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Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.12.2017 Tsunami nel mondo arabo
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 dicembre 2017
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Tsunami nel mondo arabo»

Tsunami nel mondo arabo
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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Un'intervista in cui ho detto la verità agli arabi nella loro lingua, ha causato un vero e proprio tsunami.
 Il programma più popolare sul canale al Jazeera del Qatar è un dibattito settimanale trasmesso il martedì alle 21:00, intitolato “La direzione opposta”, in cui due persone con punti di vista diametralmente opposti su un problema politico di attualità, si scontrano l'una con l'altra.
Il conduttore, Faisal al-Qassem, un druso siriano, cerca di riscaldare l'atmosfera in modo da indurre i suoi ospiti a provocarsi a vicenda. Ci sono stati casi in cui sono arrivati persino all’aggressione fisica, altre volte invece i partecipanti si trovano in Paesi diversi e le loro opinioni vengono trasmesse in diretta via satellite.
Il programma è prodotto da una emittente televisiva indipendente di proprietà di al-Qassem, non da Al Jazeera , a cui viene venduto per la diffusione.
È lui che sceglie i partecipanti e modifica il programma come vuole - e se a volte vengono fatte affermazioni non in linea con Al Jazeera , la giustificazione è: “ sono altre opinioni.”
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Sono stato invitato a partecipare al programma trasmesso il 12 dicembre, il cui tema verteva sulla dichiarazione del Presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, un atto condannato in tutto il mondo arabo e islamico. Ciò non sorprende dal momento che la dichiarazione garantisce il riconoscimento internazionale al Paese che la maggior parte degli arabi e dei musulmani vorrebbe vedere cancellato dalla faccia della terra.
Nell’intervista, ho dichiarato che il mio popolo, gli ebrei, i monoteisti che adorano l'Unico e Solo Creatore, erano stati per 3000 anni a Gerusalemme, dichiarandola loro capitale, mentre gli antenati dei musulmani bevevano ancora vino e alcolici, seppellivano vive le loro figlie e adoravano gli idoli.
Più tardi, quando il moderatore mi chiese se non fossi preoccupato per l'effetto della dichiarazione di Trump sulla possibilità di un processo di pace, gli risposi che il mondo arabo non ha la minima idea di cosa sia la pace, perché è intensamente impregnato di sangue, sudore e lacrime per le guerre fratricide che avvengono tra le sue stesse fila: tra sciiti e sunniti, contro diverse entità arabe (i curdi, per esempio), e tra tribù in Libia e Yemen.
Per prima cosa, cominciate ad intraprendere un processo di pace tra di voi, ho suggerito, e solo quando ciò sarà avvenuto, noi potremo prendere in considerazione di discutere di un processo di pace con voi.
Ciò che ha maggiormente infastidito i telespettatori è stato quando ho preso un versetto del Corano che dice "Voi (i musulmani), siete la migliore nazione dell'umanità" e ho cambiato una parola, dicendo: "Voi (i musulmani) siete la peggiore nazione dell'umanità".
E ho continuato: "Chi vuole parlare con voi? Il mondo arabo è un fallimento, impregnato di sangue, sudore e lacrime".
L'altro ospite, lo sceicco Abed Al-Rachman Koki, un islamista siriano le cui opinioni stanno tra Hamas e al Qaeda, ha manifestato una profonda ignoranza sul tema della storia della Terra di Israele e del popolo ebraico.
Fin dal mattino successivo alla trasmissione, i media arabi si sono scatenati sul fatto che ero stato invitato al programma e su quano avevo detto. Ci sono stati decine di articoli sui giornali e sui siti web, infiniti commenti sulle trasmissioni dei media, migliaia di post su Facebook e Twitter, alcuni mi hanno dato ragione, ma la maggior parte ha espresso la propria rabbia nei miei confronti per quanto avevo detto, ad al Jazeera per averle trasmesse e a Faisal al-Qassem per avermi invitato. Il giornale Al Khaleej, diffuso nell'area del Golfo Persico, pubblicava un articolo di Abdallah Al-Savitchi, intitolato: "Oh, al Jazeera, siamo veramente la nazione peggiore?" in cui attaccava il moderatore, Faisal al-Qassem, per aver favorito l'israeliano rispetto all'ospite musulmano.
Potrebbe avere ragione, dato che una delle domande che Al-Kassem aveva chiesto allo sceicco era molo chiara: "Allora, cosa stai facendo per liberare Gerusalemme? Lancio di missili Twitter? Bombe di Facebook?”
Nel programma venivano inframmezzati spezzoni di filmati tratti dai discorsi pronunciati dal leader arabo fanaticamente anti-israeliano, Hassan Nasrallah, che aveva manifestato il proprio contrapposto entusiasmo in merito all'intervento di Hezbollah in Siria, ma con dei toni pacati quando parlava di Israele.
Aveva chiesto di usare ogni tipo di arma contro le forze ribelli siriane, ma quando si trattò di Israele, aveva chiesto di usare i social media.
Uno dei pochi che aveva approvato le mie opinioni, ha twittato: "Quel figlio di brava donna israeliano dice bene, siamo sicuramente persone molto problematiche".
Un altro ha scritto che "la violenza e il massacro che ci hanno contagiato in nome dell'islam (leggi ISIS) sono il nostro problema, non Israele".
Questa, tuttavia, è l'eccezione, non la regola. I media arabi sono pieni di messaggi di opposto tenore e qualcuno, probabilmente un arabo palestinese, mi ha inviato il seguente messaggio su Facebook: “Sei davvero un ricercatore nel campo del mondo arabo e islamico? Penso che questo sia un po’ troppo, e credo che tu sia in realtà una spregevole spia che si guadagna da vivere a spese di coloro che soffrono nella regione. Il comportamento degli ebrei tra le nazioni del mondo non è cambiato. L’ebreo è ancora un opportunista, bugiardo e vigliacco, che assume una falsa maschera di giustizia e imbroglia tutti. L'ebreo ama il denaro e rinuncia alla propria vita, all'onore e a tutto ciò che ha per ottenerlo. Stanne certo, Mordechai, che la tua presenza in terra palestinese è temporanea,dovrai abbandonarla, è inevitabile secondo alle leggi della fisica,  è solo dovuta ai Crociati, di cui hai servito gli interessi. Ci sei solo in funzione di questo periodo storico, poi sparirai, anche tu lo sai. … Sappi bene, Mordechai, che la maledizione di Allah ti seguirà insieme a quelle di tutta l'umanità. Ogni Paese del mondo ti odia, tutti provano repulsione nei tuoi confronti e sperano di vederti eliminato il prima possibile, perché ti conoscono bene, malgrado oggi ti seguano e siano per ora d'accordo con te. La tua politica eretica e le menzognere affermazioni di proprietà sulla Palestina sono la continuazione della tua eresia religiosa (quando hai respinto Maometto). Non hai avuto una vera esistenza nel passato e quindi non ne avrai nessuna in futuro. E se scommetti sui regimi arabi e sul loro ruolo nel rafforzare la tua presenza in Palestina, ti stai appoggiando a un bastone sottile che ti farà cadere, stanne certo. Sai benissimo che il tuo vero nemico non è il mondo arabo ma i palestinesi, sono la tua maledizione eterna, quella che ti seguirà per centinaia di anni fino al Giorno del Giudizio. Vergognati, Mordechai, perché sei ebreo ".
Altri accusano Faisal al-Qassem di tradire le nazioni arabe per aver permesso ai sionisti di lanciare il loro veleno contro il mondo islamico e arabo, e altri sono convinti che al Jazeera sia gestita e finanziata nientemeno che dal Mossad israeliano.
Le cose sono in realtà ancora più complicate. Mi è stato detto da fonti attendibili di al Jazeera che c'era una forte opposizione al mandare in onda il programma, la principale opposizione proveniva dal direttore capo Jamal Rian, che è anche il responsabile editoriale. È un arabo palestinese di 64 anni nato a Tul Karem, cresciuto in Giordania e si dice che sia stato attivo nei Fratelli Musulmani, ragione per cui Re Hussein lo ha bandito dalla Giordania. Rian è andato in Qatar, è stato membro del gruppo che ha fondato al Jazeera ed è stato il primo a fare una trasmissione nel novembre 1996, quando il canale è andato in onda per la prima volta.
Jamal Rian mi aveva intervistato nel notiziario che aveva condotto il 1° luglio del 2008, giorno della vigilia del Jerusalem Day. Aveva chiesto la mia opinione sui cantieri di costruzione israeliani a Gerusalemme. Allora abbiamo discusso sui diritti degli ebrei di costruire nella città che è stata la loro capitale per 3000 anni - quando, come gli dissi, gli antenati dei musulmani bevevano il vino proibito dall'Islam, seppellivano vive le loro figlie e adoravano gli idoli. Non mi ha mai più invitato e sembra che non voglia più vedermi su al Jazeera . Ciò spiega la sua opposizione alla mia apparizione nel programma di al-Qassem, ma, come ho detto prima, quel programma è prodotto in uno studio televisivo autonomo gestito da Al-Kassem, che ha insistito per trasmettere lo spettacolo senza modifiche.
La reazione dei media non si è ancora attenuata e, come risultato, sono giunto a una conclusione chiara: Israele deve trovare persone che parlino correntemente l'arabo e che siano bene informate sulla storia, sulla cultura araba e l’Islam - persone abbastanza sicure da poter sostenere il loro punto di vista – che possano affrontare i media arabi e il pubblico sul loro terreno.
Se Israele vuole essere accettato in Medio Oriente, deve irradiare potere, fermezza e conoscenza, perché questo è ciò che il Medio Oriente rispetta e capisce.
Qualcuno disposto ad abbandonare la propria casa, la terra e i diritti nel Medio Oriente è visto come un debole, degno di essere cacciato direttamente nel dimenticatoio. Se Israele vuole vivere in pace con i suoi vicini, deve irradiare una ferma convinzione nella giustizia della sua causa ovunque il pubblico arabo possa ascoltarlo. Solo allora guadagnerà rispetto e sarà lasciato in pace.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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