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Il Cittadino di Lodi Rassegna Stampa
08.01.2018 Consiglio comunale di Milano: in attesa della discussione sulla manifestazione islamica antisemita
Lettera aperta di Marco Riccaboni

Testata:Il Cittadino di Lodi
Autore: Marco Riccaboni
Titolo: «Perché i capi di Stato non vanno a Tel Aviv ma a Gerusalemme?»
In attesa della discussione al Consiglio comunale di Milano, riprendiamo dal CITTADINO di LODI la lettera di Marco Riccaboni, Presidente Associazione Italia Israele di Lodi, con il titolo "".

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Marco Riccaboni

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Al direttore de Il Cittadino. Nei giorni appena precedenti il Santo Natale si sono svolte, in tutta Italia e anche a Lodi, manifestazioni organizzate dai centri Islamici per protestare contro la decisione di Trump di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme riconoscendola di fatto come capitale di Israele. Potrà piacere o non piacere ma, dal 1948, Israele ha deciso di proclamare Gerusalemme propria capitale, come ogni altro stato sovrano ha fatto nella storia dell’umanità. A conferma, ogni visita ufficiale ne ha riconosciuto il suo essere tale.

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La manifestazione antisemita di Milano, senza alcuna protesta da parte dell'assessore alla cultura Sumaya Abdel Qader

Infatti, tutti i capi di stato che hanno fatto visita allo stato ebraico sono sempre stati ricevuti ufficialmente a Gerusalemme presso la Knesset, il parlamento di Israele, o presso il palazzo presidenziale (per esempio Sadat dopo il trattato di pace con l’Egitto, Papa Giovanni Paolo II e buon ultimo Matteo Renzi in visita ufficiale quest’anno) e mai a Tel Aviv. Negli articoli apparsi su il suo giornale nei giorni 27 e 28 dicembre sono riportate frasi virgolettate a cui non si può non dare risposta, così come non si può tacere di fronte ai filmati delle manifestazioni di Lodi e di Milano. Nelle affermazioni pubbliche bisogna avere grande rispetto della verità, non si possono affermare falsità colossali e far finta di nulla. Ci sono dichiarazioni dell’Imam Mohamed Anwar in cui dichiara che “Gerusalemme è di tutti e quindi deve restare sotto controllo palestinese”. In nessun paese islamico vi è libertà di culto, in Egitto i copti vengono trucidati, in Siria e in Iraq gli Yazidi subiscono analoga sorte, gli ebrei non possono nemmeno entrare da turisti in una moschea (il presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas, ha dichiarato che i palestinesi non permetteranno agli ebrei di "profanare la Moschea di al-Aqsa con i loro piedi sporchi"). A Betlemme, dopo gli accordi di Oslo, sotto il controllo palestinese, la popolazione cristiana è scesa dal 70% al 10%. Oggi invece, proprio perché sotto controllo Israeliano, a Gerusalemme, tutte le religioni hanno libero accesso ai loro luoghi sacri, Islamici alle loro sacre moschee, i Cristiani nelle loro chiese e gli Ebrei al Kotel, o muro del pianto. Nel ribadire il concetto si arriva oltretutto al paradosso che, essendo “Gerusalemme sacra per di tutti, per i musulmani come per i cristiani, per questo non deve essere di nessuno, deve essere solo palestinese.” Questa affermazione non presenta una piccola dimenticanza, ma è una dichiarazione pregna di antisemitismo. Semplicemente gli Ebrei non esistono, non possono avere alcun riferimento storico con i luoghi sacri e nessuno con la storia di questi luoghi. Nessuno scavo archeologico deve poter dimostrare alcun segno di appartenenza ebraica. Semplicemente non deve esistere. Gerusalemme, Beit Lehem (Casa del Pane, in ebraico - Betlemme) Hebron (luogo in cui secondo la tradizione sono sepolti Abramo, Sara, Isacco, Rebeccae Lia) devono ovviamente essere solo islamici negandone l’origine ebraica. Così Unesco, con la complicità dell’Unione Europea e dell’Italia, con le sue votazioni che ne hanno confermato l’unicità Islamica. Questo non è antisionismo, ma antisemitismo. Quando El Said Abdelrahman, della associazione Al Rahma afferma che nel ’48 si sia arrivati alla guerra contro i musulmani in cui gli israeliani avrebbero ucciso ed espulso i palestinesi, si dimentica di dire che la risoluzione ONU 181 (fonte Treccani) “Il piano adottato dall’Assemblea generale delle NU (29 nov. 1947) per la spartizione della Palestina mandataria in due Stati: uno ebraico, comprendente il 56% del territorio, l’altro arabo, sulla parte restante, mentre Gerusalemme sarebbe stata corpus separatum sotto l’amministrazione delle NU. Approvata a larga maggioranza dopo lunghi negoziati preliminari, fu accettata dallo yishuv (Termine indicante l’insediamento ebraico in Palestina prima della nascita dello Stato di Israele) ebraico e respinta dalla comunità araba, e non fu mai attuata.” Mai attuata perché il giorno dopo la dichiarazione della nascita di Israele gli stati arabi attaccarono proditoriamente. Dal ’49 al ’67 la parte est di Gerusalemme fu annessa dalla Giordania così come i territori a ovest del fiume Giordano. Nel 1967, dopo gli attacchi congiunti delle truppe di Nasser, e poi di Giordania e Siria gli stati arabi persero il Sinai, la west bank (Cisgiordania), le alture del Golan, la striscia di Gaza e la parte est della città Gerusalemme. Vi sono inoltre citati diversi dati che sono facilmente confutabili. Le vittime del conflitto arabo israeliano sono state circa 70000 tra arabi e ebrei (fonte Daniel Pipes), non 2.000.000 come dichiarato. Altra menzogna riguarda il numero di profughi. L’imam parla esplicitamente di 12.000.000 di profughi mentre dall’UNRWA, Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi i cui membri sono al 99% di nomina palestinese, si apprende che nella realtà i palestinesi che lasciarono le loro case nel ’48 furono 711.000, tra l’altro molti di questi decisero di andarsene di loro volontà, a cui, aggiungendo tutti gli eredi, il totale non raggiunge nemmeno i 5.800.000 (unico caso tra le agenzie Onu per i profughi in cui si contano tra i profughi gli eredi). Nella manifestazione si afferma inoltre che Gaza è una prigione dove non arrivano cibo e medicinali. Dove i palestinesi sono oppressi e hanno una qualità di vita indegna. Verissimo! Ma va ricordato che Gaza è completamente governata da più di dieci anni da Hamas, che quando Sharon, nel 2006, impose a tutti gli ebrei ivi residenti di andarsene, Hamas impose di distruggere ogni manufatto ebraico, serre, dissalatori, centrali elettriche e tutte le strutture che avrebbero consentito una vita dignitosa. Hamas ha preferito instaurare un regime di terrore, uccidendo senza riguardo ogni oppositore e obbligando donne e bambini a essere usati come scudi umani (ammissione di Hamas, fonte il Messaggero). In realtà i palestinesi non hanno alcuna volontà di addivenire a una pace con Israele. Qualunque sia l’offerta fatta a loro, il loro unico scopo è una Palestina interamente islamica. Ne è la prova che ogni trattato di pace, anche quello di Oslo, venne disatteso e non attuato per volontà palestinese. Famosa la giustificazione di Arafat in arabo al suo popolo in cui affermava che la firma ancora fresca valeva come il accordo di al-Hudaybiyya. Non una pace, ma una tregua tattica, in attesa di annientare il nemico! A conferma di quanto detto si ascoltino con attenzione le frasi in arabo nelle varie manifestazioni a Milano e a Lodi, “Sionisti Nazisti”, “Falastin Islamiah”(Palestina Islamica) “Allah Akbar” “Khaybar”(Praticamente “morte agli Ebrei”). Come negli anni 30, la storia si ripete. Ogni problema mondiale dipende dalla avidità ebraica. Ogni conflitto si risolverebbe se gli ebrei non esistessero, oggi Israele. Le sinagoghe vengono date alle fiamme nell’indifferenza quasi totale. Dall’Europa gli Ebrei scappano perché non sono più sicuri di poter vivere, non solo degnamente, ma letteralmente!. Tacere è essere complici. Noi non ci riusciamo!

Marco Riccaboni
Presidente dell’associazione
Amici di Israele – Lodi UDAI
A nome di tutta l’associazione

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