IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti: La Memoria da coltivare Dal 21 al 27 gennaio 2018
Testata: Informazione Corretta Data: 29 gennaio 2018 Pagina: 1 Autore: Claudia De Benedetti Titolo: «IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti: La Memoria da coltivare»
IC7 - Il commento diClaudia De Benedetti Dal 21 al 27 gennaio 2018
La Memoria da coltivare
Liliana Segre e Sion Burbea sono i testimoni della Shoah cui dedico il mio pensiero molto affettuoso e deferente in questa giornata che coincide con la fine di una settimana dedicata alla memoria. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 1 novembre 2005, ha decretato il valore universale del 27 gennaio per ricordare le vittime della Shoah. quel giorno, nel 1945, le truppe dell’Unione Sovietica entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, rivelando al mondo l’orrore del genocidio nazista. Documentari, spettacoli teatrali, film, libri, iniziative di ogni genere hanno raccontato in questi giorni quello che, durante la guerra, molti, anche fra gli Alleati, sapevano e finsero di non sapere. Sei milioni di uomini, donne e bambini ridotti a larve, esseri umani ridotti a cenere e dispersi nel vento dal fumo dei camini. Auschwitz è stata la realtà concentrazionaria più grande, campo di concentramento e di sterminio insieme, ce ne sono state tante, tanti altri: Buchenwald, Bergen Belsen, Ravensbruck, Mauthausen, Dachau, Terezin …E in Italia: la Risiera di San Sabba, Fossoli ed anche Forlì. Certo, anche Forlì: l’Albergo Commercio venne adibito dai nazifascisti a campo di concentramento per gli ebrei locali e per i partigiani catturati. Un luogo dove attendere, fra orrende torture, l’ora della deportazione o, in molti casi, della morte. Anche la famiglia di Liliana Segre arrivò lì nel dicembre 1943. Dopo alcuni giorni furono fatti salite su un vagone piombato e trasferiti al carcere di San Vittore, Milano.
Una settimana dopo, dal Binario 21 della Stazione Centrale, un altro treno, un altro vagone bestiame: iniziarono un viaggio che per la gran parte di loro fu senza ritorno: destinazione Auschwitz. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha nominato venerdì 19 gennaio Liliana Segre, Testimone della Shoah sopravvissuta ad Auschwitz, Senatore a vita della Repubblica italiana. “La vita è molto strana, sono così vecchia che purtroppo mi ricordo delle leggi razziste di 80 anni fa. Allora la mia colpa era quella di essere nata. Oggi mi viene riconosciuto come merito” è stato il primo commento di Liliana dopo aver ricevuto la telefonata del Presidente Mattarella. “ È un’onorificenza molto bella, di cui andare orgogliosi – ha aggiunto - ma la mia vita non cambia, continuerò a dare la precedenza alle scuole. Il mio compito è quello di parlare ai ragazzi e non smetterò di farlo”. Da molti anni Liliana dedica il suo tempo e il suo impegno per raccontare alle nuove generazioni la tragedia della persecuzione nazifascista. Ha voluto la nascita del Memoriale della Shoah di Milano, luogo che sorge sul binario 21 da cui lei stessa fu deportata, e ha fatto mettere sul muro all’entrata la parola ‘Indifferenza’ per ricordare ai visitatori che quella fu una delle più grandi macchie della storia del ‘900: l’indifferenza della società civile di fronte al destino degli ebrei e degli altri perseguitati. La Shoah ha significato il massacro degli ebrei per il solo fatto di essere ebrei e Liliana, spiega parlando di se: aveva 13 anni quando il 30 gennaio 1944, assieme al padre Alberto partì dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano e da lì furono deportati ad Auschwitz assieme ad altri 600 ebrei. Tra quelle centinaia di persone, solo 22 tornarono: Liliana era tra loro, il padre fu ucciso ad Auschwitz. Quando parla ai ragazzi ripete sempre: ‘Se almeno uno o due di voi si ricorderà di me, sarò felice’. “ Uno o due di fronte a una moltitudine - commenta - no, non sono ottimista ma comunque questo pensiero mi da la forza di continuare. E conservo sempre la speranza”.
L’auspicio è che l’indifferenza nonostante tutto si sgretoli, che testimoniare gli orrori della Shoah abbia un significato e serva per le future generazioni.” La Presidente UCEI Noemi Di Segni ha commentato: “A nome di tutte le Comunità ebraiche in Italia la commossa accoglienza di questa decisione del Presidente Mattarella per questa importante nomina. Risponde esattamente alla profonda esigenza di assicurare che l’istituzione chiamata a legiferare abbia a Memoria di quanto avvenuto nel passato e sappia in ogni atto associare al formalismo della legge, anche l’intrinseca giustizia e rispondenza ai fondamentali principi etici, in un contesto sempre più preoccupante nel quale l’oblio rischia di divenire legge oltre che fenomeno sociale”. Sion Burbea è scomparso venerdì scorso, era uno dei leader storici, una delle colonne della comunità ebraica di Roma. Una figura che, nel corso della sua lunga e intensa esistenza, ha tracciato un sentiero profondo di impegno, partecipazione, consapevolezza. Una vita consacrata anche alla Memoria, con la sua testimonianza di sopravvissuto al lager di Bergen Belsen che con lucidità ricordava l’internamento a Civitella del Tronto, la detenzione a Fossoli, la deportazione nel campo di sterminio e il 12 settembre del 1945 il ritorno a Tripoli. E come tanti ebrei libici la fuga nel 1967 dopo i terribili mesi di tumulti antiebraici, l’arrivo a Londra, dove risiede il fratello e poi a Roma, dove Sion è stato tra i fondatori del Tempio tripolino di via Veronese. Ruth Dureghello presidente della comunità ebraica di Roma lo ha ricordato così “Sion Burbea ha rappresentato un faro di luce e speranza per la Comunità. Ha dedicato la sua vita a mantenere viva la tradizione ebraica e attraverso la sua leadership ha permesso ai tanti ebrei di origine libica di diventare un esempio positivo d’integrazione. Ci stringiamo intorno alla famiglia in questo momento di grande dolore Sia il ricordo di Sion Burbea di benedizione.
Dal Processo al Re che lasciò passare le infami leggi di ottant’anni fa e il tradimento dei suoi cittadini ebrei italiani, alla Maratona Run for Mem, alla grande iniziativa che coronerà alla Farnesina la presidenza italiana dell’Office for Democratic Institututions and Human Right (OSCE) e farà da preludio alla conduzione italiana per il 2018 dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), le celebrazioni di quest’anno sono state caratterizzate da tre eventi molto diversi tra loro “con il comune obiettivo di monitorare e contrastare i fenomeni di estremismo e razzismo, di cui abbiamo assistito anche di recente a tristi episodi”, ha detto la sottosegretaria alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi. Dopo il successo dello scorso anno si è svolta oggi la Run for Mem. La corsa organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che vuole ricordare la Shoah attraverso i luoghi simbolo di una città e insieme tracciare una strada verso il futuro. Perché in quei luoghi oggi si è tornati a vivere e perché ogni impegno rivolto alle nuove generazioni non può che passare da una solida conoscenza del passato. Degli errori e crimini che furono commessi, ma anche della reazione ad essi che ci ha guidati in una direzione opposta. Un patrimonio da difendere a tutti i costi, anche con t-shirt e le scarpe sportive. Quest’anno l’evento si è svolto a Bologna con due diversi percorsi rivolti ai partecipanti: la corsa sportiva, di dodici chilometri e la corsa stracittadina, di cinque. I partecipanti sono partiti dalla piazza dove sorge il Memoriale fatto realizzare di recente non lontano dalla stazione ferroviaria, per poi arrivare a Porta Lame, dove si trova un monumento in ricordo della battaglia intrapresa il 7 novembre 1944 da partigiani opposti a nazisti; alla Certosa, dove si sono ricordati i partigiani caduti e le vittime della Shoah; allo stadio comunale, per sostare davanti targa posta in memoria dell’allenatore ebreo Arpad Weisz, trucidato ad Auschwitz; alla scuoletta ebraica di via Pietralata, al giardino di Porta Saragozza, dove è stato posto un monumento per i deportati omosessuali nei lager, a via Mario Finzi, dove è posta una lapide per le vittime bolognesi della Shoah, a Piazza Maggiore, con una sosta davanti alla lapide per gli ex deportati ed ex internatiper giungere al traguardo nuovamente nella piazza del Memoriale. Anche quest’anno la Run For Mem si è svolta nell’ambito delle iniziative del Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della Shoah che ha sede a Palazzo Chigi, in collaborazione con la comunità ebraica bolognese. Numerosi gli enti che hanno aderito all’iniziativa, la cui organizzazione tecnica è di competenza di Uisp e Maccabi Italia. Impossibile dimenticare le emozioni della passata edizione, con migliaia di persone raccolte in Largo 16 Ottobre sotto lo striscione della partenza. E in particolare il messaggio rivolto ai partecipanti dall’ospite d’onore, l’ex marciatore Shaul Ladany, che all’orrore e alla morte violenta è sopravvissuto due volte: nei lager nazisti, dove fu imprigionato giovanissimo; e all’azione terroristica palestinese ai Giochi Olimpici del 1972 a Monaco di Baviera durante la quale furono uccisi diversi suoi compagni di squadra. Tante sofferenze cui Shaul non si è mai arreso. Una proiezione costante al futuro. Passo dopo passo, la sfida quotidiana di guardare avanti. La Run For Mem è nata proprio in questo solco ed è la ragione per cui Ladany è stato nuovamente al via, assieme all’ex maratoneta Franca Fiacconi: per affermare il valore inalienabile della vita, che la Shoah cercò di spezzare, per trasmettere a un pubblico il più possibile ampio l’esempio di figure formidabili la cui testimonianza è oggi più che mai necessaria. Sono passati ottant’anni da quando il parlamento e il governo di Mussolini emanarono, e il Re Vittorio Emanuele III, controfirmandole, promulgò le “Leggi per la difesa della razza”, che discriminavano una parte della popolazione italiana. Venivano così annullati i diritti di uguaglianza che un altro Savoia, Carlo Alberto, aveva garantito a tutti gli italiani nel 1848.
In occasione del Giorno della Memoria, uno straordinario evento – in forma di processo – si è proposto di esaminare le responsabilità di quanti firmarono queste pagine infami della nostra storia recente. “La stagione del disonore e delle leggi razziste che nel 1938 infangarono l’Italia, deve lasciare il passo alla stagione dei diritti” ha detto la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Questa è una serata dedicata alla Memoria - ha sottolineato- Memoria di un popolo che si è sempre sentito parte di un Paese, la Memoria di un Paese e delle sue istituzioni; Memoria di una patria, bandiera e identità collettiva”. Le vicende evolutive o involutive di questi legami, ha aggiunto, “sono trascritte e sigillate in alcuni fondamentali testi legislativi ai quali dedichiamo questa particolare rappresentazione teatrale. Perché le parole, i termini, le virgole, come insegnano i giuristi e i giudici, hanno un significato ben preciso”.