna non chiude mai gli occhi
Luigi Ballerini
Edizioni San Paolo
euro 12
La copertina (San Paolo ed.)
Durante la Seconda Guerra Mondiale quando il regime nazista incombeva in Europa molti guardarono altrove, alcuni furono complici o conniventi con le atrocità perpetrate dai nazisti, soltanto pochi agirono secondo coscienza, in difesa della vita umana. Dopo la guerra Israele non ha dimenticato quei gesti di umanità riconoscendo il titolo di “giusto fra le nazioni” a quei pochi che hanno fatto onore al proprio paese prodigandosi per la salvezza degli ebrei perseguitati, con una sola certezza “…avremmo davvero potuto non aiutare quelle persone?”. Fra questi eroi ci fu il Console italiano di Salonicco, Guelfo Zamboni, che durante l’occupazione nazista del 1943 cercò di salvare il maggior numero possibile di ebrei dalla deportazione, la cui storia rivive nel volume “Hanna non chiude mai gli occhi” di Luigi Ballerini, medico psicoanalista che da anni si dedica alla narrativa per ragazzi. Pensato per i più giovani ma capace di parlare a tutti, il libro di Ballerini coniuga realtà storica e personaggi frutto della fantasia dell’autore.
Due anni dopo l’occupazione della Grecia da parte di Hitler ha inizio la deportazione degli abitanti ebrei dalla città di Salonicco, chiamata “Gerusalemme dei Balcani” in cui vivono più di 50.000 ebrei sefarditi. Zamboni assume l’incarico di console nel 1942 e proprio nel luglio di quell’anno è costretto ad assistere ai primi atti di violenza dei nazisti: in Piazza della Libertà vengono radunati migliaia di ebrei e sottoposti a violenze, umiliazioni e soprusi prima di essere deportati. Zamboni non può rimanere indifferente dinanzi a tali crudeltà e come Perlasca o Palatucci mette a rischio la vita, oltre che la carriera, per arginare l’orrore delle deportazioni di persone innocenti. Il Console insieme al capitano Lucillo Merci – due uomini diversi nel carattere ma uniti da un senso condiviso dell’umanità – si adopra con ogni mezzo per rilasciare la cittadinanza italiana non solo a chi ne ha legittimamente diritto, ma concedendo una “cittadinanza provvisoria” anche a chi non parla italiano, però si “ricorda” all’improvviso di qualche lontano parente che risiede in Italia. Con questo espediente Zamboni riesce a salvare oltre 350 ebrei benchè i tedeschi guardino con crescente sospetto a quelle partenze, non sopportando di vedersi sfuggire sotto al naso ebrei diretti ad Atene sotto la protezione del consolato italiano, anziché poterli caricare sui vagoni piombati diretti ai campi di sterminio. E dinanzi alle rimostranze degli ufficiali nazisti che ritengono ingiustificati e troppo numerosi quei certificati rilasciati dal consolato, Zamboni non perde il sangue freddo e sfida con fermezza l’ufficiale nazista: “A quanto mi risulta gli ebrei italiani sono trattati dal governo italiano e non da voi, stanno sotto la bandiera italiana, non la vostra. Allora non occupatevi degli ebrei italiani che sono affar mio….”
In parallelo alla vicenda del Console Zamboni – sulla quale l’autore ha condotto accurate ricerche storiche – si innesta la storia di Hanna e Yosef, due adolescenti che si trovano a dover vivere nella stessa casa con le loro famiglie dopo la costituzione del ghetto di Kalamaria. Benchè frutto della fantasia dell’autore le figure di Hanna e Yosef si ispirano a personaggi realmente esistiti, Ester Saporta e Alberto Modiano, alunni nel 1943 della scuola media italiana Umberto I di cui Ballarini ha avuto il privilegio di leggere i componimenti attingendo dagli archivi della scuola. “I ricordi che si scambiano Hanna e Yosef, quello della bicicletta e quello del piroscafo, sono tratti entrambi da questi temi” – spiega Ballerini che ha tratto spunto da quegli scritti per ricreare le atmosfere, i luoghi del tempo e narrare episodi della vita dei due adolescenti. Tanto Hanna è determinata e arguta quanto Yosef è riservato e riflessivo; eppure in poco tempo nasce fra i giovani un legame affettivo solido che li porta a condividere momenti di pura serenità ma anche di pericolo e di incertezza per il futuro. Dinanzi alle restrizioni sempre più pressanti dei nazisti, per non soccombere al mare di odio e di malvagità che li circonda, Hanna e Yosef cercano sostegno l’uno nell’altra fino a quando un destino terribile li separerà nelle ultime drammatiche pagine del libro. La colonia ebraica di Salonicco – che era stata fondata prima della scoperta dell’America e che contava circa 60.000 persone – scomparirà con la deportazione degli ultimi ebrei rimasti nel ghetto del “Baron Hirsch” nella notte fra il 10 e l’11 agosto del 1943. Il libro di Ballerini, che si legge d’un fiato grazie ad una prosa scorrevole e coinvolgente, riporta alla memoria fatti accaduti in quell’oscuro 1943, ancora oggi poco noti al mondo, rendendo omaggio all’operato di uomini come Guelfo Zamboni e Lucillo Merci, per tutti un esempio di coraggio e dedizione al prossimo. Un eroismo che agì senza clamori nel quotidiano e che contribuì a salvare centinaia di uomini e donne.
Giorgia Greco