Riprendiamo da SHALOM dicembre 2017, a pag. 15, con il titolo "Negazionismo della Shoah: una legge che in Italia nessuno vuole " il commento di Angelo Pezzana.
Angelo Pezzana
La proposta di legge per introdurre nel codice penale il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista - a prima firma Emanuele Fiano - ne richiama un’altra, quella che si proponeva la condanna di chi nega la Shoah. L’opposizione, bipartisan, che si è formata si è basata soprattutto sul concetto di ‘libertà di espressione’. Può essere giudicato reato una opinione, per quanto miserabile possa essere ? Ovvero, in uno Stato democratico che tutela la totale libertà di parola – entro i termini della legge, beninteso – è lecito condannare chi nega un fatto storico ampiamente dimostrato? Altro argomento citato dagli oppositori era la constatazione che anche nei paesi dove la legge era stata approvata gli episodi di negazionismo non erano affatto scomparsi, malgrado le condanne emesse dai tribunali. Ridotto in questi termini, il dibattito si è poco a poco smorzato, escludendo come risultato la via legislativa . In Europa diversi paesi hanno approvato leggi che condannano chi nega la Shoah; ad esempio Francia, Gran Bretagna, Austria, Germania. Grande scalpore fece l’arresto dello storico inglese David Irving, condannato nel 2005 a tre anni di reclusione dal tribunale di Vienna per avere tenuto in Austria due conferenze nel 1989 in cui negava l’esistenza delle camere a gas ad Auschwitz, mettendo in dubbio l’intera Shoah. Dei 3 anni ne scontò solo uno nella prigione viennese. Si suppone i due condonati per ‘buona condotta’… Lo stesso Irving perse una causa in Inghilterra dopo aver denunciato la storica americana Deborah Lipstadt che l’aveva accusato di negazionismo. E’ vero, non sempre le sentenze di questi processi trovano poi riscontro nella pratica. Nel mesi scorsi, in Germania, il tribunale di Berlino ha condannato a sei mesi di prigione Ursula Haverbeck, una storica 88nne negazionista, che in una conferenza nel gennaio 2016 aveva dichiarato che Auschwitz era un ‘campo di lavoro’ e che non era mai avvenuto nessun sterminio di ebrei nella 2a guerra mondiale. Con le stesse motivazioni è stata condannata più volte in diversi tribunali tedeschi. Ha sempre fatto appello, vincendoli. Il che dimostra che una legge, anche se approvata, deve anche essere applicabile. Quella austriaca – come quella inglese - funziona, quella tedesca no. In Italia la legge Mancino (1993), che pure dovrebbe sanzionare chi incita alla violenza - tra i vari motivi anche quelli razziali - in realtà non è mai stata applicata, essendo la stesura aperta a troppe interpretazioni. Il che giustifica il timore di chi prefigura una legge contro chi nega la Shoah dai contenuti simili alla Mancino. Tentare però dovrebbe essere doveroso, non è pensabile che in Italia non si riesca a formare un gruppo di esperti in grado di formulare un testo di sicura e, soprattutto, di chiara applicazione.
Per inviare a Shalom la propria opinione, telefonare: 06/87450205, oppure cliccare sulla e-mail sottostante