Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/01/2018, a pag.13 con il titolo "Decine di droni attaccano una base russa in Siria" l'analisi di Giordano Stabile.
Questa notizia, rilevante anche per chi si occupa poco di esteri, non è stata ripresa da nessun altro quotidiano. Riflettere su questa censura aiuta a capire come la disinformazione che soffoca i nostri media.
Giordano Stabile
Uno squadrone di droni, «altamente sofisticati» a dire di Mosca, ha attaccato la più munita base russa in Medio Oriente, quella di Hmeimim in Siria, vicino a Latakia. Nella notte fra il 5 e il 6 gennaio decine di piccoli velivoli senza pilota hanno cercato di forzare le difese e colpire gli aerei parcheggiati sulla pista e 13, sempre secondo il ministero della Difesa russo, sono stati abbattuti. Non sono filtrate notizie su danni o feriti ma i dettagli forniti inquadrano meglio anche un altro attacco, del 31 dicembre, quando due militari sono rimasti uccisi e almeno un cacciabombardiere è stato danneggiato in modo serio.
Soldati russi
Allora si era parlato di attacco «a colpi di mortaio» ma la tesi non aveva convinto gli analisti militari occidentali, perché le linee del fronte con i ribelli sono troppo distanti. Fonti siriane hanno poi virato su un attacco «con razzi e missili». La verità potrebbe essere un’altra e preoccupa Mosca, che ha alzato i toni con Washington. I gruppi ribelli che operano nella provincia di Idlib hanno sviluppato un nuovo tipo di droni artigianali, in grado di colpire a decine di chilometri di distanza.
L’Isis ha fatto uso di quadrielica elettrici, sia a Mosul che a Raqqa, ma con un raggio di azione limitato. Arrivare sopra una base che dispone delle migliori difese anti-aeree russe, è un’impresa di altra portata. Il ministero della Difesa ha puntato il dito contro un velivolo da ricognizione Poseidon americano, in volo in quelle ore davanti alla costa siriana. Per i russi gli Usa sarebbero coinvolti nell’attacco, in quanto i droni ribelli erano forniti di «sistemi satellitari di navigazione, sensori della pressione atmosferica, controllo remoto di sganciamento di congegni esplosivi», secondo il presidente della Commissione Difesa del Senato, Viktor Bondarev.
Il doppio attacco alla sua base strategica è comunque uno smacco per Mosca. Che si abbina a un nuovo, triplice, raid israeliano su un deposito di armi, forse missili Scud, di Hezbollah in Siria, colpito ieri prima dell’alba vicino a Damasco, nella base militare di Al-Qutayfah. I missili sarebbero stati lanciati da cacciabombardieri dallo spazio aereo libanese, secondo il governo siriano, e forse anche da basi a terra. Alcuni «sono stati intercettati» e anche un jet dello Stato ebraico sarebbe stato «colpito», particolare che però non trova conferma.
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