E’ estremismo questo? Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: Benjamin Netanyahu
Uno dei luoghi comuni più diffusi nel mondo diversamente antisemita, o se volete antisionista con juicio, è che sì, vabbé, lo stato di Israele bisogna accettarlo (ma magari non le “colonie”) e però il suo governo bisogna criticarlo, anzi combatterlo, perché è “estremista”, incapace di compromessi, magari anche “messianico” (qualunque cosa questa parola voglia dire nella politica contemporanea), e naturalmente “razzista”.
Lasciamo da parte il fatto che i diversamente antisemiti queste cose le hanno sempre dette di qualunque governo di Israele, incluso Rabin, accusato a suo tempo dalla sinistra di voler far spaccare le ossa ai poveri manifestanti arabi, che pretendevano solo di giocare un po’ all’intifada. Di Haaretz, il giornale palestinista scritto in lingua ebraica, a cavallo com’è fra diverso antisemitismo e proprio antisionismo, si è detto che l’ultimo governo che ha appoggiato davvero è quello di Alan Gordon Cunningham, generale britannico e ultimo Alto Commissario per il Mandato della Palestina, fra il 1945 e il ‘48.
Il punto è un altro, e cioè che questa valutazione è totalmente sbagliata. Vi faccio oggi un esempio recente che mostra la duttilità non ideologica, il senso concreto delle relazioni politiche, perfino una certa spregiudicatezza della politica estera del governo israeliano, che è retta da Netanyahu sia come primo ministro sia come facente funzioni di ministro degli esteri. E’ il caso delle relazioni diplomatiche con la Giordania. Come forse vi ricordate, da circa un anno c’era una crisi grave, che aveva portato alla chiusura dell’ambasciata israeliana in Giordania. All’origine vi sono due incidenti. (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/240927)
Nell’ultimo, avvenuto a luglio 2017, un falegname giordano ha attaccato un agente di sicurezza che serviva nell'ambasciata israeliana ad Amman. L'attacco, avvenuto nella casa del funzionario adiacente all'ambasciata, è avvenuto mentre dei mobili venivano trasferiti nell’abitazione: uno dei due lavoratori giordani che spostavano i mobili è riuscito ad arrivare alle spalle dell’agente e l'ha pugnalato con un cacciavite. L’israeliano ha reagito sparando e due giordani sono stati rimasti uccisi nell'incidente, uno dei quali era il terrorista, l’altro il padrone di casa che non c’entrava. L’agente dell’ambasciata, protetto dall’immunità diplomatica, è stato portato in Israele per le cure, lodato per la pronta risposta ed è stato anche ricevuto da Netanyahu. (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/232869)
Nel caso più vecchio un giordano di nome Raed Zeiter è stato colpito nel 2014 al valico di frontiera di Allenby tra Israele e Giordania. Tutto è iniziato quando Zeiter ha tentato di strappare la pistola a un soldato di guardia, che si è difeso sparando al terrorista e uccidendolo. Non è chiara l’origine dell’aggressore; la Giordania ha affermato che fosse un magistrato, mentre l'Autorità palestinese ha dichiarato che avesse vissuto in Samaria fino al 2011. (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/178313)
E' una soluzione perfettamente analoga a quella usata un paio d'anni fa per risolvere la crisi con la Turchia sulla flottiglia della Mavi Marmara, in cui i militari israeliani che erano saliti sulla nave per prenderne il controllo come prevede il diritto internazionale in caso di blocco navale furono aggredditi e feriti e i loro compagni per salvarli dovettero espugnare la nave con le armi, uccidendo una decina di terroristi turchi. Anche in questo caso ci fu il pagamento di una somma alle famiglie e l'espressione di rincrescimento e la Turchia rinunciò a processare i militari coinvolti. (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/report-israel-paid-20m-to-turkey-as-compensation-for-mavi-marmara/2016/10/02/)
Se vi ricordate, un'analoga flessibilità fu usata per chiudere la crisi dei metal detector sul Monte del Tempio, l'estate scorsa, che Israele aveva tutte le ragioni di mettere dopo l'attentato contro i poliziotti compiuto da terroristi islamici con appoggi nella moschea di Al Aqsa; ma che Netanyahu decise di sostituire con altri sistemi tecnologici, per togliere pretesti alla mobilitazione. (http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Israel-removes-Temple-Mount-metal-detectors-that-enraged-the-Muslim-world-500663). Molte persone, anche molti amici allora hanno protestato contro il "cedimento", ma Bibi aveva ragione, non ha perso la faccia e ha fatto sì che si spegnesse un possibile incendio.
Aggiungo ancora che Netanyahu ha accettato di ricevere la settimana prossima il ministro degli esteri tedesco Sigmar Gabriel (https://www.israelnationalnews.com/News/Flash.aspx/409136), cosa che aveva in passato rifiutato di fare per i contatti presi dallo stesso Gabriel in Israele con organizzazioni vicine al terrorismo. E' insieme a quella svedese, il ministro degli esteri più antisraeliano d'Europa, che non è facile: di recente ha parlato di nuovo di "apartheid" israeliana, come vi ho raccontato (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=69009). Ma Bibi gli parlerà, come ha parlato di recente con gli altri due nemici europei, Macron e Mogherini. Perché magari qualche accordo parziale è possibile, o si possono capire le prossime mosse del fronte anti-israeliano e cercare di prevenirle. Vi sembra un atteggiamento "estremista", "intollerante" o addirittura "messianico". A me no, a me sembra buona politica, capace di farsi rispettare ma pragmatica, con fini chiari e mezzi elastici. Anche per questo Israele oggi, al di là della propaganda, è rispettato da tutti coloro che contano nel mondo e ha rapporti costruttivi anche con avversari strategici come la Russia.