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Libero Rassegna Stampa
18.01.2018 Ville per i capi e armi ai terroristi: ecco dove finiscono gli aiuti ai 'poveri palestinesi'
Analisi di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 18 gennaio 2018
Pagina: 8
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «Ecco le ville che i palestinesi si sono costruiti coi soldi Usa»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/01/2018, a pag. 8, con il titolo "Ecco le ville che i palestinesi si sono costruiti coi soldi Usa", il commento di Andrea Morigi.

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Andrea Morigi

Meno soldi all'agenzia Onu per i profughi palestinesi, quindi meno armi peri terroristi e meno lusso per i dirigenti di Hamas e dell'Anp, i quali si sono costruiti sontuose ville vicino ai tuguri dove vive la loro popolazione. Ecco dove finivano in parte soldi dei contribuenti statunitensi, ma anche italiani (con 9,5 milioni di dollari l'anno fino al 2015), dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri e perfino della società calcistica del Real Madrid, coerentemente con la rimozione della croce dal suo stemma nel 2017. Benché i bilanci dell'Unrwa siano trasparenti come impone lo status delle organizzazioni internazionali, la contabilità delle istituzioni che controllano la Striscia di Gaza e la Cisgiordania non lo è altrettanto.

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Una villa a Ramallah

I TUNNEL DI HAMAS Lo testimonia il fitto e omertoso mistero sull'effettivo impiego dell'immensa mole di denaro versato per la ricostruzione di Gaza, mentre ancora in alcune zone dell'enclave, governata dai terroristi di Hamas rimangono le rovine e le infrastrutture locali sono al collasso. Il sospetto di Rights Reporter è che sia stato davvero acquistato del cemento e del materiale da cantiere, ufficialmente per l'edificazione di civili abitazioni, ma in realtà utilizzato per «la costruzione di numerosi e complessi tunnel del terrore», attraverso i quali passano armi ed esplosivo. Nella notte fra sabato e domenica scorsi, l'aviazione israeliana ha bombardato, distruggendolo completamente, un passaggio sotterraneo che, partendo da Rafah, si inoltrava per centinaia di metri in territorio israeliano passando praticamente sotto il valico di Kerem Shalom, da dove ogni giorno passano centinaia di camion con gli aiuti per Gaza. Per questo suona ridicola la dichiarazione di Hamas secondo la quale quel tunnel serviva per contrabbandare beni di prima necessità per la Striscia di Gaza. Non è l'unica operazione militare di questo tipo svolta negli ultimi anni. Lo Stato ebraico, di solito, fa saltare dall'interno le vie di comunicazione dei terroristi islamici. Ma stavolta la scoperta è avvenuta grazie a «una combinazione di intelligence e di tecnologia all'avanguardia», ha spiegato il portavoce dell'Idf, colonnello Jonathan Conricus, senza però scendere nei particolari. Perciò sarebbe più logico e opportuno procurare a Gerusalemme strumenti per difendersi, invece di fornire ai suoi nemici i mezzi per distruggerlo, deve aver pensato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Così gli Usa, che peraltro «sono stati per decenni il maggiore finanziatore dell'Unrwa, coprendo il 30% delle spese», come ha ricordato un funzionario dell'agenzia fondata nel 1950, chiudono i rubinetti. E ora che Washington ha più che dimezzato i fondi che ogni anno versava all'Unrwa, passando da 125 a 60 milioni di dollari, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres si dice «molto preoccupato» e auspica «che alla fine i fondi Usa possano essere confermati. L'Unrwa non è un'istituzione palestinese ma un'istituzione Onu, importante fattore di stabilità nella regione».

LE LEZIONI DI JIHAD Peccato che durante le lezioni scolastiche si diffonda fra gli alunni l'incitamento all'odio verso Israele e gli ebrei, denuncia il Cipil, consorzio nato da un'idea di Rights Reporter. «In gioco c'è l'accesso di 525mila ragazzi e ragazzi alle 700 scuole Unrwa e il loro futuro», lamenta il commissario generale dell'agenzia, Pierre Kraehenbuehl. Ma forse sarebbe meglio chiuderle e basta, visto che la ong UN Watch ha scovato almeno 40 casi di insegnanti dell'Unrwa che, dalla Siria fino alla Striscia di Gaza passando per il Libano, glorificano Hitler e incitano al terrorismo, e ne ha pubblicato nomi e cognomi sul proprio sito web e in un rapporto del febbraio scorso dal titolo «L'avvelenamento dei bambini palestinesi». Qualcuno deve averlo letto attentamente se, a dodici mesi di distanza dalla lettera che il direttore di UN Watch ha scritto a Guterres, al segretario di Stato americano Rex Tillerson e all'inviato americano all'Onu Nildd Haley, per esortarli ad agire nel più breve tempo possibile per fermare questo scandalo che mette in cattiva luce tutte le Nazioni Unite, ora arriva un parziale stop. Rimane ancora da spiegare il motivo per il quale a questo punto l'Unrwa non debba essere definitivamente soppressa. Altrimenti, il denaro donato per fini umanitari continuerà a servire a un doppio scopo criminale: corrompere la classe dirigente palestinese e mantenere nella miseria le masse, da utilizzare come scudi umani per evitare rappresaglie dopo il lancio di missili o in alternativa come carne da cannone da lanciare al massacro nelle periodiche Intifada.

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