Quando l'antisemitismo coinvolge la politica
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Svastiche in un cimitero ebraico in Europa
Gli atti di antisemitismo di cui viene data notizia a livello internazionale sono condannati in misura maggiore nei paesi in cui avvengono rispetto ad altri più severi crimini di odio contro gli ebrei. Come avviene ad esempio in Germania, Svezia e Olanda. Il più vistoso è successo in Germania, dove bandiere israeliane – imitazioni disegnate a mano dai manifestanti – sono state date alle fiamme a Berlino e Stuttgart. La legge tedesca, apparentemente, non lo considera un reato. Anche non ci furono aggressioni fisiche, le immagini diventarono virali, richiamando un passato ben più grave, il rogo dei libri durante il regime nazista. Il governo tedesco ha condannato il rogo delle bandiere unitamente al significato antisemita. Il portavoce Steffen Seibert ha dichiarato “ c’è da provare vergogna nel vedere diffuso così spesso nelle nostre strade l’odio verso gli ebrei”. La Cancelliera Angela Merkel e il direttivo del suo Partito CDU (cristiano democratico) hanno condannato il rogo delle bandiere. Jens Spahn, del direttivo CDU e spesso indicato come un possibile successore della Merkel, ha affermato che l’immigrazione dai paesi musulmani è la causa di queste manifestazioni in Germania. Il Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, socialdemocratico, ha detto che bruciare bandiere israeliane nelle città tedesche “ mi preoccupa e mi procura vergogna”. Ha anche aggiunto che la responsabilità della Germania per la propria storia “ non conosce limiti per coloro che sono nati dopo, senza alcuna eccezione per gli immigrati. Questo non è negoziabile per tutti coloro che vivono in Germania e vogliono continuare a viverci.
La Repubblica Federale tedesca ha un senso solo se gli ebrei possono sentirsi a casa loro”. Il Ministro della Giustizia Heiko Maas, anche lui social democratico, ha detto “ Chi brucia le bandiere israeliane brucia i nostri valori”. Il Gruppo parlamentare della CDU ha annunciate che proporrà la creazione di un Commissario speciale sull’antisemitismo. Il Ministro degli Interni Thomas de Maizière ha dichiarato che contribuirà affinchè venga costituito. Senza averlo espresso apertamente, tutto ciò significa che la “Nuova Germania” è nuova solo in parte. La Svezia è un altro paese che avrebbe da molto tempo bisogno di un simile Commissario. Una banda incappucciata ha attaccato con bombe Molotov la sinagoga della seconda città svedese, Goteborg, durante una manifestazione. Il giorno prima,a Malmoe, la terza città svedese, in un corteo, gli slogan erano ‘morte agli ebrei, cacciamo gli ebrei’. Il New York Times ha dedicato molti articoli all’antisemitismo svedese, come molti altri media A una manifestazione contro l’antisemitismo lo scorso 20 dicembre, il Primo Ministro Stefan Loefven, social democratico, ha detto “ Coloro che legittimano la violenza e l’odio per raggiungere i loro obiettivi, che siano nazisti, estremisti religiosi o estremisti di sinistra, vanno condannati inesorabilmente… stiamo rinforzando le misure di sicurezza davanti a sinagoghe, scuole e altre istituzioni.
Le forze di polizia sono state aumentate, con l’ordine prioritario di combattere ogni incitazione all’odio, aggiungendo “ Servono sforzi più grandi per combattere l’intolleranza, nelle scuole e nella società, e non secondario fra gli immigrati che provengono da paesi dove è molto diffuso l’antisemitismo”. I governi svedesi avrebbero dovuto reagire contro l’antisemitismo molti anni prima. Malmoe viene spesso considerata la capitale europea dell’antisemitismo; gli autori degli attacchi più gravi contro gli ebrei sono soprattutto musulmani. Agli inizi dello scorso dicembre un video sulle manifestazioni antisemite ad Amsterdam ha avuto una forte diffusione ovunque. Si vedeva un uomo che spaccava le vetrine di un ristorante kasher con un bastone da cui pendeva una bandiera palestinese. All’azione erano presenti due poliziotti, l’hanno bloccato ad assalto compiuto. Un video impressionante. Se i poliziotti avessero o meno buone ragioni per arrestarlo in tempo passato in secondo piano.
L’autore dell’atto criminale, un rifugiato siriano palestinese, venne rimesso in libertà due giorni dopo in attesa del processo. Fu accusato di atti vandalici e furto invece di odio criminale. I giudici decisero il ricovero psichiatrico per avere un responso. Nei mesi di attesa, l’autore dell’attacco, pur con qualche minima restrizione, era di fatto libero. Questa estate, Michael Jacobs, un ebreo olandese, è stato trattenuto dalla polizia per una settimana perché si trovava vicino a manifestanti anti-israeliani con una bandiera di Israele. Un esempio dell’assurdità delle priorità della polizia olandese. In base ai suoi stessi rapporti, afferma di non avere forze sufficienti per affrontare gli spacciatori turchi di eroina- spesso responsabili di atti criminali- che inondano il paese di questa droga. I problemi legati all’antisemitismo non possono essere affrontati in Olanda con la nomina di un Commissario speciale. Un primo passo può essere il cambiamento della legge e la sua applicazione dal potere giudiziario e dalla polizia. Tollerare il male non è sintomo di tolleranza. Nel passato, la pubblicità data ad atti criminali di antisemitismo hanno sortiti effetti opposti. Un esempio riguarda Mohammed Merah, dai genitori fortemente antisemiti, immigrati dall’Algeria, che uccise un insegnante ebreo e tre ragazzini nel 20012 a Tolosa. Dopo questa strage, il numero di crimini antisemiti in Francia crebbe significativamente. Oggi, dopo la crescita dell’attenzione nei confronti del terrorismo di provenienza musulmana nei paesi dell’Europa occidentale, dare rilievo agli atti di antisemitismo sembra ottenere un altro effetto. I governi capiscono che devono reagire, dimostrare solidarietà agli ebrei e prendere iniziative, o, almeno, dare un segnale di volerlo fare.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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