Europa 2018: i problemi che coinvolgono Israele e gli ebrei
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Per rendersi conto di ciò che affronteremo nel 2018, è utile redigere un inventario, anche parziale, dei problemi che riguardano Israele e gli ebrei nei paesi dell’Europa occidentale e l’Unione europea.
Il più urgente rimane la diffusa demonizzazione di Israele.
Sondaggi in nove paesi europei ci dicono che la maggioranza dei cittadini condividono l’affermazione “ ciò che lo Stato di Israele fa oggi ai palestinesi non è di fatto diverso da quanto hanno fatto i nazisti agli ebrei nel Terzo Reich”; e anche “ Israele conduce una guerra di sterminio contro i palestinesi”.
Le statistiche rivelano che sono d’accordo il 38%, in Polonia addirittura il 63%. Queste condivisioni dei cittadini europei rivelano l’esistenza di profondi pregiudizi.
In Germania sono stati effettuati sette sondaggi dal 2004 al 2015, in questo ultimo anno il 41% dei tedeschi ritiene il comportamento di Israele uguale a quello dei nazisti. In un continente, dove la Germania ha avuto così tanti collaborazionisti nei paesi occupati, il governo israeliano ha il pieno diritto di chiedere conto a questi governi della loro demonizzazione.
In diversi paesi europei l’antisemitismo si sta diffondendo, insieme a una informazione che attribuisce poca importanza al ruolo dei musulmani in quanto a aggressioni e diffusione di odio contro ebrei e Israele, impedendo che questo aspetto dell’antisemitismo venga riconosciuto pubblicamente.
Oggi esistono molti studi che dimostrano come il livello dell’antisemitismo fra gli immigrati musulmani e i loro discendenti sia decisamente più alto di quello espresso dalle popolazioni autoctone. In questo secolo, l’uccisione di ebrei in Europa occidentale da parte di musulmani ha avuto motivazioni ideologiche.
Uno studio pubblicato nel settembre 2017 in Inghilterra ha rivelato come il 12.6% dei musulmani è fortemente antisemita, mentre la popolazione nel suo insieme lo è del 3.6%.
Nei confronti di Israele l’ostilità pregiudiziale verso Israele dei musulmani in GB è del 34.7% contro il 9% della popolazione.
In Germania, una ricerca recente fra i rifugiati da Siria e Iraq indica un antisemitismo e posizioni contro Israele più forte della popolazione locale.
L’afflusso indiscriminato di musulmani in Europa significa aprire le porte a un numero sempre più alto di antisemiti.
L’Unione Europea ha adottato alcune misure per definire antisemitismo e anti-israelismo secondo la definizione della IHRA (International Shoah Remembrance Alliance). Le dichiarazioni della UE sul conflitto israelo-palestinese, spesso esprimono valutazioni pregiudizialmente anti-Israele. Se ne deduce che più la UE è debole, meglio sta Israele.
In Germania, la situazione in generale si è fortemente deteriorata negli ultimi due anni a causa della irresponsabile politica di apertura ai rifugiati della Cancelliera Angela Merkel. Nelle elezioni del settembre 2017 i voti ai due maggiori partiti, i cristiano-democratici (CDU) e i social-democratici (SPD), sono scesi al livello più basso dal 1949. In queste elezioni, il partito AfD di destra e anti-islamico è diventato il terzo partito tedesco, senza avere un preciso programma politico e una leadership orientata verso la destra estrema.
Ebrei e Israele hanno più da preoccuparsi della Germania del 2018 che non di quella del 2015.
In Inghilterra c’è stata una esplosione di antisemitismo nel partito laburista. Non è improbabile che il governo conservatore possa cadere nel 2018 a causa dei problemi causati dalla Brexit. Il leader laburista Jeremy Corbyn, per molti aspetti antisemita - ha chiamato Hezbollah e Hamas suoi amici - possa vincere le prossime elezioni.
In Francia, la situazione per gli ebrei può essere definita ‘negativamente stabile’. Nelle elezioni presidenziali del 2017, due candidati, Marine Le Pen dell’estrema destra e Jean-Luc Melenchon,estrema sinistra, hanno avuto sommandoli il 40% dei voti. Entrambi hanno negato che la Francia sia responsabile degli estremi atti criminali avvenuti durante il regime di Vichy. Un grande passo indietro, dopo che l’attuale presdidente Emmanuel Macron e tre suoi predecessori hanno ammesso questa responsabilità.
Partiti di estrema destra hanno assunto in questo secolo un ruolo più significativo in diversi paesi europei. Il terrorismo musulmano li ha rafforzati. Questi partiti, nel caso di una loro partecipazione al governo, assumono posizioni ufficiali moderate, come è avvenuto al partito di destra FPO entrato a far parte del governo austriaco alla fine del 2017.
La Svezia rimane un paese problematico sia per gli ebrei che per Israele. Uno degli incidenti più gravemente antisemiti in Europa durante il 2017 è avvenuto a Goteborg, la seconda città svedese. La sua sinagoga è stata attaccate con bombe molotov durante una cerimonia; un altro attacco simile è successo a Malmoe, la terza città svedese, considerata spesso la capitale dell’antisemitismo europeo. Gran parte degli aggressori erano musulmani. Dopo l’assalto di Goteborg, il Primo Ministro svedese Stefan Lofven, obbligato dalle circostanze, ha dovuto condannare l’antisemitismo, citando persino il ruolo avuto dagli immigrati.
In Olanda la situazione verso antisemitismo e Israele è come sempre meno grave che nei paesi citati. Eppure nel 2017 è risultato più chiaro che nel passato che la polizia e il potere giudiziario funzionano in maniera meno efficace quando accadono attacchi antisemiti.
In Svizzera, le Comunità ebraiche si devono confrontare con un problema particolare: le autorità si sono accorte che le istituzioni ebraiche sono un obiettivo per il terrorismo. Ciò malgrado si rifiutano di accollarsi il pagamento delle misure di sicurezza, mentre avviene il contrario con altre istituzioni non ebraiche, una politica chiaramente discriminatoria.
Questo elenco incompleto può però essere un utile strumento per le autorità israeliane e le organizzazioni internazionali ebraiche, per affrontare le iniziative del 2018.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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