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Deborah Fait
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Stragi dimenticate: Mumbai 2008 20/01/2018

Stragi dimenticate: Mumbai 2008
Commento di Deborah Fait

a destra: Mumbai, Bibi con Moshe
al Centro ebraico

Moshè ha oggi 11 anni, ne aveva 2 quando i terroristi entrarono nel Centro ebraico di Mumbai per uccidere. I particolari emersi dopo l'attacco furono spaventosi, i medici che avevano esaminato i corpi hanno raccontato di evidenti segni di torture: "tra tutte le vittime, quelle israeliane hanno subito le peggiori violenze e- hanno aggiunto- erano talmente straziati che non è possibile raccontarlo ". 
In quell'attacco terroristico Israele fu il paese più colpito dopo l'India. Nove vittime, nove ebrei torturati dopo essere stati immobilizzati, e infine uccisi. Rivka la mamma di Moshè è morta urlando il nome del figlio, non poteva sapere che si sarebbe salvato grazie a Sandra, la tata indiana. Lei e il bambino erano al piano di sotto, sentite le urla, non sapendo cosa stesse accadendo, Sandra ha preso Moshe in braccio ed è scappata in strada dove furono presi in consegna dalle forze di sicurezza indiane.
Il capo pakistano dei terroristi, autore della strage, Azam Amir Kasab, 21 anni, ha detto di avere avuto una missione speciale, colpire gli israeliani per vendicare i palestinesi. Il rabbino Gavriel e la moglie Rivka sono stati ammazzati in momenti diversi, lei fu trovata col corpo straziato coperto da un tallit (lo scialle rituale) con cui Gavriel l'aveva coperta prima di essere legato, torturato e massacrato a sua volta. Dopo la strage, i terroristi distrussero tutto quello che trovarono nella Narriman House. 
Ricordo ancora con dolore il giorno dei funerali in Israele, decine di migliaia di persone, tutta Israele avrebbe voluto esserci, il piccolo Moshè era in braccio al nonno e gridava piangendo "Ima Ima, Mamma, Mamma". Era piccolissimo ma aveva capito. Sandra, la tata indiana che lo aveva salvato, ricevette la cittadinanza israeliana appena scesa dall'aereo che l'aveva portata in Israele ed è rimasta con Moshè fino ad oggi. 
Quando Benjamin Netanyahu decise di recarsi in India ( viaggio di grande successo da cui è appena tornato), telefonò al piccolo Moshè per dirgli "Quando andrò a Mumbai ti porterò con me". Così ha fatto, ha mantenuto al promessa e insieme a Moshè, la sua tata Sandra e i nonni, sono andati a visitare la Nariman House, completamente rinnovata. Moshè ha letto una benedizione per i suoi genitori, due persone pie e bellissime che si occupavano di un orfanotrofio di 6000 bambini indiani, il cui centro era un punto di riferimento per gli ebrei indiani e per i turisti di qualsiasi fede fossero. Tutti trovavano presso il centro Lubavitch di Gavriel e Rivka un piatto caldo, un letto per riposare e una parola buona. Gabi e Rivki, come venivano chiamati da amici e parenti sono ricordati ancora dopo anni, alla commemorazione un rabbino disse "Noi Popolo ebraico viviamo nella luce e non ci fermeremo". 
Qui di seguito pubblico quello che scrissi subito dopo il massacro, nel 2008: "Gabriel e Rivka avevano 29 e 28 anni, lui rabbino e lei, sua moglie, condirettrice del Centro Chabad di Mumbai, erano i genitori di Moshe, un bambino di due anni che, dopo il massacro, è stato consegnato ai nonni arrivati da Israele. Ho ancora davanti agli occhi l'immagine della mamma di Rivka alla notizia dell'attacco terrorista di Mumbai, ho davanti agli occhi le sue mani che accendono le candele per pregare per la figlia e per il genero assassinati, per il nipotino rimasto orfano e per tutti gli ebrei in pericolo di vita.

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Gli ebrei, ovunque si trovino, sono sempre in pericolo di vita, i nazisti si sono trasformati nei fondamentalisti islamici, quelli che invece di Heil Hitler urlano oggi Allahhu Akhbar e che hanno un unico sogno, ammazzare ebrei e eliminare Israele. Le mani della mamma di Rivka tremano, la voce trema ma prega prega prega per un miracolo cui lei stessa non crede. Altre voci nella stanza rispondono Amen, quasi gridando per non piangere. La scena successiva di questo film dell'orrore non ci mostra piu', per rispetto, questa mamma distrutta ma il marito, il papa' di Rivka, nonno di Moshe, che prende il bambino dalle braccia della nanny indiana, Sandra, che lo aveva salvato, e gli sorride tra la barba bianca. Ha gli occhi sereni e innocenti, quel nonno, occhi di chi sa pregare e credere nell'impossibile. Rav Gabriel e Rivka Holzberg, Gabi e Rivki, erano in India da 5 anni per dare aiuto a tutti, agli ebrei lontani da casa ma anche agli indiani poveri e bisognosi di un sostegno, di una parola, di cibo. I terroristi pakistani li hanno catturati, legati insieme ad altri sette ebrei e, dopo averli torturati, li hanno uccisi. 
Un membro di Zaka, l'organizzazione che si e' recata in India per il recupero e il riconoscimento delle salme, ha detto che i corpi erano avvolti negli scialli da preghiera, un atto di pietà e di amore di chi fu ucciso per ultimo. Uno di essi, Bentzion, un giovane di Bat Yam in viaggio in India, fu trovato abbracciato alla Tora' e riverso sul Libro coperto di sangue.
Il centro ebraico era uno degli obiettivi dei terroristi arrivati per fare strage di americani, inglesi e israeliani, l'unico superstite del gruppo islamico ha rivelato che il loro scopo era far saltare il Taj Mahal e il centro Chabad e fare almeno 5000 morti. Il suo nome maledetto è Azam Amir Kasab, ha 21 anni e ha dichiarato che l'attacco aveva come scopo principale l'uccisione di israeliani per punirli delle atrocita' contro i palestinesi e gia' che c'erano hanno voluto allargare la punizione al Grande Satana, l'America, e ai Crociati, l'Europa. 
Una grande orgia di morte. Avevano armi sufficienti per superare il numero delle vittime fatte dai loro fratelli assassini a New York, l'11 settembre. 5000 morti! 
Come puo' una mente che non sia satanica pensare di ammazzare tanti esseri umani per puro odio. Sono riusciti ad ammazzarne 195, quasi tutti personale degli alberghi, quasi tutti indiani e, ciliegina sulla loro torta fatta di odio e di schifo, nove ebrei. Un successone.
Il giorno dopo il massacro, a Roma, manifestanti filopalestinesi sono andati in corteo urlando "Israele assassina, giù le mani dalla Palestina". Slogan ignobili che si conclusero a Piazza Venezia. Erano arrivati a Roma da ogni parte d'Italia per festeggiare il massacro, per dare sfogo al loro odio, incuranti della figuraccia terrificante che stavano facendo, senza pieta' per l'orrore commesso dagli amici dei loro amici, infami, cuori di pietra e cervelli annebbiati dal loro stesso odio. 
Brutta gente, brutta brutta gente."

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Deborah Fait 
"Gerusalemme, capitale di Israele, unica e indivisibile"


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