La collaborazione militare fra Israele ed Egitto
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
sui giornali italiani è girata la notizia (http://www.israelhayom.com/2018/02/04/new-york-times-reveals-secret-israeli-egyptian-alliance-to-combat-terror-in-sinai/), che il New York Times ha tratto da fonti militari americane, dell’intensa partecipazione dell’aviazione israeliana alla lotta che da alcuni anni l’esercito egiziano sta conducendo contro i terroristi islamici nel Sinai (l’articolo originale è qui: https://www.nytimes.com/2018/02/03/world/middleeast/israel-airstrikes-sinai-egypt.html). E anche IC ne ha dato notizia, criticando il modo in cui i giornali italiani ne hanno parlato poco e male (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=69402).
L’Egitto poi ha smentito (https://www.timesofisrael.com/egypt-army-denies-israel-carried-out-secret-airstrike-campaign-in-sinai/), com’era prevedibile, essendo l’aiuto di un esercito straniero sul suo territorio una prova di debolezza, soprattutto se si tratta di Israele che è ancora fortemente demonizzato fra le masse arabe. Israele invece, com’è normale in caso di attività militari non ha smentito né confermato. Ma il quadro è più che verosimile, anche perché dal Sinai sono arrivati alcuni attacchi con razzi sul territorio israeliano e perché esiste una chiara e storica alleanza fra Hamas e le tribù beduine del Sinai che oggi combattono l’esercito egiziano sotto le bandiere dell’Isis, ma sono sempre state il tramite del contrabbando d’armi verso Gaza.
Anche l’ultimo tunnel scoperto e distrutto da Israele al confine meridionale della Striscia conferma questa alleanza. Come forse vi ricordate, partiva dal territorio di Gaza e aveva due sbocchi, uno in territorio israeliano dietro il terminal di Kerem Shalom, che poteva attaccare alle spalle i suoi depositi di merci e carburante per la popolazione di Gaza, i civili che vi lavorano e i militari che vi fanno la guardia (https://www.timesofisrael.com/idf-says-it-destroyed-a-hamas-attack-tunnel-in-southern-gaza/); l’altro ramo sfociava in territorio egiziano e serviva evidentemente agli scambi di armi e uomini con i terroristi del Sinai (https://www.reuters.com/article/us-israel-palestinians-tunnel/israel-says-it-destroyed-gaza-attack-tunnel-under-egyptian-border-idUSKBN1F3079).
L’aviazione militare israeliana ha dunque compiuto dal 2015 almeno un centinaio di missioni contro i terroristi del Sinai. E’ evidente che negli ultimi anni si è saldata una collaborazione militare fra Israele ed Egitto che colpisce anche Hamas, perché esso è nato come la filiale in terra di Israele della Fratellanza Musulmana, la quale è il principale nemico interno del presidente Al Sissi (e con l’Iran una delle due principali forze della lotta terroristica che l’Islam sta conducendo contro l’Occidente, per questo appoggiate entrambe da Obama). Dunque Hamas è un nemico strategico sia di Israele che dell’Egitto, anche se quest’ultimo è intervenuto ogni tanto per cercare, almeno a parole, di favorire la “riconciliazione palestinese, forse nella speranza di disarmare in questa maniera Hamas o per presentarsi alla piazza araba come “difensore del popolo palestinese”.
Da questa breve analisi risulta come la collaborazione fra Israele e almeno uno dei poli del fronte sunnita “moderato” (cioè non rivoluzionario e revanscista come invece sono Turchia, Qatar, Isis) è estremamente avanzato e somiglia a una vera e propria alleanza. L’altro polo è l’Arabia Saudita, con cui i rapporti sono più segreti, ma che condivide con Israele il peggior nemico di entrambi, l’Iran. Queste collaborazioni sono però tenute segrete e magari smentite dai paesi arabi, come se fossero una necessità vergognosa. I governi si rendono conto che Israele è solido e forte e non si lascerà certo distruggere per tutto il futuro prevedibile. Sanno anche che lo stato ebraico è un attore politico razionale, un agente di stabilizzazione nel Medio Oriente devastato da rivolte, guerre civili e dall’imperialismo iraniano. Capiscono infine che la collaborazione sarebbe utile non solo sul piano militare ma anche su quello economico e tecnologico, perché Israele è il solo esempio di sviluppo in un territorio difficile come il loro. Ma non vogliono o non riescono a uscire dalla propaganda di demonizzazione antisemita che hanno seminato ormai da quasi un secolo fra le loro stesse popolazioni. Basta fare un giro sul sito del Memri (memri.org) per trovare innumerevoli esempi di questa orribile propaganda. La pace, la pace vera, sarà possibile solo quando questa scissione fra razionalità politica e militare da un lato e propaganda demagogica e antisemita dall’altro.
Ugo Volli