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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/01/2018, a pag. 13, con il titolo "Nelle roccaforti della rivoluzione dove resiste il sogno di Chavez", l'analisi di Nadia Ferrigo. Il Venezuela, uno dei modelli dei politici grillini, versa in condizioni economiche e sociali pietose dopo anni di malgoverno populista, terzomondista e corrotto. Una lezione da cui ci auguriamo che si possano trarre utili accorgimenti in vista delle elezioni del 4 marzo in Italia. Ecco l'articolo:
La moneta virtuale Il Petro è la nuova criptomoneta, presentata a gennaio dal governo, il cui valore dovrebbe dipendere dalle risorse naturali di cui il Paese è ricco: petrolio, oro, gas e metalli preziosi. Niente più mazzette di banconote che giorno dopo giorno valgono sempre meno, basterà il Carnet de la Patria, tesserina magnetica con dati personali e codice Qr. Comparso per la prima volta lo scorso dicembre, è indispensabile per poter ritirare la clap, provvista alimentare mensile non gratuita, ma a un prezzo controllato dal governo. Anche se tanti raccontano di non aver mai ricevuto nulla, il governo assicura di aver distribuito ai cittadini tesserati 500 mila bolivares come regalo di Natale. Sul Correo del Orinoco - uno dei due giornali di governo in edicola a prezzo stracciato, quaranta volte meno che l’unico di opposizione rimasto - ogni giorno si aggiorna il calcolo dei tesserati. A inizio gennaio erano quattro milioni di persone, una settimana più tardi e dopo l’annuncio di un nuovo bonus, ribattezzato Bono de Reyes perché distribuito il sei gennaio, il doppio. Difficile stabilire quanto e se il numero sia gonfiato, ma certo il regime di Maduro scommette sulla possibilità di trasformare le regalie in voti, contando così il popolo della Gran Misión Vivienda Venezuela, il piano di edilizia popolare inaugurato da Chavez. In dieci anni sono stati costruiti, anche grazie alla collaborazione di Cina e Russia, più di due milioni di alloggi destinati alle famiglie più povere e ai sostenitori della rivoluzione bolivariana. Il Comandante Eterno A vegliare sulla città sono ancora gli occhi di Chavez, che spuntano dai murales per strada e sui muri rovinati dei palazzoni popolari. Ribattezzato «Comandante Eterno», il suo volto e le sue parole trasmesse e riportate all’infinito in ogni occasione ora torneranno anche sui social. In occasione delle elezioni è stato riattivato il suo account Twitter, così da «preservare il pensiero del comandante». A Caracas se ne parla al presente, come se non fosse morto cinque anni fa. Leggenda vuole che fu lui, durante un volo in elicottero, a indicare il punto ideale per costruire Ciudad Caribia: sulla strada per l’aeroporto di La Guardia, a poco meno di un’ora di autostrada dal centro e arrampicata tra le colline che circondano la capitale. Nessuna sbarra all’ingresso, ma l’esercito controlla chi entra e chi esce da questo microcosmo di palazzine semplici ma ordinate, una piazzetta, giochi per i bimbi e uno stadio per il baseball ancora in costruzione. C’è tutto, anche l’idea di costruire un’Università, tranne la possibilità di lavorare. Esclusa qualche estetista che lavora in casa e un paio di bancarelle di gallette e dolciumi, le oltre 100 mila persone che hanno ricevuto un appartamento dal governo vivono tra impieghi saltuari e la clap. Chi come Jennifer Amorez, 40 anni e una figlia di 20 che ha cresciuto sa sola, ha un lavoro come segretaria in città, deve prendere una navetta: ogni viaggio sono 700 bolivares. Dieci volte meno dei servizi di autobus cittadini, anche se di mese in mese il prezzo del biglietto cambia con l’inflazione e una corsa in metro sta ancora a 16 bolivares. «Non avevamo una casa, ma una baracca a Petare, con il pavimento di terra. Da quando Chavez mi ha dato questa casa, la mia vita è cambiata: ho trovato un posto sicuro dove crescere i miei figli». Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante |
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