Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/12/2017 a pag.12, con il titolo " Sotto accusa anche la moglie del ricercatore iraniano" che adesso vive in Svezia con i figli.
Silenzio assoluto dalle istituzioni europee e italiane, dalle Ong umanitarie, da quasi tutti i media, cartacei e televisivi. C'è di mezzo l'Iran, che diamine!
Ahmadreza Djalali con la moglie
Adesso sotto accusa c’è anche lei, la moglie Vida Meharannia. Il procuratore di Teheran Abbas Jafari Dolatabadi ha informato i media iraniani che è stata confermata la condanna a morte di Ahmadreza Djalali, 46 anni, ricercatore di Medicina dei disastri a Novara e a Stoccolma. Nello specificare le accuse di spionaggio a carico dello scienziato, il procuratore questa volta ha detto che anche la moglie ha collaborato all’organizzazione atomica iraniana. «Io sono stata un’analista chimica e ho lavorato nel campo delle acque minerali. C’è una documentazione che lo prova» controbatte lei da Stoccolma dove vive con i figli Amitis e Ariou. Al momento dell’arresto, il 25 aprile 2016, la famiglia si era appena trasferita in Svezia dopo tre anni di lavoro al centro di Medicina dei disastri dell’Università del Piemonte Orientale. Il procuratore di Teheran ha anche sottolineato che Djalali è accusato di aver ottenuto 28 mila euro e un visto per la Svezia in cambio delle sua attività di spionaggio per il Mossad con cui avrebbe avuto otto incontri (nella precedente dichiarazione erano stati 50): «Sono bugie e non hanno una sola prova - ribatte la moglie Vida -. Abbiamo ottenuto i permessi di ingresso in Svezia in modo regolare».
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