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Richard Nixon e Israele
Richard Nixon non ebbe mai grande simpatia per gli ebrei e perciò anche per Israele in quanto Stato ebraico. Tuttavia, Israele interessava Nixon perché pedina fondamentale della politica americana nel Medio Oriente in opposizione a Mosca e agli Stati arabi foraggiati dall’Unione Sovietica. Il presidente americano non era estraneo ai più vieti luoghi comuni antisemiti, anche se si guardava bene da farne uso davanti a Henry Kissinger, che gli fu prima consigliere per la sicurezza nazionale, poi segretario di Stato. Tuttavia, era dotato di un formidabile realismo che condivideva con Kissinger. Quando, nel 1967, ancora senatore repubblicano, Israele sbaragliò la coalizione araba, dietro la quale vi erano i sovietici, ne fu profondamente soddisfatto, perché dietro la sconfitta araba v’era soprattutto la sconfitta politica e diplomatica di Mosca. La sua visione del Medio Oriente, in cui Washington svolgeva un ruolo fondamentale, prevedeva un progressivo indebolimento della posizione sovietica, sia in ragione delle conseguenze politiche della vittoria di Israele, sia per l’evidente fase di declino dell’Unione Sovietica a livello di prestigio internazionale e, nello stesso tempo, per la crisi sempre più acuta della sua economia. I contenuti dei colloqui tra Kissinger e Dobrynin dimostravano certamente la volontà delle due potenze di mettere in atto una distensione, ma in particolare, dietro l’apparente rigidità delle posizioni sovietiche, un desiderio di giungere ad una definizione delle relazioni tra i due paesi, che permettesse a Mosca di tirare il fiato. È indiscutibile che, dietro la sicurezza delle posizioni americane e l’evidente difficoltà dei sovietici di tener testa al rafforzamento della presenza di Washington a livello globale e, nel nostro caso, nella regione mediorientale, vi fosse la cruda sconfitta degli arabi nel 1967 e l’umiliazione politica di Mosca. Quando, nel 1969, Nixon divenne presidente degli Stati Uniti, aveva ben presente che il 1967 aveva dato agli Stati Uniti, grazie a Israele, una posizione egemonica nel Medio Oriente. In una pagina delle sue memorie scrisse: “Noi siamo a favore di Israele perché Israele, a nostro avviso, è il solo stato nel Medio Oriente che difende la libertà ed è un effettivo oppositore dell’espansione sovietica”. Il secondo motivo addotto da Nixon è certamente il più probante, anche se – sempre nelle sue memorie – il presidente americano si difese da chi lo dichiarava antisemita: “Questo modo di pensare si è così radicato che molti giungono al corollario secondo il quale non essere a favore di Israele è come essere anti-israeliano, o anche antisemita”. In realtà, la storia ha poi dimostrato che Nixon, anche grazie ai preziosi consigli di Kissinger, era a favore di Israele, anche se non alieno, come si è detto, da pregiudizi antisemitici. Era un realista senza se e senza ma, e aveva una visione molto chiara dello scacchiere internazionale, dei punti di debolezza di Mosca e delle prospettive che si andavano aprendo agli Stati Uniti. La guerra dello Yom Kippur del 1973 fu la cartina di tornasole dell’atteggiamento di Nixon verso Israele. Nel pomeriggio del 12 ottobre Nixon venne a sapere che Israele scarseggiava di munizioni di ogni tipo, mentre gli aerei sovietici scaricavano ingenti quantità di mezzi nelle capitali arabe. Nixon si rese conto che una sconfitta di Israele sarebbe stata catastrofica per la politica americana nel Medio Oriente. In un altro suo libro di memorie, Nixon scrive che, poiché i paesi arabi avevano imposto l’embargo petrolifero contro gli Stati Uniti, il Dipartimento della Difesa riteneva che aiutare Israele avrebbe comportato la rottura delle relazioni con gli arabi e perciò un grande vantaggio per l’Unione Sovietica. Alla fine, il Dipartimento della Difesa decise di inviare tre aerei con carichi di armi per Israele. Quando Nixon lo seppe, restò di stucco. “Quanti C-5As abbiamo?”, chiese a Kissinger. “Circa trenta” rispose il segretario di Stato. “Perché soltanto tre”, chiese di nuovo Nixon. Kissinger rispose che il Pentagono riteneva che fossero sufficienti. Il presidente rispose che era lui a decidere e disse a Kissinger: “Usiamo tutti quelli che abbiamo. Dì loro di mandare tutto ciò che può essere inviato per via aerea”. La decisione di Nixon fu decisiva per la vittoria di Israele in un momento critico della guerra dello Yom Kippur. Sia lode a Richard Nixon.
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