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La Stampa Rassegna Stampa
27.01.2018 Che ci fa la Turchia di Erdogan nella NATO?
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 27 gennaio 2018
Pagina: 28
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Medio Oriente, le mosse di Erdogan contrastano con gli interessi della Nato»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/01/2018, a pag.28, con il titolo "Medio Oriente, le mosse di Erdogan contrastano con gli interessi della Nato" la risposta del direttore della Stampa alla lettera di un lettore.
Importante la lettera, che tocca un tema abitualmente ignorato dagli "esperti del giorno dopo", così come  lo è la risposta di Maurizio Molinari.

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Caro Direttore, nei giorni scorsi il presidente turco Erdogan ha ordinato il massiccio bombardamento dell’enclave curda di Afrin. Decine di famiglie del Kurdistan, già decimate dal freddo e dalla fame, sono state massacrate senza neppure potersi difendere da un attacco tanto improvviso quanto vigliacco. Un attacco arrivato dopo che per anni gli stessi curdi sono stati esaltati in Occidente come l’ultimo baluardo alla deriva islamista nella regione. L’unico Paese occidentale che ha protestato sono stati gli Stati Uniti. Trovo vergognoso il silenzio dell’Europa, di Gentiloni e soprattutto di Federica Mogherini. Grazie dell’attenzione.

Luca Conti

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 Caro Conti,
l’attacco militare della Turchia contro i curdi in Siria ha seguito di pochi giorni le rivelazioni sull’accordo fra Ankara e Karthum per inaugurare una base navale sull’isola sudanese di Suakin nonché la cattura da parte dei greci della nave Andromeda, carica di armi provenienti proprio dalla Turchia e destinate alla Libia. Sono tre tasselli di un mosaico ancora in via di definizione ovvero il progetto strategico di Recep Tayyp Erdogan di assegnare alla Turchia una ambiziosa sfera di influenza nei Paesi arabi sunniti sorti in Medio Oriente dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano all’indomani della fine della Prima Guerra Mondiale. Ogni nazione ha diritto a coltivare il proprio interesse nazionale come meglio ritiene, ma nel caso della Turchia la questione si complica perché si tratta di un partner dell’Alleanza Atlantica. E neanche di un partner minore visto che dispone di forze armate seconde, per numero di effettivi, solo agli Stati Uniti. Il punto è che tutte le suddette mosse militari di Erdogan stridono in maniera palese con gli interessi Nato: i curdi che attaccano in Siria sono gli stessi che hanno strappato Kobane a Isis ed espugnato Raqqa, capitale del Califfato, con il sostegno dell’Occidente, così come la base di Suakin schiera Ankara con il Sudan contro l’Egitto interlocutore privilegiato della Nato, senza contare il sospetto invio di armi alle milizie libiche ovvero in un Paese che l’Italia ed altri europei stanno tentando di stabilizzare. Se a questo aggiungiamo il sostegno di Erdogan all’Emirato del Qatar, accusato di sostegno al terrorismo dalle altre monarchie del Golfo, ed ai fondamentalisti di Hamas nella Striscia di Gaza nonché la decisione di acquistare avanzati sistemi anti-missile russi ne esce l’immagine di una potenza regionale assai aggressiva, sempre più disinvolta e soprattutto poco interessata alla coesione atlantica.

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