Riprendiamo da SHALOM dicembre 2017, a pag.13 con il titolo "Il terrorista degli anni 2000: islamico radicale, antisionista e antisemita" l'analisi di Fiamma Nirenstein
Fiamma Nirenstein
Il terrorista degli anni 2000: islamico radicale, antisionista e antisemita Molti ancora non comprendono che alla base del terrorismo jihadista odierno vi è un profondo odio per Israele e per gli ebrei. L'antisemitismo è una malattia cognitiva, diceva Robert Wistrich, il geniale storico purtroppo scomparso, che diventa mortale quando una società soffre di una dissonanza estrema fra ciò che credeva di essere e ciò che invece rappresenta di fatto la sua immagine e la sua realtà nel mondo. L'Europa in crisi, l'Islam carico di falle, la sinistra fallita, la destra disprezzata: ognuno ha la sua crisi che ha sviluppato un inaspettato, mostruoso antisemitismo, che innanziatutto ha creato attentati e omicidi antiebraici, e poi una quantità di aggressioni e incidenti fisici e intellettuali inaspettati, dolorosi. In questi giorni in cui finalmente l'UE ha accettato, dopo anni di colpevole assenza, di riaprire la porta alla preoccupazione per l'ondata di antisemitismo mortale che la infesta raccomandando agli Stati membri l'adozione della risoluzione dell'IHRA che definisce il fenomeno, anche noi vogliamo riflettere sulla sua natura contemporanea. La mia sensazione è infatti che l'assetto mentale con cui si affronta la questione sia molto invecchiato, aderente a vecchi schemi concettuali che non consentono di combattere una battaglia fatale, che abbisogna di un approccio deciso, innovativo, senza alibi che consentano alla classe dirigente di ripararsi dietro qualche commemorazione o corso scolastico. L'andamento degli episodi di antisemitismo copre tutta l'area del conoscibile, dagli stadi all'ONU, dalle sguaiataggini di Jeremy Corbyn che dichiara Hamas e gli Hezbollah "my friends", all'inverosimile agguato di Obama, agli utlimi respiri del suo mandato quando ha incaricato il Consiglio di Sicurezza dell'ONU di condannare Israele per "i territori occupati nel 1967", inserendo nella condanna anche Gerusalemme col Muro del Pianto, una buona premessa per il voto dell'Unesco che ha privato gli ebrei di ogni eredità storica nella loro capitale. E che importa se essa, col monte del Tempio sono citate nella Bibbia centinaia di volte. La lista dei dieci eventi basilari che caratterizzano l'antisemitismo del 1960, una specie di "top parade" in negativo, ne contiene uno molto interessante rispetto alle indicazioni di lotta di chi vuole affrontare le novità al di là delle solite accuse a Israele, tipo quella di Abu Mazen, di avvelenare l'acqua dei palestinesi: la ministra degli esteri svedese Margot Wallstrom commentando l'utlima Intifada dei coltelli che ha fatto tante vittime civili in Israele, ha richiesto una commissione di inchiesta non per i terroristi, per quelle che ha chiamato "le uccisioni extragiudiaziali" da parte della polizia israeliana, ovvero le uccisioni dei terroristi. Comico se non fosse molto significativo. Gli ebrei devono morire, anzi, lasciarsi ammazzare, senza difendersi. Il trend, preesistente della condanna a morte di Israele, e quindi dell'ebreo collettivo in quanto tale, comincia a imporsi con determinazione nel 2001, con la Conferenza dell'ONU sul razzismo: come tutti ricorderanno, essa si trasformò in una Conferenza razzista contro Israele, guidata dai discorsi infiammati di Arafat, Fidel Castro, Mugabe seguiti da applausi, risoluzioni, manifestazioni di massa delle NGO. Esse presidiavano l'Assemblea dei notabili, finanziate dall'Europa, dagli USA, da molte Nazioni democratiche e dalle istituzioni internazionali, riunite in tendoni e stadi di cemento intorno alla sede della Conferenza. Io mi trovavo per il quotidiano la Stampa a Durban, scrissi l'inenarrabile cui assitevo, vidi le NGO marciare sotto il ritratto di Bin Laden una settimana prima dell'attentato delle Twin Towers dell'11 di settembre. E non era un caso: l'antisiemtismo è il padre del terrorismo odierno. Queste NGO nella patria di Mandela e della lotta vittoriosa a quel crimine contro l'umanità che era stata l'apartheid, di concerto con la maggioranza e le mozioni della Conferenza, inaugurarono la fase di massa dell'antisemitismo eliminazionista, il primo dopo quello di Hitler, che aveva stavolta al centro lo Stato d'Israele. Esso fu dipinto nei colori del politically correcty: non era più l'antisemitismo che disegnava senza vergogna gli ebrei tout court come mostri tentacolari da eliminare a causa di pregiudizi medievali (come uccisori di Cristo e male del mondo) o di stigmi novecenteschi (capitalisti sfruttatori, o al contrario, feccia comunista miserabile, in ogni caso complottardi e dominatori), ma quello della "legittima" critica allo Stato d'Israele. Ma questa critica assunse subito i colori del genocidio, e quindi si allontanò da ogni legittimità, proprio ispirandosi (Arafat era uno stratega molto astuto) alla strada che aveva portato alla fine, in Sud Africa, dell'apartheid. Israele fu accusato di crimini totalmente inventati ma ricalcati sul Sud Africa pre-Mandela e su quant'altro dovesse sparire dal mondo civile: lo Stato degli Ebrei doveva risultare incompatibile con la sua sopravvivenza al giorno d'oggi. Fu accusata, esso stesso, di apartheid, di pulizia etnica, di omicidio di bambini, di razzismo e schiavismo a fine di lucro e di avvilimento del nemico, fu accusato di essere nazista (naturalmente cosa orribile dopo ciò che il nazismo ha fatto agli ebrei e al mondo) e di fare ai palestinesi ciò che Hitler aveva fatto agli ebrei, di mentire sul legame del popolo ebraico con la sua terra d'origine, sulla città di Gerusalemme. Anche il passato di popolo gli è stato sottratto. Tutte queste accuse escludono senza nessun dubbio l'ipotesi di una "legittima critica". Il tentativo evidente, perpetrato poi su scala di massa dal BdS che sotterraneamente svolge lavoro comune con una pletora di gruppi della sinistra radicale europea, con i palestinesi che ne hanno fatto una punta di diamante, con lo scopo di una totale destrutturazione e delegittimazione dello Stato d'Israele. IL BDS che già esiste dall'inizio del '900 come una forma di boicottaggio arabo dei primi insediamenti ebraici, ha slogan violentissimi, che gridano "Palestina libera dal mare al fiume" cioè dal Mediterraneo al Giordano, tendono a un'implosione per delegittimazione e problemi economici dello Stato d'Israele, punta a distruggere con la criminalizzazione. E' basilare, per formulare una corretta strategia che combatta l'antisemitismo, tener presente come esso oggi si leghi indissolubilmente, anzi ne sia la benzina senza la quale esso si spengerebbe, al terrorismo. I gruppi intrinsecamente antisemiti, che vedono gli ebrei come i loro peggiori nemici, sono i gruppi islamici radicali, con le loro larghe, molteplici diramazioni europee e le loro centrali internazionali. La loro ispirazione genocida è certificata in prediche e documenti sia dall'atteggiamento salafita che promette morte a tutti quelli che non seguono l'Islam, sia dalla leadership dell'Iran khomeinista, che con i suoi amici Hezbollah predica giorno dopo giorno la distruzione di Israele vedendolo come punta di diamante del mondo Occidentale stretto in alleanza con gli USA. Dunque, quando si va a indagare l'antisemitismo contemporaneo, per conoscerne la profondità e la diffusione, i questionari devono essere aggiornati tenendo in conto molto maggiore, anzi, primario, la questione israeliana, e discutendo anche il ruolo dell'Islam e il giudizio sul terrorismo. E sempre tenendo conto di questi punti, aggressione genocida del concetto stesso di Israele e lotta al terrorismo, che si potrà decidere come combattere il fenomeno. Il resto, è rivolto al passato e non affronterà i problemi del presente.
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