Riprendiamo da SHALOM gennaio 2018, a pag. 11, con il titolo "Gerusalemme capitale: il trionfo della disinformazione" il commento di Angelo Pezzana.
Angelo Pezzana
Le reazioni alla dichiarazione del presidente Trump all’inizio dello scorso mese di dicembre sul trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme sono l’esempio più recente della pressoché totale disinformazione dei media italiani sulle vicende mediorientali . Israele viene considerata unicamente in funzione della controparte nel conflitto arabo-islamico. Non è un attore con pari dignità degli altri protagonisti, la sua storia viene completamente ignorata, e quando viene rievocata la si falsifica spudoratamente, sostituendola con una islamica grossolanamente inventata. Questa tecnica si sviluppa attraverso diverse fasi.
Le reazioni alla dichiarazione del presidente Trump all’inizio dello scorso mese di dicembre sul trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme sono l’esempio più recente della pressoché totale disinformazione dei media italiani sulle vicende mediorientali . Israele viene considerata unicamente in funzione della controparte nel conflitto arabo-islamico. Non è un attore con pari dignità degli altri protagonisti, la sua storia viene completamente ignorata, e quando viene rievocata la si falsifica spudoratamente, sostituendola con una islamica grossolanamente inventata. Questa tecnica si sviluppa attraverso diverse fasi.
Come i media dipingono i terroristi arabi palestinesi
1. Il passaggio da soggetto a oggetto. Israele non è un paese che da sempre deve difendersi dalle guerre scatenate dai vicini con l’obiettivo della sua distruzione. Che siano guerre, o attentati, stragi o rapimenti, tutto passa in secondo piano, nelle titolazioni predomina la ‘reazione’ di Israele. Chi legge o ascolta, a meno che non conosca in profondità la storia della regione, ricorderà che Israele ha un esercito potente, che vince le guerre con perdite infinitamente inferiori a quelle dei palestinesi. Gaza non viene mai ricordata come un territorio che Israele non ha mai voluto nè amministrare né governare, tanto da averlo restituito, con il risultato di avere un vicino che ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato ebraico. Ma questo non viene mai ricordato, solo le vittime per i media hanno un volto e un nome, entrambi palestinesi. Le ragioni legate alla sicurezza di Israele sono sempre escluse dai servizi giornalistici.
Benjamin Netahyahu
2. Dato che l’obiettivo arabo-islamico non è un futuro di pace tra Israele e i palestinesi, ma la distruzione dell’, sono le rivolte arabe alla dichiarazione di Trump ad avere spazio sui giornali e, soprattutto, nei Tg. Sono le immagini delle manifestazioni, organizzate da Hamas, Hetzbollah e altre forze terroriste a fornire materiale per le riprese, molto più efficaci delle normali scene di vita quotidiana in Israele. Fanno eccezione alcune (poche) interviste anche a israeliani, avendo cura però di scegliere i commenti di giornalisti che scrivono su giornali dell’opposizione, o semplici cittadini ostili a Netanyahu, tanto per essere fedeli alla disinformatzia dominante.
3. Israele ha tutti contro, mentre non è vero, ma ciò che conta è far credere al disinformato lettore/spettatore che se questo è vero (vanno aggiunti Onu e UE) qualcosa vorrà pur dire. La menzogna più grande è il ruolo dell’Iran, opportunamente sbianchettato per nascondere il suo ruolo di leader del terrorismo che mira a impadronirsi degli stati della regione, giocando la carta dell’ , quando gli stati sunniti, non da ieri, hanno iniziato a intrattenere rapporti con Gerusalemme neanche poi tanto segreti. Anche questo viene taciuto, l’Iran viene ricordato per l’accordo di pace – che gli avrebbe permesso di avere l’arma nucleare entro pochi anni – come una atto di giustizia, cancellava le sanzioni, il tutto con la benedizione di Obama e della UE. L’arrivo di Trump ha sparigliato le carte. È vero, c’è stata molta confusione, ma capiamo oggi che le sue mosse inquietano i “cattivi”, mentre vengono apprezzate da Israele, in particolare quella che sceglie la sicurezza, dichiarazioni di plauso che arrivano non solo dal governo, ma anche dall’opposizione non estremista, si veda la dichiarazione del leader del partito laburista Avi Gabbay. L’utopia non paga, il realismo sì. Staremo a vedere come la storia continua, guardando i soliti “esperti” con immutata diffidenza.
Per inviare a Shalom la propria opinione, telefonare: 06/87450205, oppure cliccare sulla e-mail sottostante