IC7 - Il commento di Riccardo Ghezzi
Dal 24 al 30 dicembre 2017
GERUSALEMME CAPITALE DI ISRAELE E’ UNA GARANZIA PER TUTTI
L’annuncio del presidente statunitense Donald Trump, che lo scorso 6 dicembre ha riconosciuto Gerusalemme capitale di Israele, è arrivato in un momento delicato ma anche interessante dello scenario geopolitico mediorientale. Com’era prevedibile, la decisione di Trump ha scatenato lunghi dibattiti e polemiche che, a più di venti giorni di distanza, ancora non si sono placate. C’è chi ha ipotizzato pericoli per l’incolumità di Israele e degli israeliani, come se prima non ve ne fossero e come se una qualsiasi rivolta palestinese costituisse un evento imprevisto e imprevedibile per il sistema di difesa e sicurezza dello Stato ebraico (definizione giornalistica che, in questo articolo, smentiremo parzialmente): va ricordata, a questo proposito, la rivolta per i metal detector di appena tre mesi fa; chi invece ha paventato rotture di assi ormai costituiti, come il fronte sunnita anti-iraniano che fa capo all’Arabia Saudita, come se davvero a Riad interessasse la sorte di Gerusalemme e dei palestinesi (si sa che da almeno un decennio la questione palestinese non infiamma più il mondo arabo) a tal punto da smettere di concentrarsi sul nemico iraniano, che per la monarchia saudita rappresenta un pericolo imminente. Ipotesi fantasiose, pure troppo per dare per scontata la buona fede senza avanzare sospetti sul solito gioco politico delle parti. Trump è da contestare in quanto tale, anche se riconosce l’ovvio (Gerusalemme capitale di Israele) e mantiene una promessa data in campagna elettorale: il conseguente spostamento dell’Ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme. Ci vorranno anni per l’effettivo spostamento, ma soltanto per sbloccare l’iter gli Usa ne hanno già aspettati ben 22. Risale infatti al 1995 la decisione di spostare l’Ambasciata, sempre rimandata dai vari presidenti in carica (prima Clinton, poi Bush figlio, infine Obama. Trump, semplicemente, ha rotto gli indugi). In tutto questo, forse ci si è dimenticati di soffermarsi sull’aspetto più importante: il reale significato di Gerusalemme capitale di Israele dal punto di vista religioso e soprattutto della libertà di culto e dei diritti civili. E’ noto che la capitale di Israele sia conosciuta come città sacra per le tre principali religioni monoteiste: ebraismo, certo, ma anche cristianesimo e Islam, pur con diverse sfumature e polemiche che coinvolgono persino la storia e l’archeologia. Lasciamole da parte. E’ un errore, commesso da troppi, scambiare il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele come un riconoscimento religioso, dandogli il significato di “città sacra dell’ebraismo”. Così non è, anche se gli ebrei possono a buon diritto rivendicare i loro diritti millenari sulla città e avrebbero la storia (e l’archeologia) dalla loro parte. I legami tra Israele ed ebrei ed Israele ed ebraismo sono evidenti, tanto da rendere quasi automatico il collegamento, ma è pur vero che Israele sia un paese multireligioso che garantisce libertà di culto a tutti. Un fiore all’occhiello in Medio Oriente, da questo e altri punti di vista. Il fatto che Gerusalemme sia la capitale di Israele non la rende automaticamente la città santa solo degli ebrei. Anzi, proprio in quanto città israeliana e capitale di Israele costituisce una garanzia per tutti i culti che la contendono. Nei diciannove anni in cui la cosiddetta Gerusalemme est è stata sotto dominio giordano, fino al 1967, gli ebrei non potevano pregare davanti al Kotel, il Muro del Pianto. La riunificazione di Gerusalemme avvenuta in seguito alla Guerra dei Sei Giorni non rappresenta quindi una conquista, ma semmai una liberazione. Oggi nella capitale di Israele pregano ebrei, musulmani e cristiani. Liberamente. E così sarà finché Gerusalemme sarà la capitale di Israele. Si spera per sempre. E’ l’unica vera e ragionevole condizione per avviare trattative di pace tra israeliani e palestinesi: si deve partire da qui, da Gerusalemme capitale di Israele, e su questo Trump ha visto giusto.
Riccardo Ghezzi
dirige www.linformale.it