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Il Foglio-Libero Rassegna Stampa
22.12.2017 Voto Onu: il governo Gentiloni si schiera con i palestinesi
Editoriale del Foglio, cronaca coraggiosa di Fausto Carioti

Testata:Il Foglio-Libero
Autore: Editoriale del Foglio-Fausto Carioti
Titolo: «Jihad diplomatico contro Israele-L'Italia entra nella lista nera degli Stati Uniti»

Riprendiamo l'editoriale dal FOGLIO di oggi, 22/12/2017, a pag.3 e la cronaca da LIBERO a pag.11, che si distinguono dalla cautela con la quale i nostri giornali descrivono il voto anti Trump e anti Israele dell'Onu. Oltre ai due pezzi in questa pagina,  unica, coraggiosa  eccezione, Fiamma Nirenstein.

Il Foglio-Editoriale: "Jihad diplomatico contro Israele"

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Il voto Onu contro Trump e Israele

E' con 128 voti a favore e soltanto 9 contrari che l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato ieri la risoluzione di condanna della decisione americana di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e spostare lì la sua ambasciata. Non si tratta soltanto di un voto clamoroso contro l'America. E' soprattutto jihad diplomatico contro Israele. Il mondo, in sessione plenaria, sta dicendo al piccolo Davide asserragliato in medio oriente: "Oggi disconosciamo i legami fra il popolo ebraico e Gerusalemme". Hanno votato contro la risoluzione Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, Togo e ovviamente Israele e Stati Uniti. Contro, tutti i principali paesi Ue, a partire da Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Tra i 35 astenuti ci sono Australia, Canada, Argentina, Polonia, Romania, Filippine e Colombia. Alla prova dei fatti, nel momento critico, l'Europa ha votato contro il suo più solido e autentico alleato in una regione caotica e centrale non soltanto per la nostra sicurezza, ma anche per i nostri valori. Gerusalemme è la culla del monoteismo giudeo-cristiano che in Israele si è inverato nella storia. L'Onu sta dichiarando fake quella storia. Questo voto, infatti, è soltanto l'ultimo di una serie che nelle sedi internazionali fa tabula rasa dei legami fra la città santa e il popolo d'Israele e il suo stato, definito ormai d'abitudine "potenza occupante". La convocazione dell'Assemblea generale è stata richiesta da Turchia e Yemen, a seguito del veto posto dagli Stati Uniti a una risoluzione simile proposta dall'Egitto al Consiglio di sicurezza. Turchia e Yemen: uno stato sulla strada della dittatura e uno stato fallito, dove si uccidono i presidenti. A questo si è ridotto l'Onu? La dignità è stata salvata dall'intervento dell'ambasciatrice Usa all'Onu, Nikid Haley: "L'America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme. Nessun voto alle Nazioni Unite farà la differenza. Ma questo è un voto che gli Stati Uniti ricorderanno". Poco prima il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva definito l'Onu "la casa delle bugie". I paesi occidentali che hanno votato questa risoluzione hanno compiuto un tradimento della civiltà e della democrazia che soltanto in Israele sono fiorite in quella parte di mondo. Non solo. Nel tempo del jihad fisico e culturale si tratta di un tentativo di placare l'internazionale islamista dandole in pasto lo stato ebraico. Israele si saprà difendere, con le unghie, i denti e le parole, adesso che da nord a sud ai suoi confini si stringe la tenaglia del terrore finanziato dall'Iran e dalla galassia jihadista. Ma oggi è un giorno triste. Un giorno di abbandono di un nostro alleato. Il più in pericolo. Il più prezioso.

Libero-Fausto Carioti:"L'Italia entra nella lista nera degli Stati Uniti"

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Anche noi ce ne ricorderemo

Da una parte Israele e gli Usa di Donald Trump. Dall'altra i palestinesi, i Paesi islamici e i loro tanti amici sparsi per il mondo. L'Italia e gran parte degli Stati europei hanno scelto di schierarsi al fianco dei secondi, contro i primi. L'assemblea delle Nazioni Unite ha approvato a larghissima maggioranza (128 voti contro 9) la risoluzione, scritta da Yemen e Turchia, che condanna la decisione di trasferire da Tel Aviv a Gerusalemme l'ambasciata statunitense, scelta che equivale a riconoscere la citta del Tempio come capitale di Israele. La votazione di ieri in pratica non cambia nulla, gli Stati Uniti tirano dritto. Ma lo strappo politico tra le due sponde dell'Atlantico non ha precedenti e Trump ha assicurato che ci saranno conseguenze. "Non ci dimenticheremo di questo voto", ha ribadito Nikki Haley, ambasciatrice statunitense all'Onu. Proprio lei, due giorni fa, aveva riportato in un tweet ciò che lo stesso presidente le aveva detto: "Lasciamo che votino contro di noi, risparmieremo un sacco di soldi". Awertimento che vale innanzitutto per i Paesi arabi e musulmani foraggiati da Washington. Sui giornali americani e israeliani c'è già la lista dei beneficiati che hanno votato contro gli Stati Uniti e adesso rischiano il taglio dei fondi: l'Afghanistan, che ogni anno riceve aiuti per 4,7 miliardi di dollari, l'Egitto (1,5 miliardi), l'Iraq (1,1 miliardi), la Giordania, il Pakistan e così via. Spese che ora Trump ha ottimi motivi per ridurre o eliminare, al pari dei finanziamenti che il suo Paese versa alle Nazioni Unite. La lista nera, però, non finisce qui. La Haley era stata molto chiara: "Prenderemo nota di ogni singolo voto. Ci segneremo i nomi". Significa che in quell'elenco c'è anche l'Italia. I Paesi europei sono vulnerabili e noi più degli altri. Non riceveremo aiuti cash come l'Afghanistan, ma dobbiamo agli Stati Uniti la protezione che ci garantiscono tramite la Nato, nei cui confronti siamo inadempienti cronici. Gli accordi con Washington prevedono infatti che ogni Paese dell'alleanza investa in uomini e attrezzature militari due punti di Pil, che per l'Italia significano 33 miliardi di euro l'anno; ne spendiamo, invece, poco più della metà. In Europa solo Grecia, Estonia, Polonia e Regno Unito rispettano questa intesa. Trump è stufo di pagare per gli altri e lo ha spiegato a quattr'occhi allo stesso Paolo Gentiloni durante l'incontro che i due, ad aprile, hanno avuto alla Casa Bianca. E, dopo quello che è successo ieri, il presidente americano non ha più motivi per essere benevolo con noi: la differenza, a carico del contribuente italiano, ammonta a 16 miliardi di euro l'anno. L'appoggio degli Stati Uniti è fondamentale anche dal punto di vista logistico. L'ultimo esempio è di questi giorni all'interno della missione euro-africana gestita dai francesi, l'Italia sta per inviare 470 soldati e 150 mezzi in Niger. Siccome i Paesi europei non hanno gli apparecchi per organizzare il trasporto aereo, i nostri saranno costretti ad una rischiosa traversata lunga 2.400 chilometri nel deserto del Niger. Senza lo zio Sam, insomma, i Paesi Ue non riescono nemmeno a fare come si deve un'operazione a sud della Libia. Ciò nonostante, hanno appena scelto di ignorare gli avvertimenti di Trump. Dal cui esercito, a questo punto, sarebbe ingenuo pretendere quell' aiuto che in Africa ci risolverebbe tanti problemi. Per la cronaca, la risoluzione secondo cui la decisione statunitense su Gerusalemme "è nulla, priva di validità e deve essere revocata" è stata votata da ben 22 membri della Ue. Tra questi, oltre all'Italia, figurano Francia, Germania e Regno Unito. Trentacinque delegazioni, in seguito alle pressioni esercitate dalla Casa Bianca, hanno scelto invece di astenersi, incluse quelle di Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Canada e Australia. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha accusato l'Onu di essere "la casa delle bugie". Per il suo ambasciatore, Danny Danon, il voto di ieri "finirà nel secchio della spazzatura della storia". Rivolgendosi agli Stati che avevano appena votato in favore della risoluzione, il diplomatico ha aggiunto: "Siete marionette manovrate dal burattinaio palestinese".

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