Riprendiamo da ITALIA OGGI del 03/01/2018, a pag.4, con il titolo "Federica Mogherini, ad esempio, è una che, oplà, il velo se lo mette in un batter d'occhio, altro che sventolarlo sul muso degli ayatollah" il commento di Diego Gabutti.
Federica Mogherini velata in Iran con Hassan Rouhani
Non sappiamo, naturalmente, come andrà a finire, anche se difficilmente le manifestazioni in corso nell'Iran dei veri credenti e degli ayatollah atomici finiranno in gloria. Visti e pesati i precedenti, non c'è da farsi grandi illusioni. E già successo, infatti, che il regime sciita, dopo aver finto di consentire il dissenso tollerando per qualche giorno le proteste giovanili e studentesche, si sia innervosito e abbia spazzato via l'intero movimento con un colpo di ramazza (o meglio, con un rovescio di scimitarra). Tutto può succedere, intendiamoci, anche che i pasdaran posino il manganello e si convertano al diritto e alla democrazia, o che il clero khomeinista finisca per ritenere lecito, e forse persino per approvare, il gesto della ragazza che qualche giorno fa, salita su una cassetta, s'è sbarazzata del velo e lo ha sventolato sul muso dei fascisti inturbantati. Può succedere. Perché no? Ma per il momento siamo ancora lontani dalla conversione degli ayatollah al Women's Lib: subito filmata da tutti gli smartphone presenti, e subito postata sui social network, la ragazza è stata anche subito arrestata, e chissà adesso cosa le toccherà subire da parte dei tribunali religiosi. (Stiamo parlando del paese che non ha mai ritirato la fatwa contro Salman Rushdie, colpevole d'aver scritto un romanzo teologicamente sgradito, I versi satanici, uscito nel 1988, in cui Maometto e il diavolo facevano da guest star: la fatwa di Khomeini è il copione originale al quale si sono ispirati, trent'anni dopo, gli assassini che hanno fatto irruzione nella redazione di Charlie Hebdo e ucciso tutti i presenti urlando Allah Akbar). Se l'arresto della ragazza senza velo già la dice lunga su come minacciano di mettersi le cose, un segnale anche peggiore è che comincino a circolare sui canali televisivi di stato storie trucide e inverosimili su poliziotti uccisi da manifestanti armati di fucili, come i guerriglieri di Pancho Villa nei film hollywoodiani. Storie ridicole, ma prese molto sul serio dalle televisioni occidentali, in particolare dalle televisioni italiane, e tra le televisioni italiane, filoiraniane e anche un po' filoislamiste per antica consuetudine, a credere sulla parola alla tivù di stato nazi-islamista è soprattutto da La7, televisione boccalona con un debole per gli ayatollah, quelli iraniani come quelli italiani (Marco Travaglio, Beppe Grillo, Casaleggio jr, Gigetto Di Maio). In primis, come scrive Giuditta's File (and Leaks), la bella newsletter di Daniele Capezzone, queste televisioni sempliciotte, che si bevono (o fingono di bersi) qualsiasi sciocchezza, si sforzano di «derubricare» le manifestazioni (al cui centro, com'è chiaro a tutti, c'è la denuncia e il ripudio del regime clericale e tirannico) «a mera protesta per l'aumento di pane e uova».
Gli studenti, dicono le nostre televisioni, non sono lì, via, perché vogliano la democrazia. Cosa se ne farebbero? (E cosa ce ne facciamo noi, quando potremmo sostituire la democrazia politica laica ma corrotta, che desta le giuste ire d'Associati e conduttori di talk show, con una post democrazia forse un po' autoritaria ma onesta e pia: un Islam digitale i cui ayatollah, se non credono in Allah, credono nell'esistenza degli Ufo e delle sirene)? No, gli studenti iraniani non vogliono la libertà: uccidono poliziotti, assaltano caserme e sparano sulle sentinelle delle basi militari, come assicura la televisione sciita di stato, perché uova e pane costano troppo; per non parlare di quel che costa il formaggio. Talk show e Informazione 5 Stelle (tipo il Corriere, per non far nomi) magari non lo dicono apertamente, anche se poi lo fanno capire con qualche commentino etico a pera lasciato cadere qua e là, ma la colpa di tutto il quarantotto è di Donald Trump, l'infamone di Washington, DC. E lui, l'usurpatore che siede sul trono che spettava a Hillary Clinton e a nessun altro, il sinistro inquilino d'una Casa Bianca politicamente scorretta e bellicosa che riconosce Gerusalemme come capitale d'Israele, che abbassa vilmente le tasse senza chiedere il permesso a Federica Mogherini (una che il velo se lo mette, altro che sventolarlo sul muso dei pasdaràn) e che, invece di compatire il povero Kim Jong-un o d'abbozzare di fronte all'Autorità nazionale palestinese e alle altre potenze islamiste, twitta le sue battute (raramente divertenti, anzi mai, perché Trump fa ridere, ma solo involontariamente) contro gli ayatollah atomici, che vogliono ridurre Israele in cenere, e contro il Dottor Stranamore di Pyongyang, col suo bravo pulsante della fine del mondo sulla scrivania. Tutta colpa di Trump. E lui, col suo esempio e i suoi tweet, a incoraggiare le manifestazioni annate contro il rincaro delle patate a Teheran e a Qom, città sante sconsacrate dalle ragazze a capo scoperto. Barack Obama, lui sì che avrebbe abbozzato, ai bei tempi, di fronte ai missili nucleari nordcoreani e che, invece d'elogiare la ragazza senza velo, avrebbe steso un velo pietoso sul Gran khanato nordcoreano, sul regime iraniano, sull'Isis e su Cuba!
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