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La Stampa Rassegna Stampa
06.01.2018 Iran: gli ayatollah schiacciano il dissenso. All'Onu scontro Usa-Russia
Analisi di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 06 gennaio 2018
Pagina: 12
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Proteste in Iran, gli ayatollah schiacciano il dissenso»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/01/2018, a pag.12 con il titolo " Proteste in Iran, gli ayatollah schiacciano il dissenso " l'analisi di Giordano Stabile

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Giordano Stabile            milizie basij contro i dimostranti

Stati Uniti e Russia si scontrano all'Onu e gli ayatollah rafforzano la presa sulla popolazione con accuse alle «potenze straniere» e la promessa di rivedere le riforme economiche che hanno innescato la rabbia popolare. 11 confronto sulle piazze è ormai a favore dei supporter pro-regime, mobilitati anche ieri a decine di migliaia, mentre gli attivisti, ostacolati dal blocco di Internet, faticano a tenere vive le proteste. Proprio per non vedere soffocata del tutto la nuova «onda» che ha scosso la Repubblica islamica Washington ha insistito perché prendesse parola l'Onu in una riunione del Consiglio di Sicurezza ma ha dovuto affrontare la resistenza di Mosca, contraria a «un'ingerenza nei confronti della sovranità di un altro Stato». Per il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov le accuse iraniane di «influenze straniere» non sono «prive di fondamento» e Washington usa «ogni metodo possibile per destabilizzare i governi che non gli piacciono». A incendiare lo scontro è arrivato anche il messaggio di appoggio ai dimostranti da parte dell'Isis, con il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif che ha subito attaccato Arabia Saudita e Donald Trump, «alleati» degli islamisti sunniti. Per la Russia le proteste sono una «questione interna» ma per l'America si tratta di «evitare che in Iran finisca come in Siria» e che gli oppositori vengano uccisi, o arrestati e torturati. E' questa la preoccupazione espressa dell'ambasciatrice Nikki Haley, che ha avvertito Teheran: «II mondo vi guarda, i diritti umani sono inalienabili». Mentre la Casa Bianca, dopo aver colpito con nuove sanzioni cinque aziende coinvolte nello sviluppo di missili balistici, studia nuove misure contro i Pasdaran e una via per permettere al presidente Donald Trump di aggirare l'accordo sul nucleare firmato da Barack Obama. A questo scopo si sono incontrati Bob Corker, presidente repubblicano della Commissione esteri al Senato, Ben Cardin, senatore democratico, e il consigliere alla sicurezza H. R. McMaster. 11 tempo però lavora a favore delle autorità iraniane. Le manifestazioni a sostegno della Guida suprema Ali Khamenei ieri sono state più massicce, subito dopo la preghiera di mezzogiorno del venerdì. Il numero degli arrestati, secondo fonti ufficiali, è salito a mille e gli investigatori usano immagine e scambi di messaggi postati in Rete per risalire agli attivisti. L'obiettivo è dividere i leader sorti improvvisamente dal basso dalla massa dei dimostranti, ai quali è stata promessa «demenza in base ai principi dell'islam» nelle parole del religioso oltranzista Ahmad Khatami, vicino a Khamenei, durante la predica vicino all'università di Teheran. Khatami ha poi toccato un altro tasto favorevole alla piazza e ha chiesto al governo «maggiore attenzione ai problemi economici, ci sono lavoratori che non hanno ricevuto il salario da mesi, queste cose vanno risolte». Una critica alle riforme del presidente Rohani, e ai tagli ai sussidi e al welfare. Il ministro per le Cooperative Ali Rabiei, ha promesso un cambio di rotta e «900 mila nuovi posti di lavoro entro il marzo 2019». II duello così si sposta fra di nuovo fra conservatori e riformisti, una competizione all'interno del regime che non lo mette in discussione, mentre Guardie rivoluzionarie e milizia Basij hanno ripreso il controllo delle piazze.

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