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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
31.12.2017 La lezione di Israele
Commento di Beppe Severgnini

Testata: Corriere della Sera
Data: 31 dicembre 2017
Pagina: 31
Autore: Beppe Severgini
Titolo: «Rispetto e Progetto: la lezione di Israele»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 31/12/2017, a pag.31 con il titolo " Rispetto e Progetto: la lezione di Israele " il commento di Beppe Severgnini

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Beppe Severgini

Provate a rispondere a queste domande.
(a) Solo due dei quattro evangelisti sono stati testimoni oculari della vicenda umana di Gesù Cristo: quali?
(b) Disponete, da nord a sud, queste tre regioni Samaria, Giudea, Galilea
(c) Il Monte delle Beatitudini si trova nei pressi di Cafamao, vicino a Gerusalemme o nel Sinai?
Posso sbagliarmi, ma temo che molti tireranno a indovinare: sebbene siano battezzati e si professino cristiani. Scrivo al termine di una tiepida giornata di Shabbat a Tel Aviv, dove ho visto più bambini in sette ore che in Italia in una settimana. Sono arrivato in Israele per il matrimonio, oggi a Gerusalemme, di una giovane e brava collega, che mi ha aiutato, prima in televisione e poi a «7-Corriere». E sempre affascinante tomare qui.
Se si resiste alla tentazione di offrire soluzioni semplicistiche a problemi complicatissimi — lasciatele fare a Donald Trump, certe cose — Israele offre spunti continui.
Ne scelgo uno: una nazione ha bisogno di un progetto. Quello di Israele è chiaro, qualunque cosa ne pensiate; e aiuta chi arriva. Il 56% della popolazione attuale viene da altri Paesi: eppure si sente parte di qualcosa che va avanti. Nonostante le differenze etniche; nonostante le divisioni politiche e religiose; nonostante le divergenze di opinioni (sugli insediamenti, sui territori palestinesi).
Basta l'ebraismo a spiegare tutto? Non credo. Il nostro Davide Frattini, in questi anni, ci ha aiutato a capire Israele. Così, prima di lui, hanno fatto Lorenzo Cremonesi e altri.
Io non sono un esperto come loro: ho solo all'attivo molte letture e qualche viaggio. La prima volta, nel 1988. Mi spedì qui Indro Montanelli, e mi affidò a Dan Vittorio Segre (motivazione: «Ci sono posti che ogni giovane giornalista deve conoscere. Almeno evita di scrivere stupidaggini).
Trent'anni dopo, mi limito a una considerazione comparativa. Quello che colpisce, in Italia, è la mancanza di un'idea: cosa vogliamo diventare? Una nazione che chiede ai nuovi arrivati, insieme al rispetto delle regole, la conoscenza della storia e il rispetto delle tradizioni (come fanno Israele, il Regno Unito, gli Usa)?
Una comunità consapevole che una religione non può pretendere l'esclusiva, ma in duemila anni segna il carattere e la visione del mondo?
Se così fosse, impegniamoci. Per ottenere rispetto dagli altri, occorre averne di noi stessi. A proposito. Le risposte alle domande iniziali (a) Matteo e Giovanni (b) Galilea, Samaria, Giudea (c) Vicino a Cafarnao, sul lago di Tiberiade: è alto solo 150 metri.

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lettere@corriere.it

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