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La Nazione Rassegna Stampa
28.12.2017 Céline, le opere antisemite: non è letteratura ma propaganda contro gli ebrei
Cronaca di Giovanni Serafini

Testata: La Nazione
Data: 28 dicembre 2017
Pagina: 25
Autore: Giovanni Serafini
Titolo: «Céline, tornano le opere antisemite»

Riprndiamo dalla NAZIONE di oggi, 28/12/2017, a pag.25, con il titolo "Céline, tornano le opere antisemite" l'intervista di Giovanni Serafini all'avvocato della vedova di L.F.Céline, in occasione dell'uscita dall'editore Gallimard delle opere antisemite.

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L.F.Céline

Quella di Céline è una storia senza fine, a cominciare dalla su decisione di non rieditare i libri antisemiti. Serafini prede per buona la decisione, anche se avrebbe dovuto scrivere che fu dettata unicamente dalla preoccupazione dell'autore di far dimenticare la militnza nazista.
L'intervista all'avvocato della vedova ed esecutore testamentario è quanto di più prevedibile, come chiedere all'oste se il vino è buono.
Se Cèline non fosse riuscitoa nascondersi e poi a fuggire sarebbe stato fucilato come avvenne per altri collaborazionisti.
Può l'intelligenza giustificare una mente criminale? Noi crediamo di no. La sua propaganda aiutò Hitler, come avvenne anche per altri intellettual collaborazionisti  come Ezra Pound, che se la cavò dopo essere stato condannato a qualche anno di manicomio.
L'intervista di Serafini è sbilanciata in favore della tesi "i libri di Céline sono opere letterarie", avvocato e vedova dissero. Ma rivederli ripubblicati da una grande casa editrice significa privarli di quell'odore nauseabondo che hanno sempre emanato. 

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L'annuncio  ha avuto l'effetto di una bomba nel mondo dell'editoria francese: Lucette Destouches, vedova di Louis-Ferdinand Céline, ha deciso di autorizzare la ripubblicazione delle opere antisemite dello scrittore, quei pamphlet che lo stesso autore aveva deciso di chiudere in un cassetto dopo le polemiche esplose a seguito della loro diffusione fra il 1937 e il 1941. Non si sa ancora quando "Bagatelle per un massacro", "La scuola dei cadaveri" e "La bella rogna" torneranno in libreria per i tipi Gallimard: quel che è certo è che l'intellighenzia transalpina e i militanti della Fondazione per la memoria della Shoah sono scesi sul piede di guerra. «Impediremo la pubblicazione di questi libelli irresponsabili», tuona l'avvocato Serge Klarsfeld, difensore della causa ebraica e cacciatore di nazisti.
Il dibattito è rovente: ne parliamo con l'avvocato e scrittore François Gibault, 85 anni, biografo ed esecutore testamentario di Céline. Mi riceve nel suo appartamento parigino pieno di quadri, libri, autografi in vetrina, fotografie, testimonianze del passato. Tutte le imposte sono chiuse. Su un tavolino troneggia il calco della mano di Céline realizzato il giorno stesso della morte, il primo luglio 1961. Che cosa ha spinto Lucette Destouches a prendere una decisione che va nel senso opposto rispetto alle disposizioni lasciate dal marito? «Non vuole che continui questa assurda censura contro le opere di Céline. Assurda perché i testi in questione sono reperibili dappertutto, su Internet, dai bouquinistes, in edizioni straniere, il più delle volte senza apparato critico, senza note, senza spiegazioni. Ecco, Lucette vuole che siano conosciute e lette con cognizione di causa». La vedova di Céline ha compiuto 105 anni. E' ancora lucida? «Lucidissima, pienamente padrona di sé. È una donna formidabile, una persona che sta bene, che non ha malattie fisiche o mentali. L'ho conosciuta nel 1962: è una combattente, una Giovanna d'Arco che chiede sia resa giustizia a suo marito, l'unico grande scrittore che con Proust ha dominato il Ventesimo secolo». Peccato che sulla sua opera pesi la macchia nera dell' antisemitismo. «Quel che conta è la letteratura, il resto è un falso problema. Anche Voltaire, Lovecraft, Cioran e tanti altri erano antisemiti: il loro genio rimane intatto. E Caravaggio? Il fatto che sia stato un perverso, un assassino, toglie qualcosa alla grandezza dei suoi quadri? Finiamola con queste ipocrisie. Leggiamo le opere per quello che valgono, senza estrapolarle dal contesto storico: che l'autore del "Viaggio al termine della notte" e "Morte a credito" possa dare fastidio 56 anni dopo la morte è veramente assurdo!» Non trova che sia una provocazione rimettere in circolazione libri che descrivono gli ebrei come un pericolo per l'umanità? «Ripeto, questi libri sono comunque già in circolazione. E sono interessanti anche dal punto di vista
letterario. Perché non leggerli? Sono sicuro che molti diranno: beh, tutto qui l'antisemitismo di cui tanto si è parlato? C'è in Céline un aspetto delirante, visionario, apocalittico, che nasce delle terribili vicende belliche vissute dall'uomo; la letteratura le ha trasfigurate rendendole inoffensive. Queste opere non meritano di restare all'indice». L'avvocato Klarsfeld ha detto che farà tutto il possibile per impedime la pubblicazione. «Non potrà far niente. Nessuna legge può impedire la ripubblicazione. Quella di Klarsfeld è una protesta simbolica. Credete forse che un editore come Gallimard si muova senza consultare gli avvocati?». C'è una maledizione che grava su Céline? «C'è stata. Non gli si è perdonato che considerasse il comunismo più pericoloso del fascismo e che vedesse nella Germania un baluardo contro l'invasione bolscevica. Lui era un anarchico di destra e al tempo stesso un uomo d'ordine. Non metteva bombe, non uccideva, non complottava. Era uno scrittore». Con un carattere infernale... «Ah, questo sì. Era bello, elegante, colto, aveva un grande successo con le donne, ma aveva un carattere insopportabile e la sua libertà di pensiero faceva paura. Oggi pero è in piena luce in molti paesi, in Italia per esempio. Soltanto la Francia vorrebbe tenerlo nell'ombra». Come conobbe Lucette Destouches, la sua terza e ultima moglie?  «A Céline piacevano le ballerine e un giorno un suo amico, il pittore Eugène Paul, lo portò ad assistere a una lezione al conservatorio di danza. Lucette era giovanissima, Céline aveva vent'anni più di lei. Fu un colpo di fulmine. Andarono a vivere insieme e parecchio tempo dopo si sposarono. E stato un amore fusionale. Lucette gli è rimasta accanto e lo ha protetto e difeso nei momenti più difficili»

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