Carciofi alla giudia
Elisabetta Fiorito
Mondadori euro 18
La copertina
….”Dopo mesi di resistenza, disse a David che un giorno non troppo vicino avrebbe forse potuto fare l’aliyah”.
Non è facile per Rosamaria Cecchiarelli, regista teatrale piena di risorse, razionalista e illuminista, agnostica con qualche incursione in altre religioni ma sicura che “troppa religione fa male qualunque essa sia” conciliare la sua vita con quella di David Fellus, ebreo tripolino, commerciante nel settore dell’abbigliamento. “Carciofi alla giudia” di Elisabetta Fiorito, cronista parlamentare per Radio24 e vincitrice del premio Fersen per la drammaturgia nel 2016, è un viaggio divertente all’interno di una coppia mista dove un’ ironia pungente si coniuga a riflessioni argute sulla famiglia e sulla religione. Sullo sfondo di una Roma attraversata dalla crisi, con le aziende che chiudono come quella dei Cecchiarelli, si dipana un racconto avvincente che mette in scena l’incontro/scontro fra due differenti tradizioni culturali e religiose: quella dei Fellus, ebrei osservanti rispettosi della cucina kasher e quella dei Cecchiarelli, di fede cattolica che stentano ad accettare le scelte della figlia. L’arrivo del piccolo Arturo, con la crescente preoccupazione di Rosamaria per la circoncisione e la determinazione di David affinchè il figlioletto cresca come “ebreo”, scombussola ancor più le dinamiche della famigliola e aprono la porta ai consigli, ai suggerimenti, financo alle lievi imposizioni dei rispettivi clan. Pagina dopo pagina il lettore si immerge nell’ affresco vivace e ironico di due mondi diversi l’uno dall’altro e Rosamaria, cui non manca la tenacia e l’intraprendenza, si trova a barcamenarsi fra la Pesach ebraica e la Pasqua cristiana, fra i pranzi di Natale e il digiuno di Kippur, fra il rito di Shabbat con la suocera Iolanda e i pasti pantagruelici della domenica con la mamma Giovanna che non risparmia battute pungenti dinanzi all’arrendevolezza della figlia nei confronti di David.
Nella vita di Rosamaria, come spesso accade, le novità non sempre piacevoli arrivano all’improvviso. David apprende di avere una figlia in Israele, frutto di un amore giovanile, e poco dopo la nascita di Arturo parte per conoscerla lasciando la compagna all’oscuro di tutto. Il ritorno in Italia del compagno con la giovane Ruth sarà una piccola rivoluzione per Rosamaria che però non tarderà a costruire un rapporto positivo con la figlioccia. Anche nel lavoro Rosamaria mostra una caparbietà fuori dal comune: malgrado i tagli alla cultura in un’Italia duramente colpita dalla crisi non deroga al progetto di mettere in scena una commedia brillante benchè i produttori preferiscano testi di scarso livello ma che garantiscono ingenti guadagni al botteghino. La crisi economica in cui è scivolata l’Italia ha falcidiato anche la famiglia Cecchiarelli che ha chiuso l’azienda mentre il fratello è scomparso senza lasciare traccia prima di dichiarare bancarotta. Alcuni mesi dopo la fuga Rosamaria viene convocata dai carabinieri di Terracina per identificare un uomo in avanzato stato di decomposizione. Quei poveri resti potrebbero appartenere a Valerio, quel fratello, amante del lusso e delle belle donne, che aveva messo a repentaglio il patrimonio di famiglia con affari rischiosi? Anche la famiglia Fellus, arrivata in Italia nel 1967 dopo la cacciata degli ebrei dalla Libia, risente della crisi e i negozi di abbigliamento che David gestisce insieme ai fratelli hanno rallentato notevolmente i guadagni, nonostante le proposte innovative messe in campo per far decollare il mercato. Se a questo si aggiunge un sottile antisemitismo che si nutre di pregiudizi antisraeliani, la scelta di David di trasferirsi in Israele, un paese in pieno boom economico malgrado il pericolo che si vive nel paese, diventa un’opportunità per dare una svolta alla propria vita e un futuro al piccolo Arturo.
Il romanzo di Elisabetta Fiorito che copre un arco temporale da Pesach a Yom Kippur descrive con uno stile brillante che regala momenti di pura comicità uno spaccato della realtà del nostro Paese intrappolato in una classe politica mediocre e in una crisi che lo condanna all’immobilismo. Non resta che rifugiarsi nella nostalgia per un passato più ricco di valori e di opportunità. A dispetto di un finale surreale “Carciofi alla giudia” è un libro dalla prosa scorrevole che ritrae le mille contraddizioni della vita e le tensioni della quotidianità con il pregio di fotografare la convivenza tra due mondi diversi che possono trovare un punto di unione e di condivisione per superare i pregiudizi e le differenze culturali e religiose anche attraverso la scelta di cucinare un piatto tipico della tradizione ebraico-romanesca….come i carciofi alla giudia!
Giorgia Greco