Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/12/2018, a pag. 25, con il titolo "Auschwitz, le lacrime degli studenti italiani: 'Racconteremo tutto' ", il commento di Claudia Voltattorni.

Al centro, la ministra Valeria Fedeli ad Auschwitz
Auschwitz «La cosa più grave è l’oblio, dimenticare che tutto questo sia accaduto». Franco, 17 anni, quarto anno al liceo Galvani di Bologna, al ritorno dalla Polonia organizzerà un incontro in assemblea dal titolo «Noi abbiamo visto»: «Ora il nostro dovere è ricordare e raccontare». Lo stesso faranno Rita, Claudia, Marco, Nicola, Gloria, quarto anno liceo artistico Giovanni Paolo II di Maratea: «Per il 27 gennaio monteremo un video con tutto quello che abbiamo visto e quello che abbiamo ascoltato». Hanno ancora gli occhi lucidi. Sono appena usciti da uno dei blocchi del campo di Auschwitz, quello con tutti gli oggetti sequestrati agli ebrei appena deportati. Pentole, spazzole, valigie, scarpe, vestitini da bambini, e tutto ciò che ognuno si era portato in questo viaggio senza ritorno. «Vederlo dal vivo — dice Claudia — non è come leggerlo sui libri: terribili i capelli tagliati alle donne uccise e usati per fare uniformi».

Noemi Di Segni, presidente Ucei
Ecco il senso del Viaggio della memoria che anche quest’anno il ministero dell’Istruzione con l’Ucei (l’Unione delle comunità ebraiche italiane) ha voluto organizzare portando a Cracovia, Birkenau e Auschwitz oltre cento ragazzi delle scuole superiori da tutta Italia. Con loro anche due bimbe di terza media di S.Anna di Stazzema, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e una delegazione di rom e sinti. «Bisogna conoscere il male per debellarlo — spiega la ministra Valeria Fedeli dentro la sinagoga di Cracovia —: quello che è successo continua a riguardarci, esercitare la Memoria serve perché oggi cose così non si ripropongano più». Perciò, proprio dentro la sinagoga, la ministra ha rinnovato il protocollo con l’Ucei e la presidente Noemi Di Segni affinché nelle scuole si continui a parlare di Shoah. «Ancora oggi — dice Di Segni — non possiamo non chiederci perché, ci deve essere la trasmissione della Memoria viva, un percorso che si comprende solo quando si fa, l’odio si previene con la cultura». E restano ammutoliti i ragazzi quando Andra Bucci, oggi 79 anni, bimba sopravvissuta ad Auschwitz con la sorella Tatiana (i tedeschi le scambiarono per gemelle e le salvarono perché potenziali cavie di esperimenti medici), racconta del suo arrivo nel campo e del suo tatuaggio che mostra sul braccio: «Non l’ho mai voluto togliere, e anche se lo facessi rimarrebbe per sempre, anche senza quel numero non sarei mai libera». Qui, spiega lo storico Marcello Pezzetti, accompagnatore del gruppo e direttore della Fondazione Museo della Shoah di Roma, «c’è stata l’eliminazione studiata a tavolino del più alto numero di persone, una fabbrica della morte, né più né meno». E nel gelido silenzio del campo innevato, ogni ragazzo posa una pietra vicino al grande forno crematorio di Birkenau.
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