Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/12/2017, a pag.12, con il titolo "Gerusalemme, Trump all'Onu 'via i fondi a chi vota contro di noi' la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Meno male che alla Casa Bianca c'è Donald Trump, le parole pronunciate all'Onu da Nikki Haley ricordano come deve comportarsi una vera democrazia. Anche l'Italia dovrà scegliere oggi con chi schierarsi, con l'America o con i nemici di Israele, come ha fatto nell'ultima votazione. Il nostro governo dimostrerà se è diretto da dei quaqquaraqquà o da persone che mantengono la parola. Renzi disse "mai più", dopo il caso Unesco, quando l'Italia si schierò con le dittature islamiche e le democrazie suicide. Un "mai più" che invece è tornato a essere un "ancora!".
Ecco la cronaca di Mastrolilli:
Paolo Mastrolilli Nikki Haley
Prenderemo i nomi». «La minaccia dell'ambasciatrice americana Nikki Haley, diretta contro i Paesi che oggi voteranno in Assemblea generale a favore della risoluzione che boccia il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, sta scuotendo l'Onu. Diplomatici di lungo corso raccontano di non aver mai visto prima un atteggiamento cosi abrasivo, che però ieri mattina è stato appoggiato dallo stesso Trump: «Questi Paesi prima ci chiedono milioni, anche miliardi di dollari, e poi ci voltano le spalle».
Quale ordine avranno dato per la votazione di oggi?
Sullo sfondo c'è il sospetto che Haley prenda queste posizioni non solo per soddisfare il presidente, ma anche per preparare la sua candidatura alla Casa Bianca. Quando lunedì il Consiglio di Sicurezza aveva votato la risoluzione proposta dall'Egitto per bocciare la decisione di Trump su Gerusalemme, gli Usa si erano trovati completamente isolati. Anche la Gran Bretagna e l'Ucraina, oltre all'Italia, avevano votato contro Washington, e Haley aveva dovuto usare il veto per bloccare il provvedimento.
Dietro le quinte, durante la riunione a porte chiuse del Consiglio, Nikki era stata ancora più dura, attaccando direttamente i colleghi ambasciatori: «Lo prendiamo come un fatto personale. E un insulto che non sarà dimenticato. Vi consideriamo tutti responsabili».
Oggi pomeriggio, su richiesta della Turchia e dello Yemen, lo stesso testo verrà discusso e votato in Assemblea generale. La risoluzione non cita gli Usa, ma sostiene che il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele è illegale, perché la città era stata occupata durante la guerra del 1967 e il suo status finale dovrebbe essere deciso nell'ambito del negoziato di pace.
La risoluzione in Assemblea non ha il valore legale del Consiglio, ma un forte peso politico. Haley quindi ha inviato una lettera ai colleghi ambasciatori, che rasenta il tono minatorio: «Mentre considerate il vostro voto, vi incoraggio a tenere presente che il presidente e gli Stati Uniti lo prenderanno come un fatto personale».
Quindi ha spiegato che la decisione di Trump «non ha effetto sui negoziati riguardo lo status finale». Su Twitter, poi, ha ribadito l'avvertimento: «Ci segneremo i nomi». La lista sarà lunga, perché quasi tutti i 193 Paesi membri dell'Assemblea appoggeranno la risoluzione, inclusa l'Italia.
Ieri però il capo della Casa Bianca ha confermato la linea dell'ambasciatrice, aggiungendo la minaccia di togliere gli aiuti economici a chi tradirà Washington: «Prima ci chiedono miliardi di dollari, e poi ci votano contro. Lasciateli fare, risparmieremo un sacco di soldi».
II messaggio immediato era diretto all'Egitto, che ha promosso la risoluzione, ma non solo. Sullo sfondo, poi, c'è il sospetto che Haley prenda queste posizioni pensando alla sua probabile candidatura futura alla Casa Bianca, più che alle relazioni internazionali. Così come aveva fatto quando aveva sfidato Trump, dicendo che le donne che lo accusano di molestie devono essere ascoltate. La posizione su Gerusalemme, infatti, l'aiuta con la base degli evangelici, mentre quella sugli abusi le serve a non alienarsi l'elettorato femminile.
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