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Succede a Bologna 23/01/2018

Cari Amici di I.C., mi permetto di importunarVi a proposito della vicenda di una giovane laureata musulmana, di origine marocchina, praticante avvocato che, nei giorni scorsi, si è presentata ad una udienza presso il nostro (di Bologna) Tribunale amministrativo col capo coperto, hijab, secondo le direttive della sua religione. Invitata dal Presidente di turno a togliersi il foulard perché le disposizioni in materia impongono che in quei luoghi si vada a capo scoperto, l'aspirante giurista si è rifiutata. All'osservazione del magistrato Lei deve adeguarsi alle tradizioni e usanze italiane, altrimenti esca, ha preferito uscire. Espressione non felice quella del giudice -non si tratta solo di "Italia", ma di valori che dovrebbero essere condivisi, non solo nel nostro Paese-, ma l'intento era sacrosanto. Naturalmente tutto è rientrato. Tante scuse all'interessata che potrà andare in udienza conciata come le pare. E magari il giudice si prenderà una lavata di capo per lesa maestà islamica. Bufera generale, pure sui social net work. In particolare su facebook, dove l'incauta sottoscritta ha provato, senza alcun successo, a controbattere al dogma imperante che il velo islamico non c'entra nulla con la sottomissione della donna, che è un'usanza, come le contadine di 50 anni fa (?), che è un simbolo religioso come crocifisso al collo e kippah (???), che va benissimo se liberamente scelto. E chi siamo noi per imporre questo e quello? Una ridda di reazione sdegnate. Ma questa gente dove vive? Solidarietà pelosa all'aspirante avvocata da un'associazione giovanile di categoria(!) e, quel che è più grave, pomposo comunicato stampa addirittura del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Bologna, che è un capolavoro di piaggeria verso chi si è deciso essere il più forte. E desiderio corporativo di dare addosso al…giudice. Solidarietà ribadita alla giovane "collega". Collega? E' solo una praticante, iscritta nell'apposito registro tenuto dal Consiglio dell'Ordine, ma ancora "collega" non è; o è nato un altro modo per superare l'esame di Stato, da sostenersi previa acquisizione di due anni di pratica? Dello stesso tono la dichiarazione dell'Università di Modena e Reggio, in cui la giovane laureata, abile e furba non c'è che dire, svolge in proprio praticantato. Praticantato ritengo, per esperienza diretta, non così faticoso come quello che si svolge in un normale studio legale privato. In grado quindi di lasciare tutto il tempo per un'approfondita militanza, già in corso. Infine la solidarietà davvero nauseante da parte della stampa locale. Ovvio che la nostra "avvocata" si è presentata in udienza, il giorno dopo i fatti, stavolta presso il nostro Tribunale civile, bardata di tutto punto e intesa a dare battaglia e giungere perfino davanti al Consiglio di Stato per l'abolizione della norma che impone il capo scoperto nelle udienze. Bon. Mi rendo conto che, di fronte ai gravi problemi che riguardano i rapporti dei Paesi democratici -o che almeno tali dovrebbero essere- col mondo musulmano, tutto ciò sia piccola cosa, che ha avuto la conseguenza di isolare un magistrato impulsivo magari, ma onesto, e dare pubblicità e sostegno ad un'attivista piantagrane di cui non si sente certo il bisogno; tuttavia è dalle piccole vicende che si può dedurre la tenuta demcratica di un Paese, dei suoi cittadini e delle sue istituzioni. Grazie per l'attenzione e un cordiale Shalom.

Mara Marantonio

Gentile Mara,
Quanto accaduto a Bologna non è una piccola cosa, è lo specchio della società che stanno costruendo in Italia e, allargandoci, in tutta Europa. Un'islamizzazione che sta avendo successo grazie alla pusillanimità della maggior parte di magistrati, politici, giornalisti e di tutti coloro che hanno un peso in questo nostro povero mondo svenduto. Ho letto che la praticante musulmana, furbacchiona davvero, ho ricevuto anche la solidarietà dell'"assessora", (mi scuso ma non riesco a scrivere questi sostantivi ipocritamente femminizzati che sono un insulto alla lingua italiana) quindi parlerò di assessore regionale alle pari opportunità, Emma Petitti la quale ha detto: "La mia solidarietà ad Asmae Belfakir, la giovane avvocatessa allontanata dal giudice dall’aula del Tar di Bologna... solo perché indossava il velo..... L’articolo 19 della nostra Costituzione lo dice chiaramente: "Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume’. Per cui Asmae non ha violato alcuna legge..... Sarà mia premura seguire gli sviluppi della vicenda". Ecco quindi che la praticante è diventata avvocato ( avvocata o avvocatessa)in men che non si dica. La ragazza ha fatto un'ottima mossa (forse suggerita da qualcuno, chissà), ha piagnucolato, ha creato lo scandalo, assicurandosi una facile carriera e naturalmente il giudice sarà quello che pagherà il suo gesto istintivo. Mi spiace per lui, mi dispiace per l'Italia e per l'Europa per cui ormai sarebbe il caso di recitare un Kaddish o un Requiem, a scelta.
Un cordiale shalom


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