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La Stampa Rassegna Stampa
08.01.2018 Il futuro dei trasporti arriva da Israele
Alain Elkann intervista Oren Shoval, fondatore di 'Via'

Testata: La Stampa
Data: 08 gennaio 2018
Pagina: 25
Autore: Alain Elkann
Titolo: «Il futuro è del trasporto condiviso»

Riprendiamo dalla STAMPA del 07/01/2018, a pag.25, con il titolo "Il futuro è del trasporto condiviso" l'intervista di Alain Elkann a Oren Shoval, fondatore di Via.

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Alain Elkann

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Oren Shoval

Via è una rete privata di trasporti e condivisione di passaggi con sede a New York. Fondata nel giugno 2012 da Daniel Ramot e Oren Shoval, l’azienda sta diventando sempre più popolare grazie a un’app sul cellulare e agevola gli spostamenti collettivi nelle città. Recentemente Via ha concluso un accordo strategico con Mercedes Benz per lanciare il servizio in Europa.
Oren Shoval, dopo la laurea in Ingegneria elettrica lei ha fatto un dottorato in Biologia di sistema al Weizmann Institute of Science. Perché?
«Perché era estremamente interessante. Avevo uno straordinario professore, Uri Alon, uno scienziato di fama. Mi ha insegnato a pensare, ad affrontare e analizzare problemi complessi cercando sempre la soluzione più semplice. Il mio lavoro verteva soprattutto sull’evoluzione dei compromessi. Come creare un equilibrio quando sei molto bravo in una cosa ma non in un’altra. Le zampe degli uccelli per esempio. Alcuni camminano e quindi le loro zampe somigliano ai piedi umani. Altri vivono tra gli alberi e hanno zampe simili alle mani. Che tipo di zampe avranno se a volte camminano e a volte stanno sugli alberi? Alcuni semplici principi dimostrano come le differenze nell’evoluzione possono essere spiegate con i compromessi. Per trovare l’equilibrio abbiamo usato i concetti del filosofo italiano Vilfredo Pareto».
Come ha avuto l’idea di «Via» con Daniel Ramot?
«Siamo amici da quando avevamo 18 anni. Abbiamo fatto il servizio militare insieme, eravamo nello stesso reparto, Talpiot, specializzato nell’addestramento e nella tecnologia applicata alla difesa. Era un piccolo gruppo e per tre anni abbiamo studiato all’Università ebraica: informatica, fisica e matematica. Insieme abbiamo sviluppato e messo a punto sistemi tecnologici per l’aeronautica. Cinque anni fa, a Tel Aviv, mentre ero su uno sherut, un taxi collettivo, ho pensato: “Perché questi mezzi non comunicano tra loro? Potremmo prenderne un migliaio, metterli in rete e creare un sistema per gestirli”. Ho chiamato Daniel, che da qualche anno viveva a New York, e insieme abbiamo dato vita a un sistema di navette dinamiche».
Cosa significa?
«Gli orari e gli itinerari sono gestiti al computer in tempo reale, minuto per minuto. Oggi i bus hanno orari e itinerari fissi, mentre noi vogliamo adattarli alle condizioni del traffico così se c’è un ingorgo possono aggirarlo. Vogliamo un sistema flessibile per chi deve spostarsi in città ».
Che differenze ci sono con Uber o i taxi?
«Via è un sistema di trasporto pubblico, non privato. Siamo un’azienda tecnologica e disponiamo di un software che può essere usato dalle città per una nuova generazione di trasporti pubblici per ottimizzare i dati».
Come funziona per l’utente?
«Con una semplice app: si imposta il luogo in cui si vuole andare e in pochi minuti si viene raccolti dal bus nel luogo più vicino, si trova un posto a sedere e si viene portati a destinazione o nelle immediate vicinanze. Lungo la strada salgono e scendono altre persone che vanno nella stessa direzione. Il punto è la centralizzazione che considera la città come un sistema integrato: grazie al nostro software si trova posto sul mezzo in tempo reale».
Dove è già stato adottato Via?
«Lavoriamo in diverse città, New York, Parigi, Chicago, Washington e in Nuova Zelanda. A Parigi abbiamo dato in licenza la tecnologia a “Le Cab”, una società delle Sncf, le Ferrovie francesi. Ad Austin, in Texas, la gestisce direttamente. Abbiamo da poco stilato un accordo strategico con Mercedes Benz per lanciare il servizio in Europa. Crediamo che sia questo il modo in cui ci si dovrebbe muovere nelle città. Usare un’auto a testa non va bene in un momento in cui il traffico é uno dei problemi più seri dei centri urbani».
Ma la metropolitana non alleggerisce già il traffico?
«Le reti di trasporto sotterranee sono comode ma le infrastrutture costano decine di miliardi di dollari. A causa di tali costi le buone reti metropolitane sono poche e in ogni caso non sono sufficienti a eliminare il traffico».
Crede che presto sulle auto si potrà fare a meno del conducente?
«Penso che il futuro arrivi più in fretta di quanto pensiamo e il nostro sistema è pronto per affrontarlo al meglio. Infatti il nostro software può gestire anche i veicoli senza conducente. E siamo competitivi: a Manhattan i nostri prezzi partono da 5 dollari a corsa».
Quanto tempo passa tra la richiesta e il momento in cui si sale a bordo?
«Cinque o sei minuti e si può anche prenotare in anticipo».
Quale sarà il prossimo passo?
«Il nostro primo obiettivo è aiutare la transizione delle città verso la nuova generazione del trasporto pubblico. Vorremmo che questo avvenisse in Paesi come l’italia, l’Inghilterra e ovunque. La nostra base è a New York, e io sono a capo della squadra di ingegneri, un centinaio di persone tra esperti di software e chi si occupa degli algoritmi. Al momento siamo tutti concentrati su Via, siamo a una svolta, i grandi centri urbani cominciano a capire che possono investire il denaro dei contribuenti in soluzioni come Via e assicurare così ai cittadini una migliore mobilità pubblica. Le auto private appartengono al passato delle città».
Traduzione di Carla Reschia

 

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