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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Stampa Rassegna Stampa
08.02.2018 Innamorarsi a Tel Aviv, la città in cui tutto è possibile
Commento di Elena Loewenthal

Testata: La Stampa
Data: 08 febbraio 2018
Pagina: 4
Autore: Elena Loewenthal
Titolo: «Com'è facile innamorarsi a Tel Aviv la città che non dorme mai»
Riprendiamo dalla STAMPA - ORIGAMI di oggi, 08/02/2018, a pag. 4 con il titolo "Com'è facile innamorarsi a Tel Aviv la città che non dorme mai" il commento di Elena Loewenthal.

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Elena Loewenthal

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Il Gay Pride a Tel Aviv

Se è "la città che non dorme mai" un motivo ci sarà pure. Ed è proprio così: a Tel Aviv c'è vita in ogni momento del giorno e della notte. Una vita che non si ferma davvero neanche un istante, sempre in movimento - non frenetico ma spensierato. Non è come le grandi metropoli occidentali, da Londra a New York, che non stanno mai ferme perché li si lavora sempre. A Tel Aviv ci si muove perché si ama la vita. Potrà sembrare strano e financo improbabile, detto di una città che si trova in una zona "critica" del mondo. E invece non è affatto così Tel Aviv è una città che si gode la vita e dove la vita non è mai monotona perché c è sempre qualcosa da fare, qualcosa di nuovo da vedere. Sarà anche perché è una città giovane (quasi) quanto i suoi abitanti: se l'età media qui si aggira intorno ai venticinque anni, lei con il suo nome che significa "collina della primavera" di anni ne ha poco più di cento - un'inezia di tempo, per una città. Sarà anche per via del clima, che per gran parte dell'anno regala una specie di lunga e radiosa primavera (basta non cascare nelle due settimane in cui arriva un inverno tumultuoso di piovaschi e fulmini, o nella torrida estate). Sta di fatto che a Tel Aviv innamorarsi è facile, e stare innamorati lo è ancora di più. Non perché sia una città romantica, ma perché è un posto frizzante di luce, odori, voci. E ci si mette pure il mare con la spiaggia di sabbia impalpabile, dove si va quasi tutto l'anno. E fra spiaggia, viali ombreggiati da enormi ficus, locali di tendenza che spuntano come funghi, è così facile incontrarsi, fare nuove conoscenze. E incontrare per caso quelle vecchie, perché la città è piccola e si gira tutta facilmente a piedi o in bicicletta - o ancor meglio, con tutto un vasto assortimento di mezzi di locomozione creativi che vanno dal monopattino a motore al segway allo skateboard luminoso.

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Insomma, Tel Aviv è un crocevia di gente dove è facile trovare quello che cerchi, in fatto di umanità. E trovare magari anche se non cerchi. E c'è anche tanta di quella libertà che in amore è indispensabile, almeno per un primo slancio. Dopo, si sa, l'amore ha le sue regole... Tel Aviv è una città che ha fatto della libertà la propria bandiera. Innanzitutto la libertà di vestirsi senza canoni, con conseguenze d'ogni sorta: dal manager d'alto profilo che si presenta in riunione con infradito e t-shirt alla graphic designer che non lascia nulla al caso. Ma c'è soprattutto la libertà di amare chi e come ti pare: Tel Aviv non è soltanto la città più gay friendly del mondo, è anche straordinariamente aperta. Non che sia incapace di stupirsi per le accoppiate più strane e improbabili, certo che no. Ma lo fa con garbo, con il sorriso, sempre pronta ad accogliere. Se ti ami a Tel Aviv, in tutte le possibili combinazioni di sesso, numero, colore, nessuno storce il naso. Basta girare a piedi per il centro, magari percorrendo viale Rothschild in direzione del mare, dalla piazza della Bimah (il teatro nazionale) e della Filarmonica, giù verso Neve Tzedek con le sue stradine piene di negozi, locali e atmosfere francesi - il quartiere è stato "colonizzato" dalla recente ondata di immigrazione. Viale Rothschild è stata la prima strada di Tel Aviv, è un concentrato di storia e ideali sionisti, ma oggi è soprattutto un luogo dove si passa, ci si incontra, ci si ferma sulle panchine sotto gli alberi, si mangia a qualunque ora del giorno e della notte. E nonostante sia la prima strada che tagliò la città nella sabbia un giorno d'aprile del 1909, qui tutto è così giovane. Le facce, i locali con i loro dehors - si mangia e si beve fuori quasi tutto l'anno - le occasioni d'incontro. Basta guardarsi intorno, per vedere gli effetti di tali occasioni: nel suo piccolo, la città è uno straordinario melting pot composto da un'umanità di tutti i possibili colori del mondo - bianchi, neri, gialli, biondi, rossi e bruni. E le lingue: tutti parlano inglese, ma tutti parlano anche tante altre lingue e, come sempre succede, parlando lingue diverse in fondo ci si capisce meglio. Soprattutto in amore. Innamorarsi a Tel Aviv, insomma, è una cosa tremendamente facile. Come bere un bicchier d'acqua o quasi. Qui non c'è bisogno di app o piattaforme digitali, per fare incontrare i corpi e le anime: basta abitarla, viverla nella sua realtà quotidiana E tutto (o quasi) quel che deve capitare, capita.

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