Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 19/01/2018, a pag. 21, la breve "La Casa Bianca frena Netanyahu sul trasferimento dell'ambasciata"; a pag. 23, con il titolo "Terra Santa, la pace passa dai giovani", il commento di Enrico Lenzi.
Il primo articolo di Avvenire che riprendiamo è ben fatto, per una volta non si tratta della solita velina contro Israele. Con il secondo invece torniamo alla normalità: il pezzo di Enrico Lenzi è un condensato di appelli alla pace e ai buoni sentimenti, oltre che un inno all'incontro e alla comprensione. Manca soltanto un "dettaglio": la violenza e il terrorismo palestinese, da sempre vero ostacolo alla pace. Perché i buoni sentimenti - qualunque cosa possa scrivere Avvenire - non bastano.
Ecco gli articoli:
"La Casa Bianca frena Netanyahu sul trasferimento dell'ambasciata"
Terroristi palestinesi
In un'intervista alla Reuters, Donald Trump ha smentito il suo più stretto alleato in Medio Oriente, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che aveva annunciato lo spostamento dell'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme entro un anno. 'Entro la fine dell'anno? Stiamo parlando di uno scenario diverso - ha precisato Trump, che il 6 dicembre scorso ha riconosciuto Gerusalemme 'capitale dello Stato ebraico'', ponendo fine due decenni di prudenza dei suoi predecessori -. si potrebbe trovare, entro un anno, una soluzione temporanea. Ma non stiamo cercando di farlo. Assolutamente no». Più tardi, l'Ufficio del premier Netanyahu è di nuovo intervenuto per provare a spiegare che non ci sarebbe contraddizione tra quanto affermato da Netanyahu e quello che ha detto Trump perché gli Usa starebbero pensando a 'misure ad interim “che consentirebbero il trasloco della sede in un anno. Quindi i due leader non avrebbero detto 'nulla di differente». L'Ufficio del premier ha anche reso noto il programma degli incontri che attendono il vice-presidente americano Mike Pence, in visita di Stato in Israele da domenica sera, 21 gennaio, al pomeriggio di martedì 23. Tra gli appuntamenti più attesi, il discorso alla Knesset (il 22 alle 10 ora locale) e la tappa al Muro del Pianto (il pomeriggio del 23). Pence non incontrerà alcun rappresentante palestinese: l'Anp ha deciso una rottura dei rapporti con l'Amministrazione americana dopo la decisione su Gerusalemme.
Enrico Lenzi: "Terra Santa, la pace passa dai giovani"
Declan Lang
La «speranza di pace» per la Terra Santa poggia sui giovani che in questi territori vivono. E proprio la loro voce, le loro aspettative, i loro timori sono stati ascoltati dal Coordinamento per la Terra Santa a cui partecipano Conferenze episcopali d'Europa, del Nord America e del Sudafrica. Nel comunicato ufficiale la delegazione, guidata da monsignor Declan Lang, vescovo di Clifton in Gran Bretagna (per l'Italia era presente l'arcivescovo Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro), ricorda come i giovani di queste terre vivano in una situazione che li vede vittime di «un conflitto distruttivo» e «delusi tanto dai loro stessi leader che dalla comunità internazionale. La rabbia di cui siamo stati testimoni è del tutto giustificata, ma è anche un segno che rimangono convinti di lottare per il cambiamento». «I giovani di Gaza - si legge nel testo - continuano a essere derubati delle loro opportunità di vita dal blocco permanente, che nega loro indiscriminatamente la possibilità di realizzarsi». Accanto a loro i giovani che vivono in Cisgiordania «continuano a subire quotidianamente violazioni della loro dignità, che sono diventate inaccettabilmente la norma a causa dell'occupazione». Senza dimenticare che «la vita dei giovani in tutti i territori palestinesi è rovinata dalla disoccupazione», che papa Francesco «ha ripetutamente denunciato come uno dei maggiori ostacoli che impediscono ai giovani di oggi di sviluppare il loro pieno potenziale». Ma non solo il fronte palestinese. Anche in campo israeliano, sottolinea ancora il comunicato finale del Coordinamento «molti giovani che abbiamo incontrato nelle scuole e nelle università riconoscono di vivere all'ombra di un conflitto che non hanno creato e che non vogliono». Una aspirazione di pace che unisce i giovani di tutti i fronti che invece si combattono. «Abbiamo ascoltato giovani di tutte le parti in causa - sottolinea, infatti, il documento - che condividono le stesse aspirazioni ad una coesistenza pacifica, ma si trovano ad affrontare realtà completamente diverse, con poche opportunità di incontrarsi e comprendere le speranze e le paure degli uni e degli altri». Una prospettiva di pace che viene costantemente negata a queste generazioni anche da «decisioni moralmente e legalmente inaccettabili; in particolare il recente affronto allo status internazionalmente riconosciuto di Gerusalemme, una città sacra per ebrei, cristiani e musulmani». Il riferimento è all'annuncio dell'amministrazione statunitense Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Eppure in tutto questo scenario di odio e di divisione «la comunità cristiana locale, benché piccola, è parte integrante, non solo attraverso il contributo della propria gioventù, ma anche grazie al servizio che offe a tutti i giovani. Sono proprio i giovani che trovano il coraggio di perseguire la giustizia e sfidare le divisioni che sono state imposte loro. Sono le scuole e i progetti ideati dai giovani che abbattono le barriere e forniscono alle persone gli strumenti per alimentare la tolleranza. Sono giovani volontari, come quelli che lavorano con L'Arche a Betlemme, con Beit Emmaus a Qubeibeh e gli ordini religiosi a Gaza che stanno dando prova di umanità in questa società ferita». A questi giovani, conclude la nota del Coordinamento, le «nostre comunità devono far sentire il propria solidarietà, attraverso il sostegno delle organizzazioni che contribuiscono a creare posti di lavoro, fornire alloggi e facilitare il dialogo; con la preghiera e organizzando pellegrinaggi che promuovono l'incontro e il sostegno alla popolazione locale; e assumendo una posizione risoluta contro tutti coloro che cercano di creare ulteriori divisioni, specialmente tra i nostri leader politici».
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