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Talvolta gli estremi si toccano a destra Sigmar Gabriel. Cari amici, la responsabilità è individuale. Questo è un principio basilare del diritto e della civiltà. Avere un padre o un nonno nazista non è una colpa, anche perché praticamente questo vale per tutti i tedeschi, come quasi tutti gli italiani vengono da famiglie che sostennero il fascismo. Di solito non si dice, perché cozza contro il buonismo universale, ma baste fare i conti con il consenso di cui godevano Mussolini e Hitler nella seconda metà degli anni Trenta per dover ammettere questo fatto. Ma naturalmente ci sono nazisti e nazisti, e ci sono figli e figli. Ci sono quelli (per fortuna molto pochi) che sono stati contagiati dal nazismo dei padri e lo continuano. Ci sono quelli - la grande maggioranza - che non lo conoscono, non sono interessati a ricostruirlo o l'hanno rimosso. E ci sono quelli che ritengono loro responsabilità precisa pagare lo scotto degli errori dei padri e combattere le opinioni che essi condividevano. Se vi ho fatto questa piccola analisi non è per coltivare una problematica competenza teorica di antropologo della politica, ma per raccontarvi un caso concreto, quello di un signore tedesco di 58 anni che risponde al nome di Sigmar Gabriel. Costui non è una persona da poco, è sostanzialmente il numero due del partito socialdemocratico (ma ha buone chances di soppiantare il perdente Martin Schulz alle prossime elezioni). Ed è anche dal 2013 il numero due del governo di Angela Merkel, corresponsabile dunque delle sue politiche. (A proposito, sono passati due mesi e mezzo dalle elezioni politiche del 24 settembre perse sia dal partito della Merkel che da quello di Gabriel, e non vi è nessuna notizia di un possibile nuovo governo. Sappoiamo che a novembre è fallita l'ipotesi di un governo a tre con verdi e liberali, e che ora Merkel, discretamente azzoppata tratta coi socialdemocratici per rinnovare la Grosse Koalition... ma senza risultati apprezzabili. Che la Germania si stia mediterraneizzando?) Bene, Gabriel è esattamente il tipo del figlio ribelle di cui vi ho parlato. Il padre era un nazistone, anche se non aveva partecipato alla guerra e alla Shoah, ma aveva una collezione di libri negazionisti. Inoltre se Sigmar bambino non andava bene a scuola gli toglieva i giocattoli e li regalava all'asilo, qualche volta lo picchiava, quando si separò dalla madre gli impose di stare con lui, eccetera. Brutta storia di famiglia, sul piano personale, oltre che politico. Non è un pettegolezzo, l'ha reso pubblico lui stesso con grande clamore nel 2012:https://www.irishtimes.com/news/spd-leader-praised-for-speaking-of-nazi-father-1.957281 . Già l'idea di raccontare queste storie di maltrattamenti infantili e ribellioni adolescenziali in occasione della morte del padre non mi sembra un atteggiamento di gran gusto, ma magari le mie sono fisime da vecchia generazione. Il fatto è che però Gabriel ha interpretato esattamente il brutto scenario del figlio virtuoso che vi ho indicato prima. Non quello terrorista, ma quello della superiorità sulle vittime.
Insomma, questo antinazista per (anti)eredità familiare è uno dei peggiori nemici di Israele (e lasciatemelo dire, dell'Europa, quello vera). Come la sua collega socialdemocratica svedese Margot Wallstrom (https://www.timesofisrael.com/swedish-fm-accuses-israel-of-extrajudicial-executions/ ), come il laburista inglese Corbyn, come il democratico ma socialista Sanders, eccetera. Non è certo isolato fra i leader socialdemocratici. Ma il suo caso è un po' particolare, perché potrebbe essere presto l'uomo forte del più potente paese europeo. E perché ha questa storia. Probabilmente suo padre condividerebbe pienamente con lui il disgusto per Israele e la simpatia per i terroristi che ammazzano gli ebrei. Perché, che volete, talvolta gli estremi si toccano.
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