La storia di Ernö Erbstein, ebreo geniale Commento di Mattia Feltri
Testata: La Stampa Data: 25 gennaio 2018 Pagina: 1 Autore: Mattia Feltri Titolo: «L’ebreo geniale»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/01/2018, a pag.1 l'analisi di Mattia Feltri dal titolo "L’ebreo geniale". Un plauso a Mattia Feltri, in poche righe un ricordo della Shoah attraverso la vita di un uomo indimenticabile.
Mattia Feltri
Dopodomani sarà il Giorno della Memoria, in cui si ricorderanno le vittime della Shoah. Qualcuno è già al lavoro: a Milano deturpata una pietra d’inciampo, ad Arezzo divelta la stele commemorativa. Qui, a proposito di memoria, ci è venuto in mente Ernö Erbstein, ebreo ungherese nato a Nagyvárad nel 1898. Amava il calcio. Gli dicevano di lasciar perdere perché gli ebrei sono una razza inferiore, anche muscolarmente. Se ne fece un cruccio. Ebbe una carriera di calciatore che concluse in Italia; intanto studiò la tattica, le applicazioni fisiche e psicologiche. Diventò un allenatore rivoluzionario. Portò in tre anni la Lucchese dalla C al sesto posto in A. A Lucca, città solidamente fascista, fu sorpreso dalle leggi razziali.
La squadra del "Grande Torino". A sinistra in piedi, Ernö Erbstein
Alle figlie fu impedito di andare alle scuole pubbliche. Il presidente del Torino, Ferruccio Novo, lo ingaggiò, e le figlie furono iscritte in una scuola privata. Col Toro fece un anno e arrivò secondo. Nel ’39 capì che l’aria era troppo pesante. Novo lo aiutò. Grazie alle sue conoscenze gli organizzò il viaggio verso l’Ungheria. Lì, nel ’44, i nazisti lo rinchiusero in un campo. Riuscì a fuggire appena prima di essere trasferito ad Auschwitz. La moglie e le figlie si salvarono coi passaporti svedesi del leggendario Raoul Wallenberg, un Giusto fra le nazioni che nel ’45 fu arrestato dai russi e morì forse fucilato dal Kgb. A fine guerra, Novo riabbracciò il suo allenatore. E Erbstein costruì il capolavoro: la squadra più forte del mondo, il Toro di Valentino Mazzola. Coi suoi ragazzi, morì a Superga.
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